Italia

Piccoli Comuni: Coldiretti, sono 5.567 con 10 milioni di abitanti. In Toscana sono culla di Dop e Igp

In Italia i piccoli Comuni (aree con meno di 5mila abitanti) sono 5.567. Un sistema virtuoso che rappresenta ben il 69,7% dei 7.977 Comuni italiani e in cui vivono poco più di 10 milioni persone, il 16,5% della popolazione italiana. Lo rivela il rapporto «Piccoli Comuni e tipicità» di Coldiretti e Fondazione Symbola, presentato questa mattina a Roma da Stefano Masini, responsabile nazionale Ambiente e territorio di Coldiretti, in occasione dell’apertura dell’Anno nazionale del cibo italiano nel mondo.

Il Piemonte, spiega Masini, «è la regione con il maggior numero di piccoli Comuni (1.067) seguito dalla Lombardia (1.055) e dalla Campania (338) ma in percentuale la più alta densità di centri sotto i 5mila abitanti sul totale regionale è in Valle d’ Aosta (99%) e Molise (92%)». «Si tratta di aree che non sono segnate da un indice di vecchiaia; sono quasi 4 milioni i giovani under 40 e tra questi 1,3 milioni i ragazzi under 15 che vi risiedono. Sono pertanto aree vitali: di qui l’importanza di investire in cultura e formazione».

Ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Ue hanno a che fare con i Piccoli Comuni che, nel dettaglio, garantiscono la produzione di tutti i 52 formaggi a denominazione, del 97% dei 46 olii extravergini di oliva, del 90% dei 41 salumi e dei prodotti a base di carne, dell’89% dei 111 ortofrutticoli e cereali e dell’85% dei 13 prodotti della panetteria e della pasticceria. Ma grazie ai piccoli centri è garantito anche il 79 per cento dei vini più pregiati che rappresentano il Made in Italy nel mondo: «Il censimento delle produzioni di qualità legate ai piccoli Comuni – commenta Ermete Realacci presidente Fondazione Symbola – è il festeggiamento di una battaglia antica che Coldiretti, Legambiente, Symbola e diversi sindaci hanno condotto per ottenere misure concrete e indicare un’idea di Italia che oggi trova conferma in questo studio».

In Toscana sono soprattutto i piccoli comuni la culla dei prodotti dop e igp. Quasi nove specialità su 10 infatti nascono infatti in questi territori, secondo lo studio Coldiretti-Symbola. Delle 31 specialità toscane solo quattro arrivano da grandi comuni: Fagiolo di Sorana, Lardo di Colonnata, Mortadella di Prato e Zafferano di San Gimignano. Le altre 27 produzioni tipiche coinvolgono sempre piccoli comuni: dalla Castagna del Monte Amiata alla Farina di Neccio della Garfagnana, dal Marrone di Caprese Michelangelo al Fungo di Borgotaro.

«Questo rapporto racconta un patrimonio enogastronomico del paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzato e promosso grazie alla nuova legge con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni», commenta Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana. La nuova normativa, infatti, «prevede misure per favorire la diffusione della banda larga, la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, il turismo di qualità, e punta su una dotazione di servizi adeguata, sulla cultura, sulla manutenzione del territorio, sulla tutela dell’ambiente, sulla messa in sicurezza di strade, scuole e del patrimonio edilizio pubblico».

I piccoli centri «sono una risorsa per l’Italia che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica», aggiunge Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana.