Toscana

IMMIGRAZIONE, IL GOVERNO IMPUGNA LA LEGGE REGIONALE TOSCANA

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha impugnato la legge della regione Marche n.13/2009 e la legge regionale della Toscana n.29/2009 (testo legge), entrambe in materia di sostegno ed integrazione di cittadini stranieri. “Ho proposto l’impugnativa di queste specifiche leggi ovviamente in punto di diritto – ha dichiarato Fitto – ma non mi sfugge un punto di fatto, la presumibile volontà da parte delle due regioni di eccedere le proprie competenze legislative anche con uno spirito di polemica nei confronti di leggi e norme decise dal Parlamento e quindi leggi dello Stato. Non mi pare che questo sia un atteggiamento utile al necessario dialogo tra Governo e Regioni e soprattutto vedo il pericolo di un inutile e dannoso implemento del contenzioso presso la Corte Costituzionale. Credo anche che ciò contraddica un costume, assunto dal ministero per i Rapporti con le Regioni, teso a comporre ogni eventuale contenzioso ben prima che questo approdi nelle sedi competenti per evidenti motivi di rapidità, efficienza ed efficacia dell’azione legislativa regionale.”«Quello deciso dal governo – è stata la replica di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana- è un ricorso annunciato ancor prima che la legge fosse approvata, frutto di un atteggiamento – questi sì – ostile e pregiudiziale. La nostra legge dice quello che dice la Costituzione. E’ una legge che interviene sugli aspetti sociali, di competenza regionale, legati alla presenza di immigrati, quindi alle politiche dell’accoglienza e dell’integrazione oltre che alle forme di primo e urgente soccorso a tutela anche della salute pubblica. La Legge toscana non interviene quindi né sulla condizione giuridica dell’immigrato, né sulla regolamentazione di flussi, materie di stretta competenza statale». «In Toscana – prosegue Martini – siamo abitua ti a rispettare le leggi dello Stato, ma anche a difendere l’autonomia che la Costituzione ci riconosce. Affronteremo con serenità e convinzione il dibattito di fronte alla Corte perché – conclude Martini – solo la Consulta e non il governo può stabilire se abbiamo o no travalicato le nostre competenza».