Toscana

Ospedali toscani, venti anni di tagli

di Ennio CicaliPrima: la Toscana guida la classifica delle regioni che hanno tagliato le strutture ospedaliere. In poco meno di dieci anni nella nostra regione sono scomparsi oltre 50 ospedali, l’Emilia Romagna ne ha tagliati trentaquattro. La storia delle ristrutturazioni ospedaliere ha avuto inizio per molte regioni nell’agosto 2001, quando si sono impegnate a tagliare le spese. In quest’opera di disboscamento le regioni rosse, tra cui la Toscana, sono in vantaggio: hanno già tagliato posti letto in abbondanza negli ultimi cinque anni.

Gli ospedali pubblici in Toscana sono passati dai 91 dei primi anni ’70 agli attuali 41. Molti avevano origini antiche: il più delle volte erano nati per iniziativa di comunità religiose in quelli che erano i nodi viari del tempo. Poi avevano trovato il loro sostegno e potenziamento in interessi e orgoglio di campanile. Spesso, il tradizionale municipalismo toscano si rifletteva nella condizione ospedaliera.

Nel Casentino vi erano quattro ospedali nel giro di pochi chilometri: a Stia, Bibbiena, Poppi, Subbiano. Lo stesso accadeva in altre parti della Toscana: nella Val di Chiana, nei dintorni di Chiusi, in Garfagnana o sulla costa.La logica si disse allora, nei primi anni ’70, punta alla concentrazione. Secondo alcuni, un piccolo ospedale disponeva di attrezzature minori, di servizi meno completi di uno grande. Da qui si è arrivati alla chiusura di alcuni ospedali o alla unificazione di altri, senza quelle resistenze e le ribellioni vere e proprie che contraddistinguono oggi analoghe situazioni dal Piemonte alla Sicilia. Certo non sono mancati momenti di tensione. Molti centri minori hanno fatto blocco, cercando di difendere in tutte le maniere, il loro ospedale.Alle proteste della popolazione non sempre si accompagnavano analoghi atteggiamenti delle istituzioni (enti locali e le mutue, debitrici per migliaia di miliardi di lire, degli anni ’70 e ’80).

«Gli ospedali stanno morendo in silenzio», così scriveva Pierandrea Vanni che alla crisi del sistema ospedaliero ha dedicato due libri – «Ospedali perché» (Edizioni la Nuova frontiera) e «Breve viaggio nella sanità toscana» (Etruria nuova editrice).

Si arrivò nei primi anni ’80, al piano sanitario regionale che si poneva tre obiettivi: eliminazione degli squilibri esistenti nei servizi e nelle prestazioni nel territorio regionale. Il secondo era quello di raggiungere il massimo di efficacia degli interventi: organizzare cioè un servizio sociosanitario in grado di modificare effettivamente la «storia naturale» delle malattie e di conquistare più elevati modelli di salute.

Terzo obiettivo l’efficienza: la ricerca, cioè, del massimo dei risultati nei limiti della spesa. Una delle condizioni ottimali per il raggiungimento degli obiettivi, la concentrazione di più ospedali in un’unica sede con una dimensione ottimale fra 500 e 700 posti letto.Si è giunti così ai giorni nostri, al momento di misurare nella pratica la validità dei principi. Vi sono stati ospedali con mezzi modesti che probabilmente hanno guadagnato dall’unione e dall’integrazione con strutture più grandi. Altri ospedali oculatamente amministrati nelle loro modeste dimensioni – cosa che non esclude l’efficienza e la capacità di far fronte ai più diversi casi – che ci hanno rimesso nell’entrare a far parte di unità maggiori condotte con criteri di minore attenzione per i pazienti, come sovente accade nei grandi organismi pubblici.È mancato, l’abbiamo già detto, il clamore suscitato da molte chiusure. Dovuto forse per la disattenzione dei mezzi di informazione oppure, è la tesi di altri, per la consonanza tra le giunte regionali che hanno guidato i cambiamenti e le tante amministrazioni locali dello stesso colore politico. Facile da dire, difficile da provare. Secondo quanto riportato recentemente dal settimanale «L’Espresso», il presidente diessino della Toscana avrebbe detto che alle ultime elezioni erano certi di perdere quattro punti percentuali per via del taglio dei piccoli ospedali. I punti persi sono stati 4,7. Forse la protesta è stata più forte che quel che è apparso. LE 41 STRUTTURE APERTE OGGI IN TOSCANASono quarantuno gli ospedali attualmente in attività in Toscana, come risulta dall’elenco che pubblichiamo. Tra parentesi il Comune di riferimento della Asl e il numero delle strutture ospedaliere operanti nella zona.Asl 1 (Massa Carrara) – Massa, Carrara (2). In programma c’è la realizzazione di un ospedale unico.Asl 2 (Lucca) – Lucca, Barga, Castelnuovo Garfagnana (3).Asl 3 (Pistoia) – Pistoia, San Marcello, Pescia (3). A Pistoia sono in corso lavori di ampliamento e miglioramento, ma già si parla della costruzione di un nuovo ospedale.Asl 4 (Prato) – Prato (1). Annunciata la costruzione di un nuovo ospedale.Asl 5 (Pisa) – Pisa, Pontedera, Volterra (3).Asl 6 (Livorno) – Livorno, Piombino, Portoferraio, Cecina (4). Il nuovo ospedale di Cecina ha sostituito quelli vecchi di Cecina e Rosignano.Asl 7 (Siena) – Siena, Abbadia San Salvatore, Poggibonsi, Nottola (Montepulciano) (4). Il nuovo ospedale di Poggibonsi ha sostituito la vecchia struttura ospedaliera e quelli di Colle Val d’Elsa, e San Gimignano. Quello di Nottola ha sostituito i presidi di Chiusi, Montepulciano, Chianciano, Sarteano, Sinalunga, Torrita di Siena.Asl 8 (Arezzo) – Arezzo, Valdarno, Cortona, Sansepolcro, Bibbiena (5). Ad Arezzo sono in corso i lavori di ampliamento e miglioramento. Il nuovo ospedale di Cortona sostituirà nella primavera prossima quelli di Cortona, Castelfiorentino e Foiano della Chiana. Il nuovo monoblocco del Valdarno sarà inaugurato il mese prossimo e sostituirà gli ospedali di Montevarchi, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini.Asl 9 (Grosseto) – Grosseto, Orbetello, Casteldelpiano, Pitigliano e Massa Marittima (5).Asl 10 (Firenze) – Careggi, S. Maria Nuova, S. Giovanni di Dio, Borgo S. Lorenzo, Figline Valdarno, Ponte a Niccheri, Meyer (7). A Careggi e al Meyer sono in corso i lavori per la costruzione dei nuovi presidi.Asl 11 (Empoli) – Empoli, Fucecchio, San Miniato (3).Asl 12 (Versilia) – Il nuovo ospedale inaugurato il 13 giugno scorso ha sostituito quelli di Viareggio, Camaiore, Pietrasanta e Seravezza.