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VESCOVI TOSCANI, NO ALLA GUERRA

«La pace è un bene prezioso e fragile: richiede un più incisivo ruolo delle istituzioni sovranzionali. L’Onu non può divenire succube degli stati economicamente e militarmente più forti; occorre un rilancio del diritto internazionale e il pieno riconoscimento di organismi come il tribunale penale internazionale. Solo a queste precise condizioni potranno avere luogo interventi militari intesi come operazioni di polizia internazionale». Lo affermano i vescovi toscani nel comunicato finale sui lavori della Cet, tenutasi a Lecceto il 30 settembre e il 1° ottobre 2002.

I vescovi della Toscana, accogliendo i ripetuti e accorati appelli del Papa, si sono uniti alla preoccupazione di Giovanni Paolo II sia per i conflitti in atto, sia per quelli che potrebbero scatenarsi, e si sono uniti al suo invito alla preghiera. «Occorre poi – affermano nel comunicato – un’azione culturale per il superamento delle ideologie che alimentano la violenza in tutte le sue espressioni: la follia terroristica, la teoria e la pratica della guerra preventiva, le operazioni di ritorsione e rappresaglia, l’ulteriore liberalizzazione del commercio delle armi».«Ricollegandoci all’insegnamento del Concilio Vaticano II, – affermano ancora i vescovi toscani – riteniamo necessario passare dalla legittimazione della guerra alla promozione della pace. La stessa garanzia della sicurezza non può essere accentuata unilateralmente: accanto alla vigilanza sulle situazioni che potrebbero originare nuovi conflitti, un futuro di pace per l’intera umanità richiede condizioni di maggiore giustizia distributiva planetaria e quindi progetti generosi e lungimiranti in cui le nazioni più ricche concorrano allo sviluppo economico, umano e sociale di quelle povere e poverissime».

Dai vescovi toscani il no alla guerra. (Cet 30 settembre-1° ottobre 2002)