Toscana

Accreditamento sociale, quel nodo da sciogliere

di Federico Fiorentini

Nelle prossime settimane doverebbe scioglersi il nodo riguardante la proroga dell’attuazione della Legge Regionale 82 del 2009 del 28 dicembre 2009, concernente l’accreditamento delle strutture e dei servizi alla persona svolti in regime di convenzione con Comuni, Asl e Società della Salute. Una legge che indica i requisiti che soggetti pubblici e privati operanti nel settore sono chiamati a soddisfare, stabilendo inoltre un sistema di verifiche atte a controllare l’effettiva adesione a questi standard. Attualmente il termine per presentare la documentazione è fissato per il prossimo 21 settembre; tuttavia, durante un’audizione della Commissione regionale della Sanità (tenutasi il 22 luglio), la quasi totalità degli addetti ai lavori si è trovata d’accordo nel chiedere alcune correzioni e chiarimenti al testo della normativa, e in particolare di posticipare l’imminente scadenza di almeno un anno. Secondo il vicepresidente della Commissione Stefano Mugnai, dunque, è necessario fornire «regole chiare e interpretazioni univoche» ai soggetti interessati, che «si trovano a muoversi entro un quadro normativo incerto e nebuloso». Senza la proroga, prosegue il vicepresidente, si andrebbe incontro «a una lesione delle opportunità di accesso delle strutture private, ma anche pubbliche, all’accreditamento». Il 29 luglio, di fronte alle insistenze della Commissione, i rappresentanti della Giunta toscana hanno assicurato che verranno apportate le modifiche richieste, presentandole a inizio settembre al Consiglio regionale, livello istituzionale deputato alla loro approvazione.

Per tentare di chiarire la questione ci siamo rivolti ad Andrea Del Bianco, in precedenza segretario dell’ex assessore regionale alle Politiche Sociali Gianni Salvadori (in carica durante la Legislatura che ha voluto la normativa), e attualmente all’interno di Esprit Toscana, società consortile (che dal 2003 opera per lo sviluppo organizzativo del terzo settore) impegnata in un progetto – promosso anche da Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana) – che prevede un servizio gratuito di assistenza alle associazioni chiamate a presentare la documentazione necessaria all’accreditamento.

Cosa si intende esattamente per «accreditamento sociale»?

«Si tratta di un sistema volto ad accertare il livello qualitativo delle attività di cooperative sociali, associazioni di volontariato e strutture private, affinchè gli enti pubblici che vi fanno ricorso per erogare servizi sanitari e assistenziali abbiano la sicurezza di poter contare su partner qualificati. L’accreditamento assume particolare rilievo nelle gare di appalto: i soggetti che intendano stilare o rinnovare delle convenzioni devono soddisfare infatti una serie di requisiti, dimostrando un’adeguata capacità gestionale, pena l’esclusione dalle gare».

Sembra possa esserci una proroga dell’attivazione del sistema di accreditamento. Per quale motivo?«Nonostante la definizione dei requisiti sia scaturita da un percorso lungo e concertato con tutti i soggetti coinvolti, all’atto pratico alcuni di questi si sono resi conto di non essere ancora pronti, o hanno incontrato problemi nella comprensione di alcune norme. Un problema che tuttavia riguarda soprattutto cooperative e privati: le associazioni di volontariato – e non solo le più note e ramificate, come Caritas e Misericordia – sarebbero in larga parte preparate alla consegna della documentazione, grazie anche a iniziative come quella di Esprit, società nella quale sono impiegato, che hanno agevolato il loro interfacciarsi alla Legge Regionale».

Quali vantaggi porterà al cittadino l’accreditamento sociale?

«Anzitutto la certezza della qualità delle strutture cui ci si rivolge: le verifiche operate dalle commissioni competenti permetteranno di monitorare il livello dei servizi che le diverse istituzioni sono in grado di offrire. Verrà inoltre introdotta l’opportunità di indicare personalmente il soggetto cui appoggiarsi: fino ad oggi è stato il sistema sanitario a indirizzare l’utente verso un dato erogatore di servizi. Con l’accreditamento sarà invece possibile indicare la realtà assistenziale preferita. In questo modo, per esempio, si potrà scegliere di rivolgersi sempre a un’associazione di volontariato con la quale ci si è trovati particolarmente bene, o che presenta caratteristiche che avvertiamo come essenziali: i credenti potranno ricorrere a strutture nelle quali potranno ricevere quotidianamente i sacramenti, mentre, al contrario, alcuni cittadini potrebbero sentirsi più a loro agio all’interno di associazioni di stampo laicale».

In conclusione, ritiene che la proroga richiesta a luglio abbia motivazioni valide?

«Potrebbe sembrare strano, dato che mi occupo di consulenza, e ogni dilatazione dei tempi operativi dovrebbe trovarmi favorevole, ma non penso che la proroga sia indispensabile, dato che l’iter che ha portato alla definizione della Legge, del quale sono stato testimone, ha prodotto un testo comprensibile, che prevede requisiti ragionevoli. L’importante, comunque, è che tutti i soggetti coinvolti – non solo le associazioni, ma anche gli stessi enti locali, chiamati a valutare le documentazioni e operare le verifiche – prendano confidenza con i termini della normativa, che porterà indubbi vantaggi a tutto il sistema. Se dunque con la proroga si eviteranno confusione e disguidi, non potrà che essere la benvenuta».