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DOCUMENTO ORDINE MEDICI, SCIENZA E VITA: QUEL TESTO NON VOTATO? UNA BRUTTA STORIA

I presidenti di Scienza & Vita, l’Associazione che tutela la vita umana dal concepimento alla morte naturale, hanno indirizzato una lettera aperta al presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco. Maria Luisa Di Pietro e Bruno Dallapiccola così si esprimono: “Le scriviamo per manifestarle in quanto medici – prima ancora che presidenti dell’Associazione Scienza & Vita – la nostra profonda amarezza per quanto accade in queste ore. Innanzitutto ci sembra sorprendente che sia stato diffuso alla stampa un documento della Fnomceo che non è stato sottoposto al voto di tutti i presidenti provinciali degli Ordini dei medici dei quali pertanto non si conosce, al momento, l’effettiva volontà. In secondo luogo e in riferimento al testo fatto da Lei circolare, traspaiono il tradimento del nostro “essere medici” da parte della Fnomceo, oltre che la mancata considerazione dei dati scientifici e delle evidenze cliniche in materia di aborto chimico, pillola del giorno dopo e diagnosi genetica preimpianto”.

Nel prosieguo della lettera i due presidenti contestano puntualmente, punto per punto, le parti del testo diffuso dalla Fnomceo senza il voto preventivo del Consiglio nazionale. E poi così concludono: “Allo stato delle cose ci sembra innanzitutto necessario che la Fnomceo chiarisca cosa è davvero accaduto nel corso del Consiglio nazionale e se il testo diffuso non è stato votato, come ci ha rivelato Avvenire, tutti ne traggano le inevitabili conseguenze dinanzi all’opinione pubblica italiana”. In ogni caso l’Associazione Scienza & Vita ha lanciato una mobilitazione di base perché i medici che aderiscono alle 84 associazioni locali sparse sul territorio nazionale facciano circolare i contenuti della lettera aperta e intervengano nei confronti dei rispettivi Ordini provinciali perché venga fatta definitivamente chiarezza ed emerga la volontà reale dei medici italiani.

“Un documento in cui vengono fatte affermazioni contrarie al codice deontologico dei medici”: così Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica all’Università Cattolica e co-presidente dell’Associazione “Scienza e vita”, definisce il documento approvato il 23 febbraio dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), che giudica “una buona legge” la 194 e “sdogana” la Ru486, la pillola del giorno dopo e la diagnosi reimpianto. “Anche se – spiega l’esperta al Sir – è previsto che un medico possa fare un aborto in ottemperanza alla legge 194, bisogna tener presente che fare un aborto per un medico vuol dire prendere atto di una legge che legittima un fatto ingiusto, perché impedisce che un essere umano in età embrionale possa svilupparsi”. Compito dei medici, invece, è “prendere atto di una legge, ma lavorare per cercare di ridurre al minimo il ricorso all’aborto”: come stabilisce, infatti, l’articolo 3 del Codice deontologico della categoria, “ogni medico deve lavorare per la vita e per la salute di ogni essere umano, senza distinzioni di età. Un principio, questo – puntualizza Di Pietro – che vale per tutti i medici, e che rende inaccettabile che l’organismo che rappresenta al massimo la categoria definisca ‘buona’, anche dal punto di vista morale, una legge che legittima l’aborto”.

“Un conto è prendere atto di malavoglia dell’esistenza di una legge – precisa Di Pietro – un conto è dare ad essa una patente di liceità e moralità”, come fa la Fnomceo. Rispetto alla legge di uno Stato, ricorda poi la presidente di Scienza & Vita, “esiste anche per i medici il diritto all’obiezione di coscienza, che li lascia liberi di non accettare imposizioni di questo tipo; non richieste, peraltro, alla nostra professione, che esige invece di ridurre al massimo tutte le situazioni in cui la donna potrebbe incorrere nell’aborto”. Di Pietro esprime inoltre “sorpresa” per il giudizio della Fnomceo sulla Ru486, presentata come “tecnica moderna” per abortire e che invece “presenta un rischio di morte di 10 volte superiore all’aborto chirurgico, il quale resta una pratica pur sempre abominevole”, come dimostrano ormai i dati scientifici più recenti. La Ru486, dunque, “non solo è contro la vita dell’embrione, ma anche contro la vita e la salute della donna”. Discorso analogo per la pillola del giorno dopo, nei confronti della quale la Federazione dei medici fa “un’informazione falsa e inadeguata”, quando la presenta “come meccanismo contraccettivo, antiannidatorio, e non in effetti quale molto spesso è, cioè un meccanismo a carattere abortivo”.

Per quanto riguarda la 194, Di Pietro denuncia che “viene vista da alcuni come qualcosa di intoccabile”, mentre da una parte è necessario che “venga fatto tutto ciò che non è stato fatto, pur previsto dalla legge, e cioè un vero impegno nell’attività di prevenzione dell’aborto”. Dall’altra, secondo la presidente di Scienza e vita “è necessario un ripensamento” della legge 194, alla luce delle maggiori conoscenze scientifiche, e a tutela della vita nascente”. Ma la cosa più importante, puntualizza l’esperta, è “creare una cultura di interesse e di impegno per la vita prenatale: non per andare contro le donne, ma per aiutare le donne. Pur essendoci una minima parte di donne ‘recidive’, infatti,la maggioranza delle donne non vorrebbero fare l’aborto, ma vengono il più delle volte lasciate sole, costrette o male consigliate. Anche da medici che, pur di difendersi da eventuali ‘effetti indesiderati’, con una errata o incompleta diagnosi prenatale le spingono di fatto alla pratica abortiva”.

Sir