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Giovanni Paolo II, una grande eredità di fede, speranza e amore

di Vittorio CitterichQuando morì Giovanni Paolo II, un anno fa, credo che in tutto il mondo, e specialmente fra di noi che l’abbiamo conosciuto da vicino, sia corsa una duplice sensazione. Una sensazione di sofferenza gravissima, naturalmente, per la perdita incolmabile di una persona straordinaria che ci è stata accanto, guidandoci, per più di venticinque anni della nostra vita. E, nello stesso tempo, una sensazione di serenità, quasi di sollievo, per la certezza che questa persona straordinaria, Karol Wojtyla, aveva raggiunto il Signore della pace e della vita, il Signore al quale aveva dedicato tutti i suoi giorni.

Questa duplice sensazione si espresse nel grido «santo subito» che uscì d’istinto dalle folle emozionate e plaudenti nel tempo inevitabilmente triste dell’ultimo commiato. La lezione di vita del Papa giovane, del Papa bello ed atletico che ci aveva sorpresi e trascinati con quel coraggioso grido iniziale («Non abbiate paura!») si era fatta quasi più intensa, più limpida, nei giorni della sofferenza più acuta, della voce affaticata, del volto deformato dalla malattia. Per chi, come noi giornalisti, ha avuto il privilegio di seguirlo passo dopo passo, accompagnandolo nei viaggi, nei gesti arditi quanto le parole, invecchiando persino dietro a lui, rimane un lascito indimenticabile di fede, di speranza e di amore.

Ma non è soltanto questione di giornalisti perché, invero, noi siamo stati piuttosto testimoni di più di una generazione di giovani che è stata «contaminata» dalla fede, dalla speranza e dall’amore di Giovanni Paolo II. Come attraverso quella straordinaria e sempre attuale preghiera per la pace al cospetto della guerra del Golfo del gennaio 1991: «Dio dei nostri padri, grande e misericordioso, Signore della pace e della vita, Padre di tutti. Tu hai progetti di pace e non di afflizione, condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei violenti. Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani, a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia. Ascolta il grido unanime dei tuoi figli, supplica accorata di tutta l’umanità: mai più la guerra avventura senza ritorno, mai più la guerra spirale di lutti e di violenza… In comunione con Maria, la Madre di Gesù, ancora Ti supplichiamo…Parla al cuore dei responsabili dei popoli, ferma la logica della ritorsione e della vendetta, suggerisci con in tuo Spirito soluzioni nuove, spazi di dialogo e di paziente attesa più fecondi delle affrettate scadenze di guerra. Concedi al nostro tempo giorni di pace. Amen».

Un breve frammento, è vero, di tante orazioni e tanti documenti di un magistero lungo e splendente. Ma siccome ero presente, in Vaticano, il giorno che Giovanni Paolo II pronunciò quella supplica purtroppo inascoltata, in questi giorni ancora travagliati, a un anno dalla sua morte, sento urgente il dovere di tramandarne la memoria per la generazione dei miei nipoti.