Toscana

LIBANO, ATTENTATO CONTRO RADIO E CHIESA CATTOLICA

Una pura manifestazione di odio. Con queste parole P. Fadi Tabet, missionario maronita e direttore generale de “La Voce della Carità” – unica emittente radio cristiana del Libano – ha commentato l’esplosione che poche ore fa ha distrutto la sede della radio, l’antica chiesa di S. Giovanni Apostolo ed ha ucciso 2 persone nella città di Jounieh, a nord di Beirut. P. Tabet ha detto: “Questo crimine è un’offesa a Dio, all’uomo ed alla società libanese. Una pura manifestazione di odio”. L’emittente ha già ripreso le trasmissioni da un’altra sede.

La chiesa di S. Giovanni Apostolo è stata distrutta quasi del tutto: nell’esplosione sono bruciati l’altare storico ed il quadro dell’apostolo Giovanni, considerate opere di valore artistico nazionale. L’ordigno era stato posizionato in una casa abbandonata nei pressi della radio. Dall’assassinio dell’ex primo ministro Hariri – avvenuto il 14 febbraio scorso – già 4 bombe sono esplose nelle aree cristiane del Libano: hanno provocato 3 morti e circa 40 feriti.

La popolazione libanese ha condannato in modo compatto questo attacco, anche perché la radio non è mai stata tacciata di fanatismo ma anzi, anche secondo voci musulmane del Paese, costituisce un ottimo strumento di dialogo interreligioso. Il danno è stato stimato in circa 15 milioni di dollari americani.

In Libano continuano i preparativi per il rientro del generale Michel Aoun dopo 15 anni d’esilio politico in Francia. Raggiunto al telefono da AsiaNews il gen. Aoun ha detto: “Questa esplosione è un nuovo richiamo alle coscienze affinchè lascino il Paese in pace”. Il generale ha confermato il suo rientro per oggi, sabato 7 maggio, in Libano ed ha ribadito la sua piena decisione nel volere “mantenere la fiamma della rivoluzione del 14 di marzo accesa”.

Dal 14 febbraio in Libano le forze di opposizione cristiane, sunnite e druse si sono unite per chiedere l’allontanamento della presenza militare siriana e la caduta del governo, considerato vicino a Damasco. Grazie anche alle pressione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu gli ultimi soldati sono tornati in Siria il 30 aprile. Tuttavia molti sospettano che siano ancora presenti all’interno del Paese uomini dei servizi segreti siriani.Asianews