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Mediterraneo, Totò Martello, sindaco di Lampedusa: molti dei problemi della sponda nord e sud sono gli stessi

“Sono molto contento di essere a Firenze per il convegno Mediterraneo Frontiera di pace. Che si riesca a parlare di pace e migranti non è una cosa da poco, solitamente chi ne parla è un ‘eroe’. Ora tutti sono costretti a farlo perché c’è una guerra in corso, ma nella normalità quando parli di questi argomenti fondamentali per la vita di tutti, quasi quasi ti guardano con il malocchio”. Lo ha affermato Totò Martello, sindaco di Lampedusa intervenuto a margine delle sessioni di lavoro che si stanno svolgendo a Palazzo Vecchio, a Firenze, in occasione del convegno Mediterraneo Frontiera di pace.

“Dobbiamo proseguire in questo percorso e continuare a incontrarci per parlare di pace, cercando di coinvolgere più gente possibile facendo pronunciare questa parola da più voci. Senza la pace non si va da nessuna parte. Do una sola colpa sia all’Italia che all’Europa: parlano di accoglienza, ma non parlano mai del fenomeno delle migrazioni. Noi ci sforziamo per accogliere, ma dobbiamo mettere un punto fermo su cos’è la migrazione e per quale motivo le persone si spostano. Dobbiamo attenerci a un documento dell’Onu che è stato preparato qualche anno fa e di cui in Italia neanche se n’è discusso, si chiama Global Compact for Migration”. Tuttavia, i sindaci delle città della sponda nord e della sponda sud del Mediterraneo hanno gli stessi problemi.

“Ho buoni rapporti con il sindaco di Safaqis in Tunisia, sono completamente abbandonati. L’ho anche fatot venire a Lampedusa una volta, abbiamo i medesimi problemi, nonostante ci troviamo su sponde diverse del mare. La solidarietà che dà l’Europa molte volte non arriva alla periferia. L’accoglienza non può essere affidata solo ai volontari, bisogna dare qualcosa di più dal punto di vista strutturale. Ogni tanto ci arrabbiamo. Quando arrivano le imbarcazioni al molo Favaloro o quando le imbarcazioni affondano all’interno delle 12 miglia delle acque di Lampedusa, non viene dato nessun sostegno ai pescatori che quotidianamente spaccano le reti, o subiscono altri danni, entrano in crisi per i danni subiti dai relitti delle carrette del mare affondate. Non sono arrabbiati per i migranti che arrivano. Abbiamo ormai un sistema talmente collaudato che garantisce sicurezza sia agli abitanti che a chi arriva dal mare. Ma si arrabbia per l’inquinamento e perché non si rispettano i tempi di prelievo, messa a secco e tantissime altre cose parallele. Queste sono le cose che ci fanno arrabbiare, non tanto il fenomeno dell’emigrazione e dell’accoglienza”.