Cultura & Società

San Miniato, al Dramma popolare va in scena la storia del vescovo Romero

Il filo conduttore della settantesima edizione della Festa del Teatro di San Miniato è la fede intesa come speranza, certezza, non necessariamente credo in un Dio. La fede come vita votata al bene. Infatti il Dramma Popolare, quest’anno, pone al centro del cartellone della Festa la storia di una morte, di un dono per un popolo che ama e che non dimentica

È la vicenda di Monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo cattolico salvadoregno determinato a chiedere il rispetto dei diritti umani per la sua gente e beatificato pochi mesi fa da Papa Francesco, che ha sbloccato una pratica ormai ferma da troppo tempo. Un gesto, quello di Bergoglio, destinato ad aprire un cammino di riconciliazione nella storia del paese centroamericano e in quella della chiesa contemporanea.

Il martirio del pastore, testo di Samuel Rovinski (traduzione di Eleonora Zacchi) – affidato alla regia di Maurizio Scaparro, uno dei grandi maestri del teatro italiano e alla sua «prima» a San Miniato – tiene conto degli ultimi tre anni di vita del monsignor Romero ed è un’opera attualissima perché il caso del vescovo ucciso sull’altare, il 24 marzo 1980, è in realtà ancora aperto: molte storie s’incrociano nella figura del prelato definito, tra l’altro, martire della guerra fredda. Le sue denunce contro la violenza, le torture e le sparizioni, le sue scarpe impolverate e il suo stare sempre dalla parte di chi ha bisogno, hanno fatto di lui un prete scomodo. Oggi per la Chiesa è un martire, per i campesinos sudamericani e per chi ama la sua figura, un santo da diversi anni. Per chi ne ha ordinato la morte, la sua colpa è proprio quella di aver rotto il silenzio. Ai poveri dell’America Latina Romero aveva promesso: «Se verrò ucciso, risorgerò nel mio popolo».

Una scelta, quindi, carica di significati, quella della Fondazione Istituto Dramma Popolare, guidata da Marzio Gabbanini che, per i 70 anni, ha cercato la più completa aderenza agli obiettivi che si posero, nel 1947, i fondatori di questo teatro ancora unico in Italia: scuotere le coscienze. In scena un cast d’eccezione nel quale spiccano i nomi di Antonio Salines e Edoardo Siravo. Prima nazionale il 14 luglio, poi repliche fino al 20.

Un cartellone ricco e intenso

La Festa del Teatro sul tema della fede inizia il 20 giugno con Le mille anime dell’India. Il Grande Viaggio, le sorgenti e il sacro di e con Giuseppe Cederna23 giugno con Caino Royale con Andrea Bochicchio e Giovanni Longhin per la regia Rita Pelusio27 giugno, sarà la volta del testo Un viaggio lungo un mondo, don Lorenzo Milani di Claudia Cappellini per la regia e con Gionni Voltan: un lavoro coinvolgente che ripercorre la vita di Don Lorenzo Milani, figura controversa e contrastata della Chiesa cattolica degli anni cinquanta e sessanta; il 5 luglio va in scena Eppur mi son scordato di me di Gianni Clementi con Paolo Triestino. Quindi l’8 luglio Fabrizio Pugliese interpreta Per obbedienza. Dell’incanto di frate Giuseppe, la bellissima storia di Giuseppe Desa, tra miracoli, devozione popolare e fede infinita.

Precede il Dramma Popolare una prima importante: Don Primo Mazzolari, un prete scomodo di e con Antonio Zanoletti che debutterà l’11 luglio. Si tratta di un testo, scritto da Zanoletti per questo Festival, che, attingendo ai suoi scritti spirituali, cerca di restituire la freschezza dell’insegnamento e la potenza profetica del pensiero di un prete straordinario.

Quindi un cartellone ricco e intenso che porta il teatro nelle chiese, in altri luoghi suggestivi e importanti della città, ma anche fuori di essa, con un unico filo rosso che lega ogni evento, a diverso titolo, e con l’unico scopo di far riflettere sul grande tema della fede.