Cultura & Società

RESTAURI: RIAPRE CAPPELLA BANDINI BARONCELLI IN S.CROCE A FIRENZE

Apre al pubblico dopo due anni di restauri la Cappella Bandini Baroncelli, uno dei capolavori della basilica di Santa Croce di Firenze. Sulle sue pareti sono dipinti gli affreschi trecenteschi di Taddeo Gaddi con il ciclo raffigurante le Storie della Vergine. Tra l’800 e il ‘900, la cappella fu usata come deposito e, nel corso dei decenni, ha subito i danni del tempo, della guerra, dell’alluvione, dell’umidità.

Il restauro, curato da Laura Lucioli dell’Opificio delle Pietre dure e promosso dall’Opera di Santa Croce, ha permesso anche di recuperare tutti gli affreschi trecenteschi e quattrocenteschi che rivestono integralmente la cappella, gli elementi lapidei e i monumenti, come la scultura di Vincenzo Danti e il monumento a Vincenzo Maria Giugni, nonché la vetrata trecentesca attribuita sempre a Taddeo Gaddi.

Le indagini diagnostiche non invasive hanno permesso di accertare il grave distaccamento del colore e di catalogare con un innovativo software tutte le informazioni sugli interventi. Il restauro ha anche portato alla luce alcune decorazioni trecentesche e ha permesso di scoprire sotto una pesante tinteggiatura a neutro un’ imponente zoccolatura ottocentesca.

I lavori per il restauro della cappella Bandini Baroncelli di Santa Croce sono stati lunghi e complessi. “Circa tre anni fa – ha spiegato Laura Lucigli – è caduto un piccolo pezzo di intonaco dipinto dal sottarco di ingresso della cappella. Questo ci ha portato a fare un accurato controllo dello stato di conservazione dei dipinti murali”. Le difficoltà maggiori non sono state con l’intonaco, bensì con la pellicola pittorica. “Le sostanze industriali utilizzate in un restauro degli anni ’60 – ha aggiunto Laura Lucigli – unite all’umidità, al tempo, ai danni dell’ alluvione, hanno provocato un distaccamento molto diffuso del colore, soprattutto dei verdi e degli azzurri, mentre hanno resistito meglio le tonalità tenui”. Il restauro ha interessato, oltre agli affreschi di Taddeo Gaddi e alle opere conservate nella cappella, anche le pitture murali esterne della limitrofa cappella Castellani attribuite al figlio di Taddeo, Agnolo. Durante i lavori, il polittico di Giotto, che era sull’ altare della cappella, è stato temporaneamente conservato nel museo, e ora tornerà nel suo luogo originario aperto finalmente al pubblico.(ANSA). (ANSA)