Cultura & Società

Retinopera: il contributo dei cattolici alla vita del Paese

di Andrea FagioliTre giorni, da venerdì a domenica (8-10 luglio), nel fresco di Vallombrosa, per rimettersi in moto. L’associazionismo cattolico che si riconosce in Retinopera avvia una rinnovata riflessione su «Democrazia: questione di futuro» e si interroga sul contributo che i cattolici possono dare alla vita del Paese. Coldiretti, Azione cattolica, Acli, Cisl, Sant’Egidio, Focsiv, Agesci, Csi, Focolari, Uneba, Compagnia delle Opere…. Tante sigle per un unico progetto. Nuovi sforzi convergenti e nuove spinte creative da parte dei cattolici italiani, sulla scia di una tradizione e di una storia di impegno che proprio quest’anno celebra un anniversario importante: i 60 anni del Codice di Camaldoli.

«Non è un caso che si parta proprio da un simbolo come il Codice di Camaldoli – spiega il presidente nazionale delle Acli, Luigi Bobba –. Vogliamo infatti ritrovare quell’ispirazione in cui tanti cattolici si riconobbero dando vita ad un programma sociale per il Paese. Non è solo un richiamo storico, bensì un invito come cristiani a prendere parte con decisione alla vita del Paese, a non sottrarsi a ciò che ci è chiesto di fare».

«Questo nostro convenire a Vollombrosa significa – spiega ancora Bobba – che ci sono movimenti e associazioni che da alcuni anni hanno deciso di lavorare e di pensare insieme il ruolo che i cattolici possono avere nella nostra società». E per fare questo sarà messa punto un’agenda sociale.«Non si vuole certo tornare ad uno strumento politico unitario, ad un partito, ma si vuole – precisa il presidente della Acli – incidere sull’agenda della politica, cioè si vuole in qualche modo mobilitare iniziative sociali e culturali perché alcuni temi chiave (la vita, l’immigrazione, la pace, il welfare, il lavoro…) siano in cima alle priorità della politica con la prospettiva del bene comune per il Paese».

«Questi temi chiave devono diventare tali anche nel dibattito che precederà il confronto elettorale del prossimo anno, in modo che i cittadini possano rendersi conto di chi, tra le coalizioni, valorizza e non marginalizza il mondo cattolico. Qualcuno vorrebbe – dice ancora Bobba – mettere i cattolici in un recinto, ma noi vogliamo trattare i nostri temi, vogliamo fare delle scelte d’interesse generale per tutto il Paese».

Il seminario di Vallombrosa, il quarto della serie, rappresenta la tappa intermedia tra l’ultima Settimana sociale, quella di Bologna dell’ottobre scorso, e il Convegno ecclesiale del prossimo anno a Verona.«Per noi la tre giorni di Vallombrosa – spiega Maurizio Giordano – rappresenta soprattutto un collegamento ecclesiale più che politico».

Giordano, nella sua qualità di presidente dell’Uneba (l’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale), spiega di essere in attesa di conoscere il documento preparatorio del prossimo Convegno ecclesiale nazionale, ma di essere certo che alcuni temi fondamentali che compariranno nell’«agenda di Vallombrosa» saranno ripresi a Verona: «La promozione della vita come nuova questione sociale, la pace e la cooperazione tra i popoli, il problema dell’immigrazione, il modello di welfare, la sussidiarietà, i rapporti con il no profit per arrivare ad un modello di stato sociale che coinvolga di più la società e che sia attento ai problemi più urgenti come quello dei giovani».

Ma il seminario di Retinopera terrà anche conto della grande mobilitazione in campo cattolico per sostenere la tesi dell’astensione al recente referendum sulla procreazione assistita.

«Direi – afferma Bobba – che è stata un’esperienza importante per due ragioni: la prima è che si è riusciti a lavorare insieme interpretando una sensibilità diffusa, dei valori ancora presenti nella nostra società. Non si sono né inventati né imposti. Si sono interpretati e gli si è dato voce. E la cosa in qualche modo nuova e interessante è che questo sia avvenuto in una forma sostanzialmente unitaria. La vicenda del referendum ci dice che il Paese è molto più mobile di quanto si pensi. Ed è in questa mobilità, in questa diversità, che può manifestarsi l’azione creativa dei cattolici, che, sia pure in minoranza, possono ottenere anche risultati importanti. Gli steccati di un tempo sono veramente un retaggio del passato e se si ha capacità di scegliere alcuni temi importanti e su quelli mobilitare l’opinione pubblica attraverso iniziative sociali e culturali, si può anche uscire dalla marginalità. In secondo luogo vogliamo, come realtà associate, essere un grande laboratorio di formazione di classe dirigente per il Paese come 60 anni quando molti degli estensori del Codice di Camaldoli presero poi parte attiva nello sviluppo e nella vita del Paese. Oggi i cattolici non devono rinunciarea a prendere parte all’orientamente e alle guida dell’intera comunità».

Quello che è successo per il referendum, a giudizio di Giordano, ha funzionato «come metodo di coordinamento sia a livello di vertice di associazioni che soprattutto a livello di rete di associazioni. L’esperienza degli organismi che hanno lavorato per l’astensione sarà continuata. D’altra parte questa esperienza è stata possibile anche perché ci sono gruppi che da alcuni anni si riuniscono, ciascuno per il suo ambito di competenza, in una rete di organizzazione».«Noi, infatti – conclude Bobba – non ci sostituiamo alle realtà associative. Spetta a loro il lavoro quotidiano, capillare, diretto. Noi come Retinopera intendiamo invece mettere in comune i talenti, le competenze, anche nel campo formativo fra i gruppi dirigenti delle associaizoni. Quindi il senso non è sostituirsi o fare una superassociazione, ma offrire invece una qualità di servizio formativo proprio per coloro che poi devono guidare le diverse realtà associative dando soprattutto alcuni contenuti e caratteri comuni che non nascono semplicemente dal fatto che condividiamo una fede. Occorrono anche dei percorsi, delle scelte e dei momenti comuni». La schedaCamaldoli, il «Codice» natodalle ceneri della guerraIl Codice di Camaldoli nasce nel luglio 1943, in uno dei periodi più drammatici della storia d’Italia: gli alleati sono sbarcati in Sicilia, il regime fascista è in crisi, le città italiane sono sottoposte a violenti bombardamenti (il 19 luglio toccherà a Roma), il malcontento dilaga tra gli italiani. Già si pensa al dopofascismo: a Milano si sono poste le premesse per un partito dei cattolici.

A Camaldoli, nonostante le difficoltà di comunicazione, si ritrovano numerosi intellettuali cattolici: tra loro spiccano mons. Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo, Guido Gonella, Giorgio La Pira, Ludovico Montini, Paolo Emilio Taviani. Scopo della riunione, che si svolge dal 18 al 24 luglio nel convento dei Padri camaldolesi, è l’elaborazione di un testo di «cultura sociale» in alternativa economico-politica, sia al vecchio liberalismo sia all’economia collettivista di stampo marxista. Il testo vero e proprio del «Codice» sarà redatto tra l’autunno 1943 e la primavera dell’anno successivo. Sarà pubblicato nel 1945 con il titolo: «Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale a cura di un gruppo di studiosi, amici di Camaldoli».

La stesura è opera principalmente d Sergio Paronato e Pasquale Saraceno. Tra i collaboratori figurano Giuseppe Capograssi, Ludovico Montini, Gesualdo Nosego, Ezio Vanoni. L’assistenza teologica è di mons. Bernareggi, mons. Emilio Guano e del gesuita padre Ulpiano Lopez. Il «Codice» è centrato sull’elaborazione pratica del concetto di giustizia sociale, a metà strada tra la ricezione del magistero pontificio e un vero e proprio programma politico.

L’intento è quello di «offrire alla coscienza del cittadino e dell’uomo sociale, e in particolare del cattolico, quali che siano le sue preferenze politiche, le basi per un giudizio morale sulla vita della comunità». Dopo una premessa sul fondamento spirituale della vita sociale, il «Codice» è articolato in sette capitoli: lo Stato, la famiglia, l’educazione, il lavoro, produzione e scambio, attività economica, vita internazionale.

L’uscita del «Codice di Camaldoli», che coincide con il ritorno della democrazia in Italia, avrà un eco notevole, soprattutto tra i padri costituenti e influenzerà in modo rilevante le scelte politiche del dopoguerra. In esso, infatti, si fondono i principi di una politica economica centrata sull’idea di giustizia sociale e di partecipazione pubblica nell’economia di mercato, destinati a segnare profondamente la storia della prima Repubblica.E.C.

Lo speciale sulla 44ª Settimana sociale

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