Toscana

IRAQ, SACCHE DI RESISTENZA A FALLUJA MENTRE ALTROVE SI INTENSIFICANO GLI SCONTRI

Nonostante un primo annuncio statunitense di averla interamente conquistata, in qualche modo ritrattato ieri poco dopo averlo fatto, restano cospicue sacche di resistenza a Falluja – 50 chilometri a ovest della capitale Baghdad, nella provincia di Al Anbar – assediata da aprile dalle forze statunitensi e messa a ferro e fuoco a partire da lunedì scorso da 12.000 marines americani, 20 diversi tipi di aerei e circa 2.000 soldati dell’esercito iracheno. Il quartier generale Usa ha diramato le cifre degli esiti della settimana di feroci combattimenti nella ex-roccaforte della resistenza irachena: 1.200 sarebbero i nemici, resistenti sunniti, guerriglieri vari e presunti terroristi, che gli statunitensi avrebbero ucciso – qualche fonte azzarda 2000 – contro i 600 circa annunciati appena due giorni fa; 38, invece, sarebbero le vittime Usa, con almeno 400 feriti (tutti ricoverati nell’ospedale militare americano in Germania a Landstuhl, nel Palatinato, ma solo 300 di loro avrebbero subito colpi d’arma da fuoco o ustioni a Falluja, gli altri in diverse località irachene); i caduti tra le file dell’esercito iracheno sarebbero in totale 6. Circa 200.000, infine, gli abitanti di Falluja che, all’approssimarsi degli scontri e dei bombardamenti, avrebbero lasciato la città, più o meno due terzi della popolazione complessiva. Nessuna cifra, ufficiale o ufficiosa, vera presunta, è invece disponibile per le vittime civili. Firdoos al Ubadi, portavoce della “Mezzaluna Rossa”, ha definito “una grande catastrofe” l’attuale situazione a Falluja.Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha espresso crescenti preoccupazioni per la sorte della popolazione civile e dei feriti; a Ginevra un portavoce ha detto: ” Non siamo presenti sul posto e non abbiamo dati sul numero dei feriti, ma dalle testimonianze risultano feriti che non possono essere curati”.

Nel resto del Paese, da Baghdad a Ramadi fino al nord si continua intanto a combattere e sembrano aprirsi o comunque arroventarsi nuovi e vecchi fronti. A Mossul, circa 370 chilometri a nord di Baghdad, dove da alcuni giorni l’intensità degli scontri è notevolmente aumentata, i ribelli avrebbero conquistato, secondo fonti statunitensi, una stazione di polizia, saccheggiandola, e ne avrebbero attaccata una seconda; a Baghdad una nuova esplosione nella zona degli alberghi avrebbe provocato danni ma, forse, non vittime. Sembrerebbe la dimostrazione che, una volta caduta Falluja, la guerra urbana ed extra-urbana non sia affatto destinata a placarsi. Ne sono un sintomo ancora più chiari gli ultimi attacchi a impianti petroliferi ad Al Khabaza, vicino Kirkuk, dove sono stati incendiati quattro pozzi, e a Taji, poco a nord di Baghdad, dove il tratto locale di un oleodotto sarebbe sotto il controllo degli insorti.Misna