Italia
Ora di religione, polemiche infondate
Tutto bene, dunque? «La situazione non è catastrofica come qualcuno vuol dipingere. Anche se in Toscana, e a Firenze in particolare, i dati sono più bassi: sono numeri su cui riflettere, e su cui lavorare». Secondo monsignor Dante Carolla, incaricato regionale per la pastorale scolastica, bisogna aver chiaro soprattutto il motivo per cui i ragazzi lasciano l’ora di religione: «Purtroppo quasi tutte le scuole ormai propongono a chi non fa religione soltanto l’uscita anticipata. L’alternativa così non è più tra due scelte educative, ma tra educazione e disimpegno: è chiaro che un ragazzo di 14 anni sceglie il disimpegno. Vorrei vedere, se si dicesse che l’italiano o la matematica sono materie facoltative, quanti ragazzi resterebbero in classe».
Perché la Toscana, e Firenze, sono messi peggio rispetto al resto d’Italia?
«Bisognerebbe fare delle valutazioni storiche, sociologiche. Io posso dire che si notano molti pregiudizi da sfatare: che l’ora di religione, ad esempio, sia una materia squalificante per chi la insegna e per chi la frequenta. Oggi abbiamo insegnanti qualificati, preparati, apprezzati anche nell’ambiente scolastico. Qualcuno pensa che sia un’ora di catechismo, o di proselitismo: invece è un percorso culturale di alto livello».
In questo quadro negativo, ci sono elementi positivi?
«A Firenze, probabilmente la città italiana con la frequenza più bassa, i dati delle scuole materne ed elementari mostrano una crescita, rispetto a dieci anni fa, di oltre l’8%. Una controtendenza che fa ben sperare».
Le famiglie, che ruolo hanno nella scelta?
«A volte i genitori rinunciano troppo facilmente a stimolare i ragazzi verso una scelta più impegnativa. Su altre scelte i ragazzi vengono indirizzati: perché su una cosa così importante no? Dispiace che a volte la scelta sia fatta dai ragazzi in modo superficiale, per motivi futili: perché il mio amico non viene, perché la ragazzina che mi piace non si avvale…»
Si possono individuare delle colpe di questa disaffezione anche nella comunità cristiana?
«Certo, dobbiamo fare anche autocritica, e riconoscere che la scuola è spesso trascurata. L’ora di religione è sottovalutata dagli stessi cattolici. A Firenze, il cardinale Antonelli mi ha chiesto di preparare un sussidio per i parroci e i genitori, per aiutarli nella scelta, per stimolare i ragazzi a vivere questo spazio con maggiore coinvolgimento. Sarebbe interessante, ad esempio, un coordinamento tra l’insegnante di religione e il parroco, i catechisti, le famiglie: un insegnante che viene mandato in una certa scuola non può ignorare la comunità in cui la scuola si trova, e la comunità non può ignorare una persona mandata dal Vescovo a insegnare religione ai propri figli».
I rapporti tra scuole e parrocchie appaiono, in generale, piuttosto freddi…
«La comunità cristiana dovrebbe pensare di più, non solo all’ora di religione ma alla scuola in generale: tra l’altro la riforma mette a disposizione spazi e finanziamenti molto interessanti per costruire rapporti tra le scuole e il territorio. In quest’ambito le parrocchie, i gruppi, le associazioni di volontariato potrebbero giocare un ruolo importante. Si tratta di trovare forme di collaborazione culturale offrendo alle scuole il peso della nostra tradizione in campo artistico, letterario, musicale, sociale…»
Quest’anno c’è anche la novità dell’immissione a ruolo degli insegnanti. Cosa cambierà?
«L’immissione a ruolo è un dato positivo, fra l’altro la Toscana è stata una delle prime regioni a concludere l’iter dei concorsi. Bisogna stare attenti, magari, che questo non diventi un posto di lavoro come un altro, che gli insegnanti non perdano le loro motivazioni ideali e la passione educativa».
Tipo di scuola |
ITALIA |
TOSCANA |
FIRENZE |
Scuola dell’infanzia |
95,9 |
92,3 |
85,7 |
Scuola primaria |
95,9 |
92,9 |
85,2 |
Scuola secondaria di primo grado |
94,3 |
86,5 |
68,6 |
Scuola secondaria di secondo grado |
87,4 |
67,3 |
42,8 |
Quest’anno gli argomenti in agenda, oltre alle novità circa le immissioni in ruolo, vertevano sulla figura dell’Irc nella scuola della riforma e sui dati relativi alle scelta di seguire o meno l’ora di religione. «I numeri parlano chiaro ha detto : in Italia sono oltre il 91 % gli studenti che si avvalgono dell’Irc. Semmai rappresentano un problema per i singoli istituti gli alunni non avvalentesi. Le scuole non sempre sanno offrire una proposta alternativa seria, che non privi l’alunno della possibilità di accostare criticamente la religione. Se infatti la religione è parte fondamentale della patrimonio culturale di un popolo, nessuno deve essere spogliato del diritto di appropriarsene».
Prima campanella senza il solito valzer dei «prof»
Scuola, una partenza a due volti
Un sito che riproduce l’articolo di Francesco Merlo su «Repubblica»