Cultura & Società

MEDIA: RADIO EUROPEE IN VATICANO. MONS. CELLI, «UN FUTURO ENTUSIASMANTE»

La Radio ha sempre rappresentato “un mezzo di comunicazione chiave nella vita della Chiesa”. E “non ci sono dubbi che ha oggi davanti a sé un futuro entusiasmante nel contesto degli straordinari sviluppi che stanno emergendo nei cosiddetti new media”. Con queste parole cariche di ottimismo mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, ha aperto oggi a Roma la XVII Assemblea delle Radio dell’Unione Europea di Radiodiffusione (UER-EBU) che raggruppa 75 emittenti radiotelevisive del servizio pubblico operanti in 56 paesi d’Europa e del bacino del Mediterraneo. E’ la Radio Vaticana, membro attivo e tra i fondatori dell’UER, ad ospitare l’incontro al quale stanno partecipando circa 150 dirigenti e rappresentanti delle più importanti emittenti radiofoniche del continente europeo, con i rispettivi accompagnatori. Nell’aprire i lavori, mons. Celli ha fatto riferimento alle tecnologie digitali emergenti. “E’ ormai chiaro – ha detto – che il potenziale contributo della Radio è di essere rafforzata da queste tecnologie che permettono al contenuto audio di raggiungere un pubblico sempre più vasto, in una sempre più variegata gamma di formati e senza i limiti tradizionali del tempo e dello spazio”. La radio può dunque oggi avvalersi di computer, lettori mp3, telefoni cellulari e dei social media network che consentono un “accesso universale”. Altra caratteristica della Radio è quella di accompagnare l’ascoltatore nelle sue occupazioni quotidiane e soprattutto in macchina. E’ pertanto compito della Radio – ha detto Celli – “creare un senso di comunità tra diversi utenti e l’atmosfera necessaria per incoraggiare la riflessione personale”. “La radio – ha aggiunto – ha la capacità di stimolare il pensiero e la riflessione, invitare al dibattito, informare, educare”. Mons. elli ha fatto notare come queste caratteristiche della radio si inseriscono oggi in un particolare contesto di “relativismo che si è fatto prevalente nella cultura occidentale” e che si manifesta nel “rifiuto di ciò che rappresentano gli elementi-chiave dell’insegnamento di papa Benedetto”. “Ma se non ci sono elementi di verità, di giusto e sbagliato, allora il dialogo diventa insignificante”. Il discorso si conclude con un invito: “Le emittenti pubbliche devono cercare di dare espressione a tutte le voci e le opinioni, ma dovrebbe cercare anche di favorire il dialogo in cui persone di diverse convinzioni lavorano insieme per formare un consenso su questi valori e atteggiamenti che meglio promuovere il benessere umano e della società. La Chiesa vuole essere presente in questo dialogo”. (Sir)