Toscana

Circoli Acli-Mcl, non solo bar

Si è tenuta nei giorni scorsi a Prato la conferenza dei Circoli toscani del Movimento cristiano lavoratori. Nel dibattito sono emersi vari problemi che sono comuni anche ai Circoli che fanno capo alle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani. Ecco un nostro «viaggio» nella realtà dei circoli toscani.

Le Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani (sito: www.acli.it), sono un’associazione di laici cristiani, nata nel 1945, che, attraverso una rete di circoli, servizi, imprese e progetti, favorisce forme di partecipazione e di democrazia. Conta oggi in Italia oltre 980.000 iscritti e 8.000 strutture territoriali, tra cui 4.000 circoli, 105 sedi provinciali e 21 regionali. Gli utenti raggiunti dai diversi servizi sono ogni anno circa 3 milioni e mezzo. Tra i principali settori di intervento delle Acli: la tutela e la promozione dei diritti sociali e l’educazione alla cittadinanza attiva; l’assistenza previdenziale (Patronato) e fiscale (Caf); la difesa dell’ambiente (Anni Verdi) e del consumatore (Lega consumatori Acli); la formazione professionale (Enaip), la creazione e promozione di cooperative e, più in generale, di lavoro associato (Solaris); l’animazione culturale (Unasp) e sportiva (Us Acli); il turismo sociale (Cta); l’impegno per la pace (Ipsia); l’impegno con gli immigrati (Acli Colf e Progetto Immigrati). Attualmente, l’Associazione è presente in quasi 30 Paesi nel mondo, con esperienze antiche ed iniziative nuove.

Il Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl, sito: www.mcl.it) nasce nel 1970 ma la fondazione ufficiale risale all’8 dicembre 1972, data dell’assemblea di riunificazione tra le due componenti che avevano abbandonato le Acli, per non aver condiviso le motivazioni, le prospettive e soprattutto i risvolti sul piano ecclesiale e sociale, collegati alla «svolta socialista». La sua diffusione è oggi molto forte in Toscana, dove furono molti i Circoli Acli a diventare Mcl. Come le Acli, anche l’Mcl svolge tutta una serie di servizi sia di animazione culturale, che di formazione al lavoro (Efal) o di aiuto contributivo e fiscale (Caf) e di patronato (Sias).

La carta vincente è il legame con la parrocchia

di Fabio Barni

E’ una settimana densa d’appuntamenti, concentrati in pochi giorni e tutti in Toscana. Importante, per la base, quello di sabato 17 a Prato, dove si sono ritrovati i rappresentanti di tutti i circoli Mcl della regione. Per il Movimento cristiano lavoratori, tenere aperte le porte dei 400 «circolini» parrocchiali toscani è un bell’impegno, a volte con la fatica di strappare una convenzione a Sky per le partite di calcio e in altri casi con il problema dell’accoglienza di ospiti stranieri che non sempre riescono a capire che il circolo non è un bar. La «Conferenza regionale» dei circoli, del resto, è stata preceduta e seguita, a Firenze, da due appuntamenti di rilievo nazionale. Fra enti di servizio, azione politica (ma non partitica) e soprattutto sociale, l’attività targata Mcl è vasta. Quella sotto il campanile è la più visibile, capace di affrontare problemi vecchi e nuovi, fra i quali – come hanno evidenziato alcuni presidenti – il comportamento da tenere con chi mostra ben poco rispetto per un luogo che è comunque cristiano. Soluzione? La pazienza, il legame forte con la parrocchia e la fedeltà ai propri valori. Anzi, su questi ultimi si può lavorare. A chi lamenta che spesso al circolo si gioca e basta, si può rispondere con l’organizzazione di eventi d’approfondimento, a cominciare da quelli attualissimi dell’inizio e della fine della vita.

Quella di base è insomma attività vasta che copre tutti i campi nei quali si coltiva, con l’humus della Dottrina sociale della Chiesa, la vita d’una comunità. Da quella nazionale a quelle, come detto, di frazioni, paesini e parrocchie. Ed ecco che a Prato, sabato passato, l’Mcl ha dedicato una mattinata intera e buona parte del pomeriggio ai circoli. Appuntamento, partecipato, in palazzo Novellucci, sede della Provincia pratese che il presidente dell’ente, Massimo Logli, ha messo volentieri a disposizione. Poco importa, come ha detto nel suo intervento, che il numero uno della Provincia sia nato nelle Acli. Chi s’ispira ai valori cristiani era il benvenuto. Sabato mattina in tanti, visto che la sala era piena e che i presidenti di circolo, o i loro rappresentanti, sono arrivati da tutta la Toscana.

A far gli onori di casa, oltre al presidente della Provincia e al vescovo della città prescelta per l’appuntamento, monsignor Gastone Simoni, c’era ovviamente il presidente regionale dell’Mcl, Federico Gorbi. Proprio quest’ultimo, nell’introdurre i lavori veri e propri dopo i saluti del vescovo e del presidente provinciale, ha ricordato che «la richiesta della presidenza nazionale di tenere una conferenza dei circoli è stata accolta volentieri». Parole confermate dalla grande presenza di presidenti o loro delegati. A margine della conferenza, inoltre, Gorbi ha spiegato che «la realtà dell’Mcl in Toscana è ampia, larghissima e cerca di cogliere tutti gli aspetti della vita sociale. Ora più che mai, in tempi di crisi».

Ma procediamo con ordine. Lasciato il microfono, Gorbi ha potuto ascoltare, con gli altri, la relazione del segretario generale del Movimento, Inchingoli, e gli interventi di monsignor Rosso e di don Deboli, assistenti ecclesiastici nazionale e regionale. L’assistente pratese, monsignor Milesi, ha da parte sua celebrato la Santa Messa che, alle 16,30 ha in pratica chiuso la giornata pratese dell’Mcl nella chiesa di San Domenico, la più grande della città.

Di che cosa si è parlato? Di molto, per non dire di tutto sia pure con sobrietà e con attenzione quasi certosina ai temi della vita e ai problemi della comunità, che rappresentano i «luoghi» nei quali anche l’azione dei circoli dovrà farsi sempre più pressante, fra perdita dei valori veri e crisi economica che si registrano di questi tempi. I presidenti dei circoli hanno evidenziato due ordini di problemi: uno più sociale (al quale abbiamo fatto cenno) e un altro più pratico, amministrativo e burocratico. Riguardo al secondo, l’Mcl regionale sta preparando una guida utile che comprenda tutte (o quasi) le risposte per condurre un circolo nel rispetto delle norme.

Trentamila soci e centinaia di sedi in tutta la RegioneDecine di migliaia di soci, almeno trentamila, per centinaia di circoli sparsi in tutta la regione. I numeri dell’Mcl toscano si danno con qualche difficoltà. Sono grandi e sono a disposizione – parola del presidente regionale Federico Gorbi – dell’intera comunità cristiana e di tutti i cittadini toscani. Già, perché accanto ai circoli parrocchiali «che sono la parte più evidente della nostra attività», il presidente regionale ricorda che ci sono tutti gli enti di servizio. A cominciare dal patronato Sias dal quale (certo non da solo) proprio in questi mesi stanno arrivando e arriveranno risposte e servizi per cercare d’arginare i risvolti negativi del difficile momento economico.vServizi a parte, «dalla crisi si esce con la fraternità – avverte Federico Gorbi a margine della Conferenza regionale di Prato – e con l’impegno di tutti. Ci possono essere divisioni anche al nostro interno – spiega – ma si tratta al limite di divisioni partitiche e non politiche, perché a ispirare tutti noi è la Dottrina sociale della Chiesa». Non solo. «Siamo cristiani e vogliamo appunto proporre la fraternità come risposta alla crisi che non è, guardando al mondo del lavoro, soltanto quella economica ma è anche, purtroppo, quella dei troppi infortuni che continuiamo a registrare sui posti nei quali si lavora».

In altre parole, dall’Mcl viene più di un appello, ma una proposta anche articolata per la salvaguardia del reddito delle famiglie e, dunque, della loro coesione, e l’attenzione alle imprese con la richiesta di mantenere i livelli occupazionali e di darsi da fare per scongiurare le tragedie sul lavoro. «Non siamo un partito o un sindacato – conclude Gorbi – Ma discutiamo con tutti, a cominciare dai sindacati stessi».

IL CIRCOLO MCL:Castelfranco, duecento soci e un’attività molto intensa

di Franco Giunti

Quasi duecento soci, un consiglio direttivo con un’età media di trentacinque anni, un’attività intensa e diversificata nell’arco di tutto l’anno, locali ampi e modernissimi. È questo, in sintesi, il Circolo Mcl di Castelfranco di Sopra, nato sessant’anni or sono come Acli per volere dell’allora parroco mons. Oscar Bucci e di un gruppo di amici e diventato nel 1972 Movimento Cristiano Lavoratori. Un Circolo con una lunga storia alle spalle, punto principale di aggregazione per quei cattolici impegnati in politica che hanno amministrato ininterrottamente il Comune dal dopoguerra fino al 1995 e per gran parte della cittadinanza. Oggi alla guida del Circolo c’è un consiglio con diversi giovani al suo interno, presieduto da Gian Carlo Vecchi. L’organismo è formato da Massimo Gonnelli (vice presidente), Filippo Ardinghi (segretario), Patrizio Piccardi, Maurizio Pasquini, Fabio Pappalardo, Silvia Gonnelli, Stefania Betti, Riccardo Borgheresi e Alessandro Arnetoli. Assistente spirituale è il parroco mons. Giancarlo Brilli.

Oltre ad essere molto importante per il tempo libero, il Circolo Mcl di Castelfranco di Sopra svolge un ruolo di supporto e di stretta collaborazione con la parrocchia. L’anno scorso gli appuntamenti principali sono stati il Cenone di fine anno, la Festa della Donna, la Festa del Ringraziamento, il pranzo per i Combattenti e Reduci, quello dei Donatori di Sangue Fratres, la Festa annuale delle Ricorrenze di Matrimonio, la serata missionaria per il Mato Grosso e, in occasione delle Feste del Perdono, sono state organizzate una sfilata di moda per bambini e due mostre: una di ricami e una di fotografie.

Il Circolo poi ha promosso con successo corsi di inglese, di ballo, di cucina e di ricamo, oltre a mantenere attivo per tutti, giovani e meno giovani, il punto Pass per l’uso del computer e per l’accesso ad Internet e ospitare la redazione del periodico parrocchiale «L’Esperanto». Grande importanza riveste l’attività sportiva: da 26 anni l’Mcl di Castelfranco partecipa ininterrottamente e con buoni risultati ad un campionato amatoriale: Anspi, fino al 2006 e Uisp, dal 2006 ad oggi, coinvolgendo di volta in volta una trentina di giocatori e alcuni dirigenti.

«Il nostro Circolo – sostiene il presidente Gian Carlo Vecchi – è una bella realtà che viene da lontano. Un Circolo che per sessant’anni, oltre ad aver avuto un importante ruolo di supporto e di collaborazione con la parrocchia, è stato un importante punto di aggregazione e di socializzazione paesana. Il sodalizio, nato poco dopo la seconda guerra mondiale per volontà del parroco mons. Oscar Bucci e di un gruppo di giovani di Azione Cattolica vicini a Don Sturzo, ha avuto sempre un ruolo attivo nella vita del paese. Quando i bar non c’erano, i castelfranchesi venivano all’Acli a vedere la televisione che cominciava le trasmissioni con il telegiornale e Carosello (spot di pubblicità), per giocare a carte, per ascoltare il calcio “minuto per minuto”, per gustare un gelato, ma anche per parlare e discutere di politica o per partecipare a incontri di formazione spirituale. Negli anni successivi l’interesse della gente per il Circolo non è mai venuto meno, aldilà degli alti e bassi che in tutte le cose esistono. Una decina di anni or sono – prosegue Vecchi – il Circolo ha restaurato completamente i propri locali, rendendoli più accoglienti e funzionali e dotandosi di una cucina-pizzeria. Il debito allora contratto è stato estinto e oggi, anche sotto l’aspetto economico vive momenti tranquilli. Una delle realtà più belle che abbiamo – conclude il presidente – è la squadra di calcio che lo scorso anno ha festeggiato il 25° anniversario. Una società nella quale un gran numero di giovani hanno trovato il piacere di giocare e di stare insieme, ma anche le direttive giuste per comportarsi in modo corretto e leale».

Parla il presidente regionale Acli Barni«Tornare ad essere luoghi d’identità»

di Andrea Bernardini

La porta a vetro, il banco dietro cui il gestore serve caffè, gelati e patatine, dai quattro ai dieci tavoli circondati da sedie metalliche e sgabelli; infine la tv, meglio se dotata di parabola. È l’immagine-icona di un circolo Acli, ordinariamente abitato da anziani del quartiere o del paese che qui giocano a carte, borbottano della pensione che non basta ad arrivare a fine mese e di bollette insopportabili, si riuniscono intorno allo schermo per sospingere la nazionale o la loro squadra del cuore verso la vittoria.

In Toscana ne esistono 250, se si tien conto anche dei nuclei. Per entrarvi serve una tessera: e nella nostra regione sono in 30mila quelli che ne hanno una in tasca. Specie a Pisa, ad Arezzo e Firenze, ma un po’ anche in tutte le altre province. «In alcuni paesi – osserva Federico Barni, presidente regionale delle Acli – i nostri circoli sono ancora l’unico punto di incontro della gente». Il pensiero va a tanti paesotti dell’Appennino tosco-emiliano abbandonati dai più: se parli con qualche operatore di patronato ti racconterà della fatica a raggiungere, con l’auto, quelle località; ma anche della simpatia incontrata in chi ancora vi abita. «Nelle città, invece, la presenza dei circoli – dice Barni – si associa, soprattutto, alla fornitura di alcuni servizi o all’esistenza di associazioni specifiche».

E l’universo Acli di servizi ne ha veramente molti. Ci sono quelli storici, come il patronato e quelli di più recente generazione, come il Centro di assistenza fiscale (Caf). La formazione professionale è garantita da Enaip, l’attività culturale dai Centri turistici (Cta), il tempo libero da Unione sportiva Acli e Unasp. In alcuni centri sono nati servizi particolari, dedicati alle collaboratrici familiari (Acli Colf), che lavorano in seno ed in sinergia a sportelli per immigrati. A Pisa, di recente, si è costituita la Fontana del villaggio, un centro servizi rivolto alle famiglie.

Torniamo ai circoli. Com’è cambiata, nel tempo, la loro funzione?

«È indubbio che i circoli, dove un tempo le persone si ritrovavano quasi quotidianamente e che per molti rappresentavano il vero luogo ricreativo, ma anche di crescita e di approfondimento culturale, sociale, politico e pastorale, non esistono più. Oggi, con l’avvento di tv, digitale terrestre, sky, chat, blog, facebook, i circoli quella originaria funzione l’hanno persa. E stentano a trovarne una nuova».

Dunque?

«Bello sarebbe se tornassero ad essere luogo in cui si forma l’identità di una frazione di popolo. Per far questo dovrebbero tornare a favorire e promuovere quei legami di prossimità fra i soci e tra questi e le istituzioni, con gli altri movimenti e le altre associazioni. Rispondendo ai bisogni della gente, per combattere quella che io chiamo la solitudine del cittadino globale».

In una parola non ridursi alla sola attività di bar… 

«Certo. L’attività di un circolo non dovrebbe ridursi alla sola somministrazione di bevande o a proporre la visione di una partita (con tutto quello che ne deriva). Ma per riappropriarsi di un ruolo sociale nel territorio, dovrebbero tornare a divenire luogo privilegiato per il confronto e la discussione sui problemi».

Vede qualche prospettiva?

«Qualcosa sta già cambiando. Dove i circoli sono riusciti ad alzare il livello di impegno e di coinvolgimento dei soci, si è già visto un rinnovato interesse».

A Buti, paese di meno di seimila anime ai piedi del Monte Serra, il circolo Acli spalanca le porte al territorio, promovendo mille iniziative, una su tutte la sagra della castagna. Dalla sede di quel circolo nasce Il Campanile, un periodico ben fatto, che non parla solo delle attività del circolo, ma si allarga alla vita della comunità parrocchiale e, più in generale, ai problemi del paese. A Santa Maria a Monte il circolo organizza incontri culturali, a San Piero a Grado conferenze su bullismo, salute, problemi cittadini. Ma anche altrove il circolo è tornato (quando non lo è sempre stato) punto di riferimento per tante attività.

Uno dei nodi da sciogliere resta quello di come riuscire a coinvolgere le nuove generazioni

«Una questione che è spesso oggetto di discussione nelle riunione dei consigli dei nostri circoli. Forse l’unico modo di catturare il loro interesse è mettere loro a disposizione le nuove tecnologie». Per educarli ad un uso consapevole e produttivo del computer. Chissà, magari per mettere in comunicazione (attraverso siti o mailing list) tutti i soci. La Regione Toscana ha lanciato il progetto pass: alcuni circoli Acli (come di altre associazioni) vi hanno aderito ed oggi volontari sono impegnati nell’insegnare a generazioni nuove e vecchie l’uso di questi strumenti. 

Quale rapporto con le comunità parrocchiali?

«Con le comunità parrocchiali e con la Chiesa in genere, in generale i rapporti sono ottimi» dice il presidente. Ci sono circoli che mettono a disposizione i loro locali per conferenze o incontri culturali organizzati dalle comunità parrocchiali; o se ne fanno essi stessi (è il caso del circolo Acli di Pontassieve) copromotori.  Insomma due realtà – parrocchia e circolo – parallele, che però si fondono. Ed han bisogno una dell’altro.

IL CIRCOLO ACLI:E San Piero a Grado, ha anche il suo blog San Piero a Grado è una piccola frazione di Pisa abitata da 2600 anime. Un tempo doveva esser bagnato dal mare (che oggi invece dista sei km) se si dà ragione alla tradizione secondo cui san Pietro, proveniente da Antiochia e diretto verso Roma, avrebbe fondato in questo lembo di terra una chiesa, nello stesso luogo in cui oggi sorge la basilica dedicata a San Pietro apostolo, appunto, riferimento ed orgoglio per tutti i sanpieresi. Non l’unico: qui la gente è molto attaccata anche al locale circolo Acli. Si affaccia lungo la via principale che porta al capoluogo, incastonato tra la scuola elementare e l’asilo: una struttura ben tenuta, dotata di un’area verde.A San Piero a Grado  il circolo Acli esiste già dal 1947: allora i locali erano nel capannone di un laboratorio di falegnameria, chiamato, per questo motivo, la segheria. Già agli inizi degli anni cinquanta vi venivano proiettate pellicole cinematografiche: un successone.Poi, nel 1957, gli aclisti costruirono l’attuale stabile. Il complesso, pulito ed ordinato, offre un bell’impatto al visitatore. Entrando, ci troviamo di fronte il bancone del bar ed un altro dove sono stati sistemati salumi, formaggi e dolci. Sul retro, la modernissima cucina, dotata di nuovi attrezzi. Sulla destra, ecco il salone che fa da sala di ristoro, mentre sulla sinistra, una saletta che tutti chiamano la stanza dei giochi, dove si trova la tv, la gente gioca a carte e dove una o due volte al mese si riunisce il consiglio. Ci sono, infine, la dispensa e i bagni attrezzati anche per i diversamente abili.Fuori dall’edificio, il giardino con gazebo e tavoli, molto popolato in estate. E, dietro alla struttura, il campetto della parrocchia, destinato a platea del palco: palco utilizzato per le recite dell’asilo e della compagnia teatrale del paese, «I Raccattati», per la rappresentazione di commedie scritte dal  sanpierese Guglielmo Orsini.Nel tempo la frequenza è diminuita, anche se il numero dei soci è comunque alto, 230. Merito dell’attività di mescita, che calamita, tra gli altri, anche molti operai dei vicini cantieri navali. E di numerose iniziative sociali e culturali promosse in questi anni dal circolo: come le conferenze su salute, bullismo, adozioni, o l’incontro con il sindaco di Pisa, che nella sede del circolo Acli si è confrontato con i sanpieresi sui problemi del paese. E poi i corsi di decoupage, di sommelier, le gare sportive, le gite, le grigliate di inizio estate, le cene sociali.Un circolo al passo con i tempi. Dotato di un indirizzo di posta elettronica (sanpiero@aclipisa.it) e di un blog (se volete interagire, digitate http://aclinews.blogspot.com). (A.B.)