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ILVA-TARANTO: MONS. CASILE (CEI), “NON GIOVA CONTRAPPORRE LA SALUTE AL LAVORO”

Salute e lavoro stanno insieme perché riferite all’unità della persona umana, l’una, la salute, è dono della e alla persona, l’altra, il lavoro, è opera della persona e dono per tutti”. È quanto ricorda mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, in una nota sulla vicenda dell’Ilva di Taranto, al centro dell’attenzione pubblica dopo il sequestro disposto dalla Procura di sei aree dell’impianto e la custodia cautelare ai domiciliari per otto tra dirigenti ed ex della società con l’accusa di concorso in disastro ambientale. Questa sera si svolgeranno la veglia di prechiera e la fiaccolata, organizzate dall’arcivescovo della diocesi ionica, mons. Filippo Santoro. Secondo mons. Casile, “le complesse problematiche lavorative e ambientali che colpiscono la città di Taranto e il grande complesso siderurgico dell’Ilva impongono una serena riflessione poiché caratterizzate da molteplici fattori”. Anzitutto, “ci raccogliamo nella preghiera assieme a mons. Santoro nella ‘veglia della città per la città‘ per un futuro sereno per tutti, per gli abitanti, gli ammalati, i lavoratori, i bambini”. “La via dell’impegno di ciascuno – ribadisce mons. Casile – passa attraverso il tenere insieme la soluzione del problema ambientale, legato alle emissioni dannose, con quello dell’occupazione lavorativa, legato alla chiusura del centro siderurgico. Non giova a nessuno contrapporre la salute al lavoro o viceversa”. Al riguardo, il direttore dell’Ufficio nazionale spiega che “è lo stesso uomo che sta bene ed è lo stesso uomo che lavora. Solo un lavoro dignitoso per le persone e rispettoso per l’ambiente custodisce l’uomo e il suo ambiente. Solo un’attenzione costante all’ambiente in cui viviamo permette di custodire l’uomo e il suo operare”. Per mons. Casile, “giova sempre ricordare che ogni uomo è posto da Dio nel creato per coltivarlo e custodirlo. Lavorare e custodire stanno insieme, si lavora custodendo e si custodisce lavorando”. Da qui l’invito a prendere “sempre più coscienza che il nostro agire non è neutro, ma che ogni nostra azione va compiuta responsabilmente nei confronti dell’uomo e dell’ambiente in cui vive, altrimenti prima o poi ne paghiamo le conseguenze. Nel custodire il creato, lavorando con dignità e responsabilità, custodiamo noi stessi e il creato, anzi, ci accorgiamo che siamo custoditi da Dio”. (Sir)