Toscana

Acqua e fuoco, le «performance» non bastano

DI MARCO LAPIAcqua, fuoco, acqua, fuoco… Non sono solo classici suggerimenti per bambini impegnati nelle più disparate cacce al tesoro dei bambini, magari in una mattina di Natale dove la frenesia di scartare i sospirati regali deve fare i conti con due genitori in vena di scherzi che te li fanno sospirare fino all’ultimo. No, acqua e fuoco, due dei quattro elementi-base della filosofia greca antica, sono anche due grandi minacce nel campo delle calamità naturali. Il nostro Paese ne sa qualcosa e la Toscana non è certo da meno: secondo due ricerche portate avanti da Legambiente, nella nostra regione sono a rischio idrogeologico (comprendente il pericolo di frane e alluvioni) ben il 98% dei comuni e il 90% delle abitazioni, mentre nel 2004 i comuni toscani colpiti da incendi boschivi sono stati ben il 49% del totale.

A fronte di un quadro così poco rassicurante non mancano però aspetti positivi: sempre secondo i due studi di Legambiente, in Toscana il 51% dei comuni «intervistati» ha svolto un lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico e la nostra regione, in questa speciale classifica, è seconda dietro alla Liguria che vanta un dato pari al 56%. E anche nel campo della mitigazione del rischio incendi boschivi la Toscana può vantare lo stesso 51%, anche se in questo caso è preceduta da sette regioni, prima delle quali ancora la Liguria con il 90%.

Ma sono toscani i comuni in testa alle due graduatorie nazionali: Montemurlo, in provincia di Prato, per il rischio idrogeologico, e Villa Collemandina, piccolo centro garfagnino, per la prevenzione degli incendi. Due «portabandiera» che sono stati premiati mercoledì 21 in Regione, nel corso di una conferenza stampa di presentazione di questi due nuovi dossier di Legambiente che, pur non avendo ancora trovato la partecipazione di un numero consistente di amministrazioni, si propongono tuttavia come iniziative di grande importanza quantomeno per la sensibilizzazione su questi problemi.

Da notare anche che per la prevenzione del rischio idrogeologico hanno ottenuto un voto assai positivo anche Seravezza, Ponsacco, Signa, Quarrata, Lucca e Aulla, mentre sul fronte incendi hanno dimostrato di difendersi meglio Tavarnelle Val di Pesa, ancora Lucca, Camaiore, Scarlino, Castelnuovo Val di Cecina, Castiglione della Pescaia, Siena, Riparbella, Quarrata e Capraia e Limite. «Nonostante dalla nostra regione provengano segnali positivi nella prevenzione degli ecorischi – ha dichiarato il presidente di Legambiente Toscana Piero Baronti, che ha presentato i risultati dei due studi assieme all’assessore regionale all’ambiente Marino Artusa – per quanto riguarda quello idrogeologico è emersa la necessità di iniziare a delocalizzare le abitazioni a rischio e concretizzare interventi di messa in sicurezza su questi territori, mentre per ciò che concerne il rischio incendi è necessario sviluppare al massimo le attività di prevenzione anche con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato».

Significativo, proprio dal punto di vista del rischio idrogeologico, è il giudizio sui quattro capoluoghi di provincia «esaminati»: pur nella diversità della valutazione complessiva (Lucca e Prato meglio di Grosseto e Siena), tutti hanno raccolto un giudizio negativo sul versante dell’urbanizzazione delle aree a rischio e positivo sul fronte dei piani emergenza. Come dire, insomma, che se i buoi scappano siamo pronti a correr loro dietro, ma intanto si continua a tenere la stalla aperta… Speriamo che il quarantesimo anniversario dell’alluvione, i cui programmi sono stati presentati nello stesso giorno, sia l’occasione – com’è nelle intenzioni dei promotori – per fare ulteriori e ancor più concreti passi avanti sul fronte della prevenzione del rischio.