Toscana

Giovani e servizio civile: Rossi, il problema gravissimo del lavoro

La Costituzione che parla di persone e che è attenta all’individuo con le sue peculariatà, «un libro da avere sempre a portata di mano», e l’amore per il genere umano, lo stesso che lo scrutatore del libretto di Italo Calvino, al lavoro a un seggio dentro il Cottolengo di Torino, ritrova nei gesti di un padre e di una suora che cercano di alleviare un po’ della sofferenza che pervade il manicomio piemontese e gli fanno pensare che «umano arriva dove arriva l’amore». Sono due capisaldi che il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha affidato, come basi su cui costruire il proprio impegno, ai ragazzi del Servizio Civile regionale – sono 3.000 all’anno i giovani cui si vuole offrire questa opportunità – e ai 10 di loro che oggi erano seduti accanto a lui sul palco del Teatro Verdi per condividere con la platea affollata di ragazzi, in una sorta di «staffetta e di passaggio di consegne», la propria esperienza, in corso o già alle spalle.

Rossi si è detto colpito dalla maturità e dalla preparazione di questi ragazzi che con le loro testimonianze hanno messo in luce una Toscana meno nota, quella della povertà che la crisi attuale ha fatto emergere, con situazioni di indigenza assai più estese rispetto a qualche anno fa. «La passione e l’ironia con cui ci avete raccontato le vostre esperienze – ha detto Rossi – ci fanno vedere uno spaccato diverso della realtà e dovrebbero diventare un momento di condivisione. Si potrebbe pensare ad uno spazio apposito nel sito di “GiovaniSì”. Dall’altra parte confermano l’urgenza e la priorità del tema lavoro per i giovani, che sotto i 35 anni sono disoccupati in misura del 35%. Ma qui deve intervenire l’Europa, bandendo gli egoismi di alcuni paesi, deve intervenire lo Stato con incentivi pubblici, altrimenti non c’è soluzione. La questione va oltre l’impegno della Regione, che pure sul fronte giovani si è attivata più di altre regioni».