Toscana

MEDIO ORIENTE, STRISCIA DI GAZA: TESTIMONIANZE SOCIETÀ CIVILE DOPO ATTACCHI ISRAELIANI

“È assurdo che per liberare un solo soldato israeliano, si debbano distruggere ponti, strade e l’unica centrale elettrica, privando così la popolazione di elettricità e acqua e mettendo a rischio la vita di centinaia di civili”: lo ha detto alla MISNA padre Manuel Musallam, parroco della chiesa della Santa Famiglia a Gaza, dopo la vasta offensiva lanciata nella notte dalle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza per liberare il caporale israeliano Gilad Shalit, rapito domenica scorsa da miliziani palestinesi. Centinaia di alberi e ulivi sono stati inoltre distrutti nel raggio di circa 300-400 metri, ha aggiunto padre Musallam, ricordando che l’offensiva avrà ripercussioni a lungo termine perché tra l’altro i bombardamenti contaminano i già scarsi campi coltivabili.

Nel primo pomeriggio, secondo fonti di stampa internazionale, aerei da guerra hanno bombardato sia il nord che il sud della Striscia: lo conferma alla MISNA Mohamed Omer, studente palestinese di Rafah che lavora per l’ufficio locale dell’organizzazione non governativa ‘Norwegian People’s Aid’ (Npd): “Poco fa – ha raccontato Omer – vi sono stati bombardamenti nel Sud. Alcuni operatori umanitari mi hanno riferito che avrebbero provocato feriti, tra cui bambini. La popolazione è sotto assedio: i confini sono chiusi, i ponti sono distrutti e manca l’elettricità. Ai palestinesi viene così impedito di muoversi all’interno e agli operatori umanitari o degli organi di informazione di entrare nella Striscia. È un vero inferno qui e molti palestinesi hanno abbandonato le loro abitazioni”. Secondo fonti sanitarie, almeno due palestinesi, tra cui una neonata di appena un anno, sono morti nel pomeriggio nell’esplosione di una granata, che per il momento parrebbe accidentale. L’interruzione delle vie di comunicazione – ha spiegato alla MISNA un delegato del Centro palestinese per i diritti umani (Pchr), con base a Gaza City – blocca ogni accesso a servizi sanitari e aiuti umanitari; la vita e la sicurezza della popolazione è messa a rischio. “Per restaurare la centrale e riprendere l’occupazione occorreranno oltre 5 mesi e circa 12 milioni di euro” osserva inoltre il Pchr in un comunicato appena diffuso che condanna “le misure vendicative delle forze di occupazione israeliane che prendono di mira i civili, compresa la distruzione di proprietà che non sono obiettivi militari” e definisce i bombardamenti “una continuazione dei crimini di guerra perpetrati dalle forze di occupazione israeliane contro i civili”.Misna