Lettere in redazione

Perché Boffo non è stato reintegrato?

Se il dott. Boffo, ingiustamente accusato con documenti falsi, tranne uno, sembra, documenti che non si sa bene da chi «forniti» (qui c’è qualche mistero che andrebbe chiarito fino in fondo), è risultato estraneo ai fatti dei quali veniva accusato, come mai non è stato prontamente reintegrato al suo posto, con tutti gli onori dovuti? Forse qualche dubbio veniva nutrito nei suoi confronti anche dal giornale cattolico da lui diretto? Altrimenti non saprei spiegarmi il mancato reintegro di un Direttore che veniva apprezzato e considerato di valore, come più volte è stato scritto anche sul settimanale.

Gian Gabriele BenedettiFornaci di Barga (Lucca).

Lo abbiamo scritto tante volte, ma evidentemente è necessario ripeterlo: Dino Boffo non è stato rimosso dalla direzione di «Avvenire» e dagli altri incarichi. È stato lui a dimettersi – con grande senso di responsabilità – per far cessare gli attacchi che coinvolgevano anche la Chiesa e i media cattolici. Un atteggiamento che fu lodato perfino dal suo «accusatore», Vittorio Feltri, quando – pochi mesi dopo – riconobbe la infondatezza delle accuse che gli aveva mosso sulla base di un «dossier», rivelatosi falso.

A distanza di un anno – ma il nostro lettore non poteva saperlo, perché è notizia proprio di questi giorni – la Cei gli ha conferito di nuovo un compito di grande responsabilità, chiamandolo alla direzione editoriale di Tv2000. È un bel segnale anche per quei cattolici che vollero credere – anche contro ogni evidenza – alle accuse del «Giornale».

Ma questa lettera dimostra come sia difficile restituire l’«onore» a chi finisce nel «tritacarne» dei media. Del resto la calunnia ha sempre prodotto questi effetti. Recentemente una bella fiction di Lux Vide su San Filippo Neri ci ha riproposto il famoso apologo delle «piume». Si racconta che il Santo, ad una popolana che era andata a confessarsi da lui, pentita per aver «sparlato» con le comari di un’altra donna, abbia chiesto di portargli un pollo del suo podere, ben spennato. La donna rimase alquanto perplessa, ma obbedì. Quando tornò alla chiesa col suo pollo senza piume, San Filippo le disse serio serio: «Mia cara, ancora non posso darti l’assoluzione se non torni al tuo podere e mi porti tutte, ma proprio tutte, le penne che hai tolto a questo pollo». La comare protestò che era impossibile, perché il vento aveva certamente sparso le penne dappertutto. San Filippo allora le disse severo: «Vedi che le parole sono come le penne del tuo pollo? Una volta sparse al vento non potrai mai più ricomporle».

Claudio Turrini