Italia

Terremoto Emilia: 148 edifici religiosi riaperti a sei anni dal sisma, altri 173 pronti per fine 2019

I dati sono stati resi noti oggi nel corso di una conferenza stampa a Bologna alla presenza dell’arcivescovo mons. Matteo Zuppi. Su 590 chiese danneggiate – per 393 milioni di euro complessivi di danni – 564 sono state inserite nel programma per ricevere finanziamenti pubblici che sono così suddivisi: 105 milioni di euro (202 edifici) per l’arcidiocesi di Bologna; 75 milioni (87 edifici) per l’arcidiocesi di Modena-Nonantola; 55 milioni (126) per l’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio; 82 milioni (92) per la diocesi di Carpi; 34 milioni (75) per la diocesi di Reggio Emilia-Guastalla; 2 milioni (8) per la diocesi di Ravenna-Cervia.

Per 295 edifici sono già stati stanziati 192,5 milioni di euro di finanziamento pubblico più 12,5 milioni da assicurazione. Di questi 295 il 41,3% è già stato riaperto mentre il restante dovrebbe tornare fruibile entro il 2019. Nelle sei diocesi infatti ci sono 57 cantieri già avviati e 116 in fase di approvazione o di avvio. Ulteriori 60 milioni (per una novantina di interventi) sono stati deliberati dalla Regione e saranno disponibili dal prossimo anno.

«La gioia che vedo quando riapriamo una chiesa è la ricompensa più grande gli sforzi fatti in questi sei anni. In questi momenti si capisce l’importanza delle chiese per tutta la comunità, non solo per i credenti», ha detto mons. Matteo Zuppi. «Sono contento che siamo riusciti a portare avanti una collaborazione intensa, impegnativa, ma molto proficua con gli enti coinvolti, a partire dalla Regione, dal ministero dei Beni culturali, dai Comuni». «Voglio sottolineare – ha continuato l’arcivescovo – la solidarietà che unisce, quella solidarietà iniziata nell’emergenza e che è continuata nel corso degli anni e continua oggi. Persone che prima del terremoto nemmeno si salutavano ora sono unite. È importante la collaborazione tra le istituzioni ma quella tra i cittadini è fondamentale». «Ora è fondamentale continuare a garantire le risposte a tante domande che arrivano dai cittadini delle zone colpite dal sisma. Quando mi capita di andare in quelle comunità la gente chiede, vuol sapere…». «Nel riconsegnare i beni alle comunità – ha concluso mons. Zuppi – ci accorgiamo della bellezza della ricostruzione che è una riscoperta e, in molti casi, un ritorno alle origini».