Lettere in redazione

Una campagna anticristiana in Europa

Caro Direttore,da decenni ormai in Europa è evidente una campagna anticristiana e soprattutto anticattolica. Certa stampa, non esclusa quella italiana, tende, con abili manipolazioni e estrapolazioni di scritti e parole, a veicolare l’immagine degli ultimi due Pontefici quasi sempre in termini ipercritici perché ritenuti «scomodi» per il loro magistero sui temi etici.

Sorprende che certe forze politiche e culturali che in un recente passato mettevano in primo piano il bene comune, oggi siano in prima linea per favorire una società individualista che privilegia i diritti personali: diritto all’aborto come mezzo di controllo delle nascite, all’eutanasia, al suicidio assistito, al matrimonio tra persone dello stesso sesso, ecc. Ma cosa hanno prodotto certe leggi in altri paesi? Se lo stanno chiedendo anche non pochi analisti laici!

Si accusa la Chiesa di ingerire in campi non di sua competenza, ma come scrive «Civiltà cattolica» da noi sembra proibito pensare ciò che è pacifico negli Usa. Impedire alle Chiese di esprimere la loro posizione su qualsiasi argomento è atto non di laicità, ma di ostracismo verso un sistema di valori che non fa parte della cultura dominante.

David Salvadoriindirizzo email

E’ purtroppo vero, caro Salvadori. Da un po’ di tempo il Parlamento europeo, contraddicendo anche in questo lo spirito di Padri fondatori, tende sempre più a varare disposizioni di legge atte a modificare, o per lo meno a influenzare, le singole leggi nazionali in materia etico-morali che vanno dal matrimonio, anche tra persone dello stesso sesso, all’eutanasia e a molti aspetti dello stesso testamento biologico. Sembra invece che interessino molto meno le disposizioni socio economiche, anche in presenza di una crisi che tocca la vita di tante persone.

Questi interventi trovano accoglienza, a seconda della maggioranza, nei Parlamenti nazionali: non molta per la verità in Italia che può contare su una maggioranza in gran parte contraria e per di più trasversale.

Ma poco importa: l’importante è creare mentalità, come si suol dire. È infatti questa una sfida prevalentemente culturale più che politica, almeno per ora. Lo scopo fondamentale è infatti quello di allontanare sempre più la cultura europea dalle sue radici che sono profondamente cristiane.

Di tutto questo bisognerà tenere conto quando il 6-7 giugno ci recheremo a votare per il rinnovo del Parlamento europeo.

Alberto Migone