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Usa: mons. Seitz (El Paso) su migranti al confine, «udiamo il pianto dei bambini separati da madri e padri»

Il vescovo di El Paso, Mark J. Seitz, denuncia l'inasprimento delle politiche migratorie e l'impatto sul territorio della diocesi. I vescovi Usa intervengono sulle proposte di legge in discussione al Congresso per inasprimere politiche verso immigrati.

(da New York) «Le nostre comunità da diverse settimane stanno assistendo ad azioni, al confine con la città gemella di Ciudad Juárez in Messico, che stanno turbando la coscienza cristiana». Il vescovo di El Paso, Mark J. Seitz, denuncia l’inasprimento delle politiche migratorie e l’impatto sul territorio della diocesi che vede «i ponti che uniscono le nostre città trasformarsi in cancelli d’acciaio mentre udiamo il pianto dei bambini separati dalle madri e dai padri e assistiamo alla trasformazione del porto di Tornillo in un campo profughi per minori. Perché?». L’interrogativo del vescovo si estende anche alla tragedia di Claudia Patricia Gómez González, la giovane guatemalteca uccisa da un agente di frontiera appena messo piede negli Usa dove era arrivata a piedi alla ricerca di lavoro.

«La posta in gioco è l’essere cristiani oggi, in questa oscurità», continua mons. Seitz che annuncia per il 20 luglio una processione pubblica in solidarietà con i migranti proprio perché «Cristo è nel migrante solitario che bussa alla nostra porta, in cerca di tregua. Ora, nutriamo questi fratelli, preghiamo con loro e laviamo i loro piedi». Il vescovo allarga l’invito ai leader politici e a quelli del mondo della cultura, ai giuristi e ai commercianti, a tutte le persone di buona volontà ricordando che se oggi «Gesù tornasse dalla Galilea alla Giudea, facendo il percorso che porta da San Juan Ostuncalco in Guatemala a Laredo in Texas, non arriverebbe senza finire in arresto. E continuando così neppure il Vangelo penetrerà nei nostri confini».

I gesuiti, intanto, attraverso la rivista «America», hanno proposto cinque azioni a favore dei migranti. Oltre alla preghiera e al sostegno economico delle attività caritative, il direttore p. James Martin propone, sulla scia dei vescovi, di mettersi in contatto con i rappresentanti del Congresso, i senatori, la Casa bianca ed esprimere il proprio dissenso, ricordando che le elezioni del prossimo novembre potrebbero fare la differenza. A queste tre iniziative si aggiunge l’impegno ad informarsi con «fatti e non opinioni o voci infondate e ad ascoltare direttamente le storie di migranti e rifugiati per incontrarli come persone» e si fornisce un elenco di siti attendibili tra cui l’ufficio migranti e rifugiati in Vaticano. Infine, si suggerisce di «dar voce a chi non ha voce usando la nostra voce per parlare ad amici, familiari e pubblicamente perché i migranti hanno bisogno di difensori». E magari di firmare anche una petizione contro la separazione delle loro famiglie.

Il presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale americana, mons. Joe S. Vásquez, vescovo di Austin, ha inviato ieri una lettera a tutti i membri della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti in risposta a due leggi sull’immigrazione che dovrebbero essere proposte questa settimana e che avevano già suscitato contrarietà tra i presuli statunitensi. Nella sua lettera al Congresso, Vásquez ha scritto: «Mentre vogliamo veramente una soluzione legislativa per i dreamers (i giovani arrivati bambini negli Usa illegalmente a seguito dei genitori, ndr), non possiamo, in buona fede, approvare i cambiamenti strutturali nel sistema di riforma dell’immigrazione poiché avranno un impatto negativo sulle famiglie e sulle persone più vulnerabili».

Mons. Vásquez propone di aprire un tavolo di dialogo con i legislatori per offrire nuove soluzioni e opportunità per tutti i soggetti interessati, soprattutto quelli più in difficoltà, e ricorda che da ben 18 anni la Chiesa chiede una riforma delle migrazioni. Pur apprezzando lo sforzo dei rappresentanti della Camera di trovare una soluzione legislativa per i dreamers, i vescovi insistono sul mettere fine alla separazione delle famiglie ai confini degli Usa attraverso un ordine esecutivo e chiedono che la legislazione in discussione nei prossimi giorni «sia bipartisan, offra un percorso di cittadinanza, difenda le famiglie, protegga i più fragili, sia rispettosa della dignità umana anche quando viene applicata per garantire la sicurezza delle frontiere».

Il vescovo Vasquez aveva già scritto in gennaio per opporsi al disegno di legge noto come H.R. 4760, introdotto a gennaio di quest’anno e anch’esso in discussione questa settimana, dove era evidente la riduzione dei visti per i lavoratori del settore agricolo, la riduzione dei visti di ricongiungimento familiare, i finanziamenti per edificare il muro di confine con il Messico e l’aumento degli agenti impiegati nel Dipartimento di sicurezza. Ciò che preoccupa, particolarmente, i vescovi è un secondo disegno, non ancora classificato e voluto dall’area più conservatrice del partito repubblicano. In questa proposta la Conferenza episcopale ha ravvisato «disposizioni contrarie alla dottrina sociale della Chiesa» perché vengono minate le protezioni in materia di asilo; si estendono le detenzioni dei minori e delle famiglie attraverso la costruzione di tendopoli nei pressi di Flores in Texas; vengono modificate le norme di protezione dei minori non accompagnati e possibili vittime di tratta; si propongono tagli radicali alle politiche migratorie familiari; si prospettano accordi unilaterali, senza alcun trattato o dialogo con Paesi terzi da cui provengono i migranti. «Questo disegno di legge – secondo i vescovi – aumenta considerevolmente il numero di bambini e famiglie in detenzione, il che non è accettabile».

Ieri sera, intanto, il presidente Trump ha incontrato i rappresentanti del partito Repubblicano mostrandosi disponibile ad approvare entrambe le soluzioni presentate alla Camera e, a detta di fonti interne, più propenso ad accettare la situazione di compromesso. Negli Usa le proteste popolari si allargano: a Philadelfia centinaia di persone hanno lasciato un paio di scarpe da bambino davanti all’hotel dove alloggia il vicepresidente Pence per una conferenza e un sondaggio commissionato dalla Cnn mostra che il 72% degli americani è contrario alla politica di separazione delle famiglie.