Toscana

Otto mesi per riscuotere e molte imprese falliscono

di Ennio Cicali

Oltre 4 miliardi di euro, sono una montagna di soldi i crediti delle imprese toscane nei confronti della pubblica amministrazione, mentre molti corrono il rischio di chiudere per mancanza di liquidità. Sono tante le piccole e medie imprese toscane che hanno dichiarato fallimento, o corrono il rischio di farlo nel corso dei prossimi mesi, a causa dei ritardi nei pagamenti ai fornitori da parte della pubblica amministrazione. Nel 2011 sono state 843 le imprese toscane a chiudere per fallimento, ovvero 23 ogni 10.000 imprese attive in regione. Circa un terzo di tali fallimenti è riconducibile ai ritardi dei pagamenti ai fornitori da parte delle pubbliche amministrazioni, ritardi che negli ultimi anni hanno subìto una forte impennata: 180 giorni nel 2011, 128 giorni nel 2009.

Le difficoltà maggiori – denuncia la Cna Toscana (la confederazione dell’artigianato e della piccola impresa) – si riscontrano nel settore sanitario: le imprese toscane nel 2011 hanno dovuto attendere in media 246 giorni per il saldo di una fattura emessa nei confronti di un’Asl. Oltre alla sanità, i crediti più rilevanti sono riconducibili alla istruzione e servizi pubblici generali, settori attorno a cui ruota una galassia di imprese appaltatrici e un tessuto molto vasto di piccole imprese sub-appaltatrici, che operano soprattutto nelle costruzioni e nei servizi.

«Una situazione – spiegano Valter Tamburini e Saverio Paolieri, rispettivamente presidente e direttore di Cna Toscana – diventata insostenibile per le aziende toscane, a corto di liquidità». L’ulteriore paradosso è costituito dal fatto che la pubblica amministrazione pretende preventivamente dalle imprese una lunga serie di documenti di accreditamento, tra cui quello di regolarità contributiva. Dal 1° gennaio 2012, inoltre, si è dimezzato a 90 giorni il termine entro cui le banche devono segnalare alla centrale dei rischi della Banca d’Italia gli sconfinamenti continuati di credito, in altre parole l’utilizzo del conto corrente oltre i limiti del fido. Ciò espone le imprese al rischio di doversi rivolgersi a canali di finanziamento «paralleli», non legali, e quindi a infiltrazioni malavitose all’interno di aziende sane.

Nell’ultimo trimestre del 2011, secondo Cna, si è registrata una contrazione del 35% di prestiti alle aziende, con oltre metà delle microimprese che segnalano maggiori difficoltà nella concessione del credito, e più di un terzo che evidenzia un peggioramento nelle relazioni con le banche a causa di richiesta di garanzie maggiori, aumento di tassi bancari e di costi. Artigiancredito Toscano ha registrato un calo di operatività del 20% nell’anno 2011.

Nel 2012 è prevedibile un numero maggiore di aziende in crisi. «Nel 2013 sarà ancora recessione e potrebbe andare ancora peggio. Insomma, una vera e propria ecatombe». Non usa mezzi termini il presidente di Cna Toscana Tamburini, per rappresentare una situazione di oggettiva sofferenza dell’economia regionale e il senso di abbandono e scoramento degli associati. «Le banche non danno più credito alle imprese, soprattutto alle Pmi e alle micro imprese – spiega – In una situazione difficile come quella attuale sono inutili anche iniziative come quella della Bce, che presta quattrini all’1% alle nostre banche perché queste riversino parte di ciò che prendono nel mondo produttivo, mentre queste per riprestarli applicano tassi dell’8-10% e preferiscono acquistare titoli di Stato. In un momento in cui invece ci sarebbe bisogno di rifinanziare le nostre imprese per far ripartire l’economia».

Una direttiva dell’Unione europea tenta di dare una risposta alle difficoltà delle aziende obbligando gli enti pubblici a pagare le imprese entro 30 giorni (e solo in circostanze eccezionali entro 60 giorni) e riconosce alle imprese il diritto di esigere il pagamento degli interessi di mora in caso di ritardi. Sembra tutto facile, ma c’è un però: attualmente la direttiva Ue non è operante, dovrebbe essere recepita dall’Italia entro il marzo 2013. Nel frattempo Cna Toscana chiede alla Regione di mettere anche per il 2012 una quota del bilancio regionale a disposizione degli enti locali per i pagamenti alle imprese creditrici.