Toscana

SANTA SEDE CHIEDE PIÙ ATTENZIONE PER RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI

“Le centinaia di persone che hanno perso la vita nelle ultime settimane o mesi nella ricerca disperata di un’esistenza più sicura e decente sono un campanello rosso d’allarme per una comunità internazionale che nel nostro mondo globalizzato non riesce a conseguire i suoi obiettivi di solidarietà e protezione”: lo ha detto monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio dell’Onu e delle Istituzioni internazionali a Ginevra, in un intervento – diffuso solo oggi – alla 57° sessione del Comitato esecutivo del programma dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Uhncr) svoltasi la scorsa settimana.

L’alto rappresentante ha osservato inoltre che “la distinzione tra migranti, persone in cerca d’asilo e rifugiati è stata confusa… indebolendo la Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e il correlato Protocollo del 1967 così come la Convenzione che disciplina determinati aspetti del problema dei rifugiati in Africa” adottata nel 1969 dall’allora Organizzazione dell’unione africana (Oua, oggi Ua).

Tomasi ha esortato a far sì che la protezione e l’assistenza prevista dalle Convenzioni di Ginevra venga garantita anche ai richiedenti asilo che spesso vivono “in uno stato virtuale di limbo”, da apolidi “particolarmente vulnerabili”, come gli iracheni sparsi in Medio Oriente.

Per aiutare non solo quanti “nel mondo, attraverso mari e deserti, lottano per fuggire dalla guerra, dalla violazione dei loro diritti umani, dalla fame”, ma anche “i circa 5,7 milioni di rifugiati, gli oltre 4 milioni di rifugiati palestinesi e i circa 24 milioni sfollati interni (Idp)”, secondo monsignor Tomasi “ulteriori risorse sono sì necessarie, ma non sufficienti”. Per questo “occorre una volontà politica… per dedicarsi alla prevenzione delle tragedie di sfollamenti forzati. La via del dialogo e del rispetto dei diritti umani può sostituire quella dei conflitti” ha concluso infine l’osservatore, aggiungendo che “grazie alle classiche strategie di rimpatrio volontario, integrazione locale e ricollocamento” i campi profughi dovranno presto scomparire dalle mappe del mondo.Misna