Lettere in redazione

Referendum, non è uno scontro tra laici e cattolici

Caro Direttore,il più grosso fraintendimento in tutto il dibattito in materia di fecondazione artificiale sta nel credere che la contrapposizione debba essere tra laici e cattolici, tra la Chiesa e lo Stato laico. Innanzitutto va detto che la legge 40 non è certo una legge in linea col Magistero della Chiesa, che non accetta alcun tipo di fecondazione artificiale, ed è profondamente ingiusta, anche secondo il diritto naturale. In effetti non vieta la fecondazione artificiale ma la regolamenta, impedendo semplicemente le pratiche più aberranti tra le quali la fecondazione post-mortem, l’utero in affitto, la sperimentazione sugli embrioni, la fecondazione eterologa, etc.

È vero però che migliora una situazione precedente di caos totale perciò merita di essere appoggiata anche da chi è totalmente contrario ad ogni tecnica di fecondazione artificiale.

Detto questo occorre ribadire che l’opposizione alle tecniche di fecondazione artificiale si basa sul rispetto di una legge naturale universale condivisibile da tutti al di là della fede religiosa ed accessibile col retto uso della ragione. Il diritto alla vita è il primo dei diritti ed il considerare l’uomo come fine e mai come mezzo è il cardine fondamentale sul quale poggia l’intera nostra civiltà. È evidente che la sperimentazione sugli embrioni così come l’enorme ed inevitabile sacrificio di embrioni (oltre il 90-95% di quelli prodotti) cui si va incontro con queste tecniche per arrivare al «bimbo in braccio» contraddicono questo principio.

L’embrione è persona e per affermarlo non occorre avere una fede religiosa perché lo dicono la scienza e la ragione. A riprova di ciò è utile ricordare una frase di Norberto Bobbio, «guru» della cultura laica, a proposito dell’aborto: «Mi stupisco che i laici lascino ai cattolici il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere…» Federico BonuccelliViareggio (Lu) Sono tanti, caro Bonuccelli, i fraintendimenti che rendono difficile un serio confronto sulla Legge 40. Riconosco però che il più fuorviante è certamente quello che riduce il dibattito sulla procreazione assistita a una contrapposizione tra cattolici e laici, che determina, volutamente, una schematizzazione di comodo: da una parte i «laici» che difendono il progresso scientifico ed hanno a cuore i giusti desideri di tante persone infelici, dall’altra i cattolici, insensibili ai casi umani in nome di astratti principi. È un muro che, come è stato scritto, è più resistente di quello di Berlino perché viene costantemente rialzato. E così l’impegno dei cattolici è presentato come una battaglia confessionale con la quale si vuole imporre a tutti una visione della vita, anche rispettabile, ma pur sempre di parte, dimenticando che per il mantenimento di questa legge si sono pronunciati tanti non cattolici e soprattutto scienziati che si dichiarano atei.Di fronte a queste semplificazioni è importante riportare il dibattito – e soprattutto l’attenzione – su alcuni grandi temi, sottesi alla Legge 40: la vita umana, la sua origine e il suo valore; la ricerca scientifica e le sue applicazioni; il rischio di possibili manifestazioni genetiche, nella convinzione che la nostra società futura sarà segnata dalle risposte che daremo.Sono queste le grandi questioni etiche su cui è importante confrontarsi e trovare qui, in nome della dignità umana, i possibili punti di incontro e di collaborazione tra laici e cattolici.I referendum