Toscana

LIBIA: P. TARONI (OFM), DAI MISSIONARI UN INVITO AD ESSERE VICINI AL POPOLO

Un invito alla preghiera “per essere vicini al popolo libico e alla comunità cristiana in questo momento di sofferenza. Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana e tenere viva l’attenzione su quanto sta accadendo”. È l’appello che arriva dalla Libia, ancora sull’orlo della guerra civile, da parte dei missionari che hanno scelto di rimanere nel Paese. A parlarne al SIR è padre Massimiliano Taroni, dell’Ordine dei Frati Minori (Ofm), uno dei più stretti collaboratori in Italia di mons. Giovanni Martinelli e mons. Sylvester Carmel Magro rispettivamente vicari apostolici di Tripoli e di Bengasi. In Libia attualmente vivono 15 sacerdoti, compresi due vescovi, e circa 80 suore. “La scelta di quasi tutti i missionari – racconta padre Taroni -, è stata quella di rimanere al fianco della popolazione e della comunità cristiana (circa 100 mila persone, quasi tutti immigrati, molti dei quali ora in fuga). La Chiesa in Libia è, infatti, impegnata quasi esclusivamente in attività sociali come l’impegno all’interno della Caritas e il servizio negli ospedali. Per questo non si poteva abbandonare la popolazione specialmente in questa momento così difficile di emergenza. In particolare la presenza delle suore, impegnate anche nell’assistenza a domicilio, è molto apprezzata dalla popolazione”.Nei giorni scorsi padre Taroni si è messo in contatto con il vescovo di Bengasi, la città da cui è partita la rivolta, mentre “con Tripoli le comunicazioni sono molto più difficili”. “Da quanto mi hanno raccontato – spiega il missionario – la situazione nella città della Cirenaica, ora sotto il controllo dei ribelli, sembra essere indirizzata verso un progressivo ritorno alla normalità. A regnare è comunque l’incertezza non solo per la rivolta ma anche perché la chiusura di tutte le attività ha portato molti immigrati africani e asiatici, che vivevano nelle città, in alcuni casi senza lavoro, a tentare la fuga. Questo sta aggiungendo tensione a tensione”. “Da mons. Magro – conclude padre Taroni – è arrivata la richiesta di dare vita a questa catena di preghiera per essere vicini alla Chiesa di Libia e alla popolazione in questi giorni di sofferenza e incertezza”.Sir