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ABORTO: A PONTEDERA UTILIZZATA RU486 A 19/A SETTIMANA; VOLONTE’: «INTERVENGA IL MINISTRO»

La pillola Ru486 è stata utilizzata per un’interruzione di gravidanza alla diciannovesima settimana, a causa di una malformazione del feto. E’ avvenuto nel reparto di ginecologia dell’ospedale toscano di Pontedera (Pisa). “Abbiamo dovuto farlo – ha spiegato il primario Massimo Srebot – per una ipersensibilità della paziente ad altri farmaci e perché come alternativa c’era solo quella di fare un parto cesareo. Era l’unica strada possibile”. La Ru486 è solitamente utilizzata per interrompere gravidanze entro la settima settimana. Inoltre il protocollo toscano in materia prevede che la pillola sia acquistata in Francia via via che sono individuate le pazienti. In questo caso invece è stata utilizzata una confezione che l’ospedale già possedeva. Srebot ha spiegato di aver applicato la vecchia legge Di Bella che dispone che un medico possa utilizzare farmaci anche non presenti nel prontuario, in situazione di emergenza. “Ho applicato la deontologia e la coscienza medica – ha concluso -. La mia è stata un’azione corretta”.“Il ministro della Salute intervenga immediatamente e prenda tutti i provvedimenti del caso – ha commentato il fatto il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volonté -. Siamo di fronte a una palese violazione della legge 194: un esperimento del dottor Stranamore di turno che, in cerca di visibilità, mette a repentaglio la salute delle donne”. “In attesa che la magistratura intraprenda le opportune indagini – continua Volonté – il ministro non può comunque ignorare la gravità del fatto, sapendo bene che il termine massimo per l’interruzione farmacologica della gravidanza, previsto dal protocollo toscano, è di sette settimane di gestazione”.Secondo Riccardo Pedrizzi, presidente nazionale della Consulta etico-religiosa di An, la pillola Ru486 é incompatibile con la legge sull’aborto. “La legge 194, all’articolo 8, prevede che l’aborto può essere praticato soltanto ed esclusivamente in ambito ospedaliero e sotto stretto controllo medico – sostiene Pedrizzi – Per la normativa in vigore, in altre parole, non si può in alcun caso consentire di compiere un’interruzione di gravidanza a domicilio. E questo proprio a tutela della salute della donna. Con la Ru 486 è impossibile conoscere quando, dove, come e se si interromperà la gravidanza. Per questo, nei Paesi in cui viene utilizzata, la RU 486 è sinonimo di aborto casalingo. E per questo – conclude l’esponente di An – la kill pill (sino ad oggi sono state ben 14 le donne morte nel mondo a seguito dell’assunzione della RU 486) è incompatibile con la legge 194”. Un’interrogazione urgente alla Giunta regionale sul caso della pillola abortiva Ru486 somministrata, a Pontedera, alla 19/a settimana di gravidanza è stata presentata da Marco Carraresi, capogruppo Udc in Regione. Carraresi chiede, nel testo dell’interrogazione, “se la confezione di Ru486 è stata richiesta nominalmente, se la somministrazione è avvenuta secondo quanto previsto dalle disposizioni vigenti e se la paziente è stata correttamente preavvertita circa i gravi pericoli per la salute che sarebbero potuti derivare dalla somministrazione, quale a esempio la possibile ‘lacerazione dell’utero’, motivo per il quale la Ru486 non viene generalmente utilizzata in questa tipologia di aborti”. Carraresi interroga il presidente della Giunta anche per sapere “se esistevano comunque alternative mediche meno rischiose per praticare l’interruzione volontaria di gravidanza” e “se non ritenga necessario avviare una corretta campagna di informazione circa i gravi rischi e le frequenti complicanze derivanti dall’utilizzo della pillola abortiva Ru486”. (Fonte: ANSA).