Opinioni & Commenti

Il cuore della città: la cattedrale

di Franco Cardini

Noialtri, in Toscana, non diciamo mai «la cattedrale»: diciamo «il duomo», che ci pare termine meno solenne, più colloquiale e al tempo stesso in un certo modo più imponente. In fondo abbiamo ragione: nel senso che la parola «duomo» è un francesismo che, a propriamente parlare, indica la cupola. A rigore, quindi, una cattedrale senza cupola non ha diritto a venir definita «duomo». Eppure, come cristiani ed europei, la parola «cattedrale» ci affascina. Ed è in effetti uno dei termini-chiave della nostra cultura e della nostra tradizione.

L’ombra profonda delle cattedrali invade e sovrasta le città medievali, con le sue guglie, i suoi rosoni, le sue finestre dai vetri istoriati e policromi, i suoi portali scolpiti nei quali trionfano angeli e santi ma anche si annidano demoni e mostri da bestiario. Ciò, almeno, nel nostro immaginario, in cui il medioevo ha troppo spesso i toni e i colori di Victor Hugo, di Eugène Viollet-le-Duc, di John Ruskin. Alla cattedrale, lo stesso Ken Follet ha dedicato I pilastri della terra, uno dei suoi best sellers più noti. Il mistero circonda le pietre delle cattedrali, aleggia attorno alle sue torri. Sovente, sulle sue pareti o sul suo pavimento è effigiato un motivo che sembra riassumere la profondità dei segreti medievali, il Labirinto.

Sulle cattedrali del medioevo, in effetti, si è fatta molta, troppa letteratura: specie esoterica. Esiste una massa ingente di leggende  sui costruttori delle cattedrali del medioevo, i «Maestri» e i «Compagni» identificati come i fondatori delle logge massoniche ai quali sarebbero arcanamente giunti i segreti architettonici delle antiche piramidi egiziane e del Tempio di Salomone a Gerusalemme.

Che cosa c’è di vero, in tutto ciò? La cattedrale è senza dubbio anzitutto una grande espressione religiosa; simbolicamente, essa è immagine della Gerusalemme celeste secondo l’Apocalisse.

Ma procediamo con ordine. Anzitutto, una cattedrale è la chiesa nella quale il vescovo tiene la sua cattedra, è quindi il centro della diocesi: e, dal momento che nella tradizione cristiana le diocesi hanno sempre un centro urbano, la cattedrale è il cuore stesso della città. Ciò resta vero anche se – come talvolta accade – la chiesa cattedrale non è situata nel centro esatto dell’antico centro storico di certe città, specie quelle di fondazione romana: ed è evidente il perché. Le più antiche cattedrali si edificarono tra IV e V secolo, in Oriente come in Italia o nella Gallia meridionale, super sanguinem martyrum, vale a dire nel luogo stesso in cui il martire protettore della diocesi era stato giustiziato o sepolto: per la legge romana, i luoghi della giustizia capitale e delle sepolture dovevano essere rigorosamente extraurbani. In altri casi invece la cattedrale prendeva il posto di grandi edifici civili: come a Treviri, dove l’imperatrice Elena madre di Costantino trasformò in pieno IV secolo in chiesa il palazzo imperiale. Ma è soprattutto nelle città fondate ex novo nel medioevo, quelle dell’Europa centrale o orientale, che la cattedrale figura al centro dell’impianto urbano.

Le cattedrali possono, quindi, essere anche relativamente piccole, relativamente modeste, come avvenne almeno fino all’XI secolo circa, quando le chiese più grandi erano semmai, nella Cristianità occidentale, alcune abbaziali. Ma a partire dall’XI secolo le cattedrali cominciarono a diventar sempre più grandi: quelle già esistenti vennero ampliate, mentre le nuove presero a gareggiar in immensità di proporzioni  fino a diventare dei colossi, degli splendidi mostri che dominavano la città sottostante. Ancor oggi, quando ci si  avvicina in auto a una città come Chartres, che ha mantenuto intatto anche se molto restaurato il suo nucleo medioevale o neo-medioevale, si ha l’impressione ch’essa sia tutta addossata, arroccata intorno alla sua enorme cattedrale.

Eppure, non bisogna lasciarsi ingannare da questo dato fino a dedurne che il potere vescovile fosse nelle città medievali progressivamente aumentato tra XI e XIII secolo, cioè durante i tre grandi secoli delle cattedrali e della loro costruzione. Anzi, è vero il contrario. I vescovi avevano nell’XI secolo un grande potere sulla città, ne erano spesso i signori quasi assoluti. Ma i loro successori del XII-XIII secolo furono da un lato costretti a far i conti con poteri cittadini più sviluppati e articolati, dall’altro furono costretti a subordinarsi alla potestà pontificia che ormai li controllava e li dominava.

La crescita in bellezza, grandezza e importanza della cattedrale, proprio fra XII e XIII secolo, si deve proprio all’articolarsi e allo svilupparsi dei poteri e, bisogna aggiungere, delle ricchezze e delle forme del sapere presenti nella città. La chiesa del vescovo e gli edifici ad essa annessi videro aumentar la loro importanza comincia a ingrandirsi perché sede anche della scuola vescovile, nel XII secolo primo nucleo di molte future università, e anche di quei chierici che la servivano e vi officiavano, i canonici, i quali avevano varie volte riformato il loro modo di organizzarsi e vivevano in comune come monaci secondo una regola già stilata nel V secolo da Sant’Agostino, ma poi più volte rivista e aggiornata.

I canonici erano tutt’altro che preti comuni: anzi, molto spesso erano membri della grande aristocrazia cittadina. «Aver voce in capitolo», espressione poi passata in proverbio, deriva appunto da queste istituzioni. Il capitolo era il luogo nel quale i canonici sedevano a consiglio. Avere «una voce», quindi un loro membro all’interno del capitolo, per le grandi famiglie cittadine significava potere quindi contribuir a governare la città.

Ma non dimentichiamo che la cattedrale era un grande cantiere. Le abbaziali dei secoli X-XI si erano caratterizzate per il loro stile detto «romanico»: prevalere dei pieni sui vuoti, possenti archi a tutto sesto, grandi costruzioni dall’andamento riposato nelle quali l’orizzontale prevale sul verticale. Ma i maestri del XII-XIII secolo, di solito personaggi itineranti che avevano avuto anche esperienze costruttive orientali e avevano appreso nuove regole di statica e di matematica, introdussero un nuovo stile, più tardi detto «gotico»: uno stile agile, proteso verso l’alto, caratterizzato dal prevaler degli archi acuti e dei vuoti sui pieni; un’architettura agile, eterea quasi, apparentemente perfino fragile anche se  in realtà non lo è affatto.

Il periodo glorioso delle cattedrali si situa fra la metà del XII secolo e la metà del XIII. Nel 1157, veniva fondata la cattedrale di Laon; nel 1163, quella di Notre-Dame di Parigi; nel 1200 infine, dopo l’incendio del 1194, si completava la cattedrale di Chartres. Qualcuno ha pensato, forse un po’ deterministicamente, che il gotico prevalga nel basso medioevo in quanto stile caratteristico di città nelle quali non c’era spazio: tutto era costretto a restringersi e a tendere all’alto. In un qualche modo, quindi, Chartres come Manhattan: la ragione per cui le cattedrali gotiche sono così sviluppate in altezza, sarebbe analoga a quella per cui i grattacieli del XX secolo hanno acquistato quell’aspetto che conosciamo. Del resto, gli architetti dei grattacieli si sono rifatti  molto spesso proprio all’architettura gotica. La realtà, forse, è un po’ più complessa e un po’ meno deterministica: tuttavia è vero che il gotico, con i suoi grandi maestri da Villard de Honnecourt ad Arnolfo di Cambio, ha inciso sulla nostra sensibilità estetica come pochi altri stili.

La cattedrale era molto grande anche perché essa era adibita a vero e proprio «edificio pubblico», in cui tutta la cittadinanza avrebbe potuto esser contenuta. Solo nel corso del Duecento, difatti, si sviluppò in Europa una vera e propria architettura pubblica civile urbana. Nuova Gerusalemme e luogo d’incontro e di discussione, la cattedrale era, insieme, acropoli e agorà della città medievale. Insieme con i santuari sedi dei grandi pellegrinaggi e con le università, le cattedrali hanno davvero costruito l’Europa.