Opinioni & Commenti

Legge elettorale regionale: non è più tempo di specchietti per le allodole

di Leonardo Bianchi

L’approssimarsi della scadenza per le elezioni regionali in Toscana fra poco più di due mesi e l’ammissibilità del referendum consultivo al fine di reinserire una preferenza tra i candidati all’elezione del Consiglio regionale tornano a porre all’attenzione dei cittadini toscani il tema della legge elettorale regionale.

Come è noto, quella vigente in Toscana – che ha fatto su questo punto scuola al legislatore nazionale – prevede, abolito il voto di preferenza, il voto dell’elettore su liste provinciali bloccate collegate ad un candidato Presidente della Regione, sostenuto dal cosiddetto listino di cinque candidati consiglieri, che sono i primi ad essere eletti nel caso di vittoria del candidato Presidente collegato. Si tratta di un modello estremamente rigido, in cui l’ordine di lista nelle liste provinciali bloccate (oltreché nel listino) corrisponde all’ordine di elezione: le conseguenze di questo modello sono ancor più gravi nel sistema politico regionale più stabile in Italia, quello toscano per l’appunto.

La conseguenza più diretta è che, quando il periodo di campagna elettorale formalmente inizierà – subito dopo la presentazione delle liste –, in realtà al contrario sostanzialmente terminerà, perché sarà già chiara, prima dell’inizio della competizione, la composizione del futuro Consiglio regionale, come è stato dimostrato più volte per le elezioni sia politiche sia regionali proprio su questo giornale (né le limitate modifiche apportate nel 2009, compresa la riduzione del numero dei consiglieri da 65 a 55, si dimostrano in grado di affrontare il cuore del problema): il fatto che tale sistema sia stato scelto da un accordo ormai stabile tra i due maggiori partiti politici, rispettivamente di maggioranza e di opposizione, rende per certi versi più grave la situazione.

Ma è anche vero che non sarà un referendum consultivo ritenuto ammissibile dallo stesso Consiglio regionale in «articulo mortis» della legislatura a cambiare alcunché, essendone la celebrazione prevista ad elezioni ormai avvenute, tanto è vero che l’ammissibilità è stata dichiarata all’unanimità del Consiglio: per essere davvero rilevante, l’iniziativa dei promotori avrebbe dovuto essere esercitata prima, anche su questo punto si gioca la lungimiranza di una classe politica lucida e determinata nel difendere la qualità della nostra democrazia.

Di fronte a questa situazione, si assiste, da un lato, al fatto che nelle opposizioni, conservatrice e moderata, un nucleo ristretto di persone verosimilmente deciderà ancora una volta al riparo di ristrette conventicole oligarchiche o familistiche operanti nella massima riservatezza non semplicemente i candidati, ma gli eletti, dall’altro, ad un Pd che non è stato capace di mobilitare in vista delle elezioni primarie il corpo elettorale regionale, essendo la competizione più significativa, quella per la candidatura del Presidente della Regione, previamente decisa dall’establishment del partito (il che stride ancor più se raffrontato alla vicenda delle elezioni primarie svolte da quel partito per il Sindaco di Firenze nello stesso anno), né per il listino – per cui si è scelto di compilare prima i candidati e di non fare le elezioni primarie –, la ratio della cui istituzione fu invece a suo tempo proprio quella di consentire l’elezione di candidati (in caso di vittoria del candidato Presidente collegato) che non si potessero avvalere degli apparati organizzativi dei partiti, e che, al contrario, è ormai diventato il ricettacolo dell’establishment del Pd toscano (e non solo, viste le note «perle», come quella dell’accordo tra i vertici del Pd e del Ps, della cui voluta segretezza i cittadini hanno ben capito i motivi), né per le liste provinciali, che hanno esercitato appeal non nel corpo elettorale ed in particolare nelle formazioni non organizzate in partiti – la cosiddetta società civile – , visto che è stato registrato un crollo dell’affluenza tanto più significativo in Toscana e che candidature credibili non di partito non hanno registrato successo, ma certamente nell’entourage dell’establishment del Pd, con risultati prevedibili (e previsti), e dunque con un effetto finale sicuramente anche in questo caso insoddisfacente e che tende ad allontanare ancora una volta i cittadini dalle istituzioni, proprio quando sarebbe più che mai strategico il risultato opposto.legge elettorale: non è più tempo di specchietti per le allodole È il momento, allora, che siano i cittadini ad allertare le forze politiche per il recupero di un vero rapporto di servizio alla cittadinanza di chi opera nelle istituzioni: non è più tempo di veterocollateralismi, né di specchietti per le allodole, ma, proprio perché in Toscana, di un genuino recupero da parte dei partiti della funzione di fondamentali strumenti della partecipazione loro assegnata dalla Costituzione repubblicana e dallo Statuto toscano.