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Otto marzo: Mattarella, “femminicidio è un fenomeno impressionante, che scuote e interroga la coscienza del nostro Paese”. Per parità “legge da sola non basta”

Il femminicidio “è un fenomeno impressionante, che scuote e interroga la coscienza del nostro Paese”. Lo ha affermato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione della celebrazione della Giornata internazionale della donna al Quirinale. Il Capo dello Stato ha iniziato elencando il nome delle 12 donne uccise in questo inizio di 2021 che si aggiungono alle 73 dello scorso anno. “Un distorto concetto del rapporto affettivo – che, non a caso, si trasforma in odio mortale – è alla base dei gravi e inaccettabili casi di femminicidio. Una mentalità che, al dunque, è soltanto possesso, bramosia, dominio e, in fin dei conti, disprezzo”, il monito di Mattarella, secondo cui “l’amore, quello autentico, si basa sul rispetto e sulla condivisione. Se si giunge a uccidere una donna è perché non si rispettano il suo desiderio di libertà e la sua autonomia. Perché ci si arroga il potere di non consentirne le scelte, i progetti, le aspirazioni”. “A distanza di settantaquattro anni dall’approvazione della nostra Costituzione – che ha sancito, in via definitiva, l’eguaglianza e la parità tra tutte le persone, senza distinzioni – gli orribili casi di femminicidio – che reclamano giustizia – ci dicono che la legge, da sola, non basta. Che un principio deve essere affermato, ma va anche difeso, promosso e concretamente attuato”.

“Rispetto significa, innanzitutto, riconoscere all’altra persona, con le sue specificità, la stessa identica dignità che ognuno riconosce a se stesso, con eguali capacità, con eguali diritti. Educare al rispetto significa farne crescere una piena consapevolezza”. Ha poi ricordato il presidente, un rispetto che “conosce molte declinazioni. Sul piano del linguaggio, innanzitutto. Dobbiamo respingere le parole di supponenza, quando non di odio o di disprezzo verso le donne. Parole che generano e alimentano stereotipi e pregiudizi ottusi e selvaggi, determinando atteggiamenti e comportamenti inaccettabili”. Inoltre, “compromettere l’autonomia, l’autodeterminazione, la realizzazione di una donna esprime una fondamentale mancanza di rispetto verso il genere umano”. “Il rispetto è alla base della democrazia e della civiltà del diritto, interno e internazionale. Per questo – ha sottolineato Mattarella – il rispetto delle donne è questione che attiene strettamente alla politica”. A “rispettare si impara, o si dovrebbe apprendere, fin da piccoli. Sui banchi di scuola. In famiglia. Nei luoghi di lavoro e di svago”, ha evidenziato il presidente, notando come “la parità di genere non è quindi soltanto una grave questione economica e sociale. Ma è una grande questione culturale ed educativa”. “Negli ultimi due secoli – ha proseguito – le donne sono state protagoniste di importanti rivoluzioni sociali e culturali, sono state – sovente e in diversi ambiti – i motori del cambiamento. Le donne hanno sempre aiutato a cogliere il valore universale e positivo della diversità, della solidarietà, della condivisione, della pace”. “Rispettare e ascoltare le donne – ha proseguito Mattarella – vuol dire lavorare per rendere migliore la nostra società”.

“La diffusione del Covid, come sempre accade nei periodi difficili, ha colpito maggiormente le componenti più deboli ed esposte. Le donne tra queste”, ha quindi ricordato il Presidente, richiamando i dati dell’Istat, secondo cui si hanno 440mila lavoratrici in meno rispetto a dicembre 2020 e sono a rischio un milione e 300mila posti di lavoro di donne che operano in settori particolarmente colpiti dalla crisi. “L’occupazione femminile è tornata indietro. Ai livelli del 2016, ben al di sotto del 50% raggiunto per la prima volta nel 2019. La causa principale è stata la crisi del settore dei servizi, nel quale lavora l’85% delle donne”. Ma, ha proseguito, “non preoccupano soltanto i dati quantitativi. Peggiora la qualità del lavoro delle donne, con un picco di contratti part-time non volontari, con l’aumento dei lavori a tempo determinato e con una riduzione delle condizioni di conciliazione vita/lavoro”. “È dunque doveroso che la Repubblica rivolga un pensiero di forte gratitudine e riconoscenza alle tante donne che ormai da un anno si stanno impegnando negli ospedali, nei laboratori, nelle zone rosse per contrastare la diffusione del coronavirus. Esse lavorano in condizioni difficili, con competenza e con abnegazione, con spirito di sacrificio e con la caratteristica capacità di sopportare grandi carichi di lavoro” ha evidenziato il presidente, rivolgendo un pensiero alle donne impegnate nella sanità.

“Vanno incrementati gli sforzi per restituire dignità al lavoro delle donne e per far fronte alla crisi demografica. Calo demografico e carenza di occupazione femminile sono tra i fattori più rilevanti del rallentamento della crescita economica; e sono fra essi strettamente collegati”, un altro appello lanciato da Mattarella che ha invitato anche ad accendere “un faro sulle forme – meno brutali, ma non per questo meno insidiose – della cosiddetta violenza economica, che esclude le donne dal controllo e dalla gestione del patrimonio comune o che obbliga la donna ad abbandonare il lavoro in coincidenza di gravidanze o di problemi familiari”.