Italia

Corridoi umanitari: arrivati a Fiumicino 35 profughi siriani, «oggi inizia una nuova vita»

Moltissimi i bambini, una quindicina, e la cifra delle persone arrivate in Italia, per vie legali e soprattutto sicure, ha raggiunto oggi quota 900. Un progetto reso possibile grazie ad un accordo preso dagli enti promotori con i ministeri dell’Estero e dell’Interno.

Tantissime le storie che in questo angolo dell’aeroporto di Fiumicino si intrecciano. Sono storie di guerra, di fuga, povertà, perdita di tutto. Come quella di Youssef, 24 anni, di Aleppo che davanti alla telecamere della Rai, parla di una Siria come di una terra in cui il popolo non ha più diritto di parola. O la storia di Mirna, mamma di due bambini di Homs, che dice di sperare «in un futuro di speranza per i suoi figli. Siamo fuggiti dalla paura, dalla guerra, dalle macerie. Un giorno, credo, ritorneremo a casa, quando tutto questo sarà finito».

«Benvenuti a tutti. Oggi per voi inizia una nuova vita», sono queste le prime parole che Daniela Pompei, della Comunità di Sant’Egidio, rivolge al gruppo dei nuovi arrivati: «Ho visitato in varie città del Nord Italia le famiglie che vi hanno preceduto in questo viaggio ed è stato bello vedere che i loro bambini già parlano italiano e che i genitori hanno trovato un lavoro. La vita è ricominciata per tutti».

«Incontrerete tante difficoltà in Italia», dice il pastore Massimo Aquilante portando il saluto della Federazione delle Chiese evangeliche: «Dovrete imparare una nuova lingua, una cultura diversa che non è la vostra. Dovrete imparare a gestire i bisogni quotidiani in un modo in cui non siete abituati. Sarà faticoso. Incontrerete il razzismo in Italia. È strano perché il nostro non era un Paese razzista. Siamo un popolo di emigranti ma l’Italia oggi purtroppo lo ha dimenticato. Però incontrerete anche tanti italiani e italiane che vogliono costruire un mondo migliore, più giusto. Se vorrete, potrete diventare amici di questi italiani e contribuire a costruire insieme una democrazia migliore. Noi ci siamo. Continueremo la nostra battaglia. Chiediamo a voi di fare le vostra».

Ad accogliere i profughi a Fiumicino anche una delegazione della Federazione nazionale lavoratori agroindustria (Flai-Cgil), che lo scorso aprile ha firmato un accordo con la Fcei, dal titolo: «Adottiamo il futuro», teso al sostentamento per un anno di una delle famiglie giunte con i corridoi umanitari. Ad usufruire dell’accordo saranno Iyad e sua moglie Majida, originari di Homs, con i loro tre figli maschi (i due più piccoli sono nati nei campi profughi libanesi). Saranno accolti ad Aprilia (Roma) in una struttura gestita dalla Fcei e dai suoi operatori di «Mediterranean Hope», ma con il sostegno economico della Flai-Cgil. «Abbiamo voluto dare un segno della nostra piena e convinta adesione a questo progetto straordinario dei corridoi umanitari», spiega Jean René Bidongo.

Il pensiero di Mario Giro, sottosegretario del ministero degli Esteri, va alla Siria con la speranza che «la pace trionfi presto e sia possibile costruire le case, le città ma soprattutto l’antica convivenza siriana». Giro ha chiesto la liberazione dei prigionieri e delle persone rapite rivolgendo un appello speciale per i vescovi ortodossi di Aleppo, Yohanna Ibrahim e Bulos Yazigi, e padre Paolo Dall’Olio. Per il ministero dell’Interno c’era Donatella Condura, del dipartimento «Libertà civili», che ha detto: «Nel 2016 sono state 65 milioni le persone costrette a lasciare le proprie case a causa di guerre, povertà o carestie e una delle popolazioni più colpite è stata quella siriana. I numeri, che leggiamo sui giornali o sui documenti, possono sembrare aridi ma, dietro a queste cifre, si nascondono persone, volti, storie. Sono vite spezzare e interrotte. Il mio augurio è che possiate presto riprendere in mano la vostra vita e guardare con speranza al futuro».