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AFGHANISTAN AL VOTO, PRIMO PASSO VERSO LA DEMOCRAZIA

Si aprono oggi in un clima di massima allerta le prime elezioni presidenziali dirette in Afghanistan. Dieci milioni di uomini e donne afgane sono chiamati a scegliere il loro Presidente da una lista di 16 candidati, nella quale spicca l’attuale capo di Stato ad interim, Amid Karzai; altri 740.000 afgani rifugiati in Pakistan potranno esprimere il loro voto, come pure 600.000 profughi in Iran. L’appuntamento elettorale cade negli stessi giorni in cui tre anni fa iniziò l’offensiva angloamericana contro il regime fondamentalista dei talebani, che aveva rifiutato di consegnare a Washington il terrorista Osama bin Laden all’indomani dell’attentato al World Trade Centre di New York e al Pentagono nel settembre 2001. I guerriglieri talebani, che nell’ultimo anno sembrano aver riorganizzato le forze nel sud del Paese e ottenuto il supporto di gruppi tribali oltre il confine con il Pakistan, nella provincia della Frontiera del NordOvest, hanno promesso di impedire con ogni mezzo il voto.

Tra giovedì e venerdì, almeno 24 razzi sono stati lanciati in diverse località dell’Afghanistan: due sono caduti nei pressi del quartier generale delle forze della coalizione a Kabul. Uno dei razzi è esploso nel parcheggio del prefabbricato dove è stato allestito l’ufficio per l’accredito dei giornalisti, mentre il secondo vettore è caduto senza scoppiare. Altri quattro ordigni sono stati lanciati a Jalalabad, 180 chilometri a sud est della capitale, dove due bambini sono rimasti feriti, e le forze dell’ordine hanno arrestato un pakistano e afgano con indosso 12 bombe con le quali volevano probabilmente farsi esplodere su un autobus. Ma forse il segnale più inquietante viene dal distretto della città di Kandahar, già roccaforte dei talebani e nei cui dintorni continuano ad essere attivi i miliziani ‘studenti di Dio’. Grazie a una ‘soffiata’, forze dell’ordine afgane e soldati americani hanno intercettato e bloccato un’autocisterna con 40.000 litri di benzina e con i pneumatici imbottiti di esplosivo. “È evidente che l’obiettivo era far esplodere il camion a Kandahar (durante le elezioni)” ha detto il colonnello Ishaq Piman, portavoce del ministero della Difesa afgano, aggiungendo che “avrebbe causato centinaia di morti e il processo elettorale nella zona sarebbe stato compromesso”.

Centomila uomini armati sono stati dispiegati per proteggere il voto; tra questi 18.000 sono soldati americani, 9.000 militari della forza di pace (Isaf) dei Paesi Nato, 14.000 soldati e 3.000 poliziotti afgani, a cui si aggiungono le milizie dei vari ‘signori locali’ alleati del governo. Le previsioni danno quasi per certa la vittoria di Amid Karzai, che gode dell’appoggio internazionale sebbene negli ultimi tempi il suo credito in Afganistan – dove la situazione resta critica sia sul piano della sicurezza interna che dell’economia – è andato affievolendosi. I suoi principali rivali sono il generale uzbeko Abdul Rashid Dostum e l’ex-ministro dell’educazione, il tagiko Yunus Qanuni. Vincerà chi otterrà il 51% dei voti, altrimenti si procederà al ballottaggio.Misna