Italia

Migranti, soccorso il barcone in avaria. Mattarella, «profondo dolore» per la morte di 170 persone

Dopo ore di angoscia, di appelli e di rimbalzi di responsabilità, nella serata di ieri si è sbloccata la situazione relativa al soccorso dei 100 migranti a bordo del barcone in avaria al largo della Libia, da dove era partito. Dopo le sollecitazioni arrivate da Palazzo Chigi, la Guardia costiera libica ha inviato un mercantile per assistere e riportare sulla terra ferma i migranti alla deriva a 60 miglia al largo di Misurata. II cargo Lady Sharm, battente bandiera della Sierra Leone, ha raggiunto l’imbarcazione e ha avviato il trasbordo delle persone che saranno portate a Misurata, in Libia. È stata così scongiurata quella che poteva essere la terza tragedia in pochi giorni nel Mediterraneo dove sono già morti annegati 170 migranti in due distinti naufragi.

«Profondo dolore per la tragedia che si è consumata nel Mediterraneo con la morte di oltre cento persone, tra donne, uomini, bambini». Lo ha espresso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo la nuova tragedia nel Mediterraneo con la morte di migranti che dall’Africa volevano raggiungere l’Europa.

«Dolore, rabbia e tristezza». Questi i sentimenti che il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, ha espresso attraverso i social network. «Salvare vite umane – ha sottolineato la terza carica dello Stato – è quello che fa una società sana. Se non ci riusciamo è un terribile fallimento per tutti noi».

«Non possiamo rassegnarci ad accettare la morte di tanti poveri innocenti. Il Mediterraneo deve essere un mare di pace, non una fossa comune». Così il presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha commentato durante la sua visita a Palermo la nuova tragedia nel Mediterraneo.

«Non possiamo rimanere indifferenti alla morte di 170 uomini, donne e bambini! C’è un piano del Parlamento europeo per fermare i viaggi di morte e ridistribuire i richiedenti asilo. Invito gli Stati membri dell’Ue ad approvarlo ora». È il monito del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.