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SUDAN, DARFUR: DICHIARATO STATO DI EMERGENZA NEL NORD, RIPRESI SCONTRI

Lo stato di emergenza è stato dichiarato nel Darfur settentrionale dal governo sudanese a causa di una “grave escalation militare” da parte di gruppi ribelli, che avrebbe provocato un alto numero di vittime. Lo scrive oggi il quotidiano filo-governativo ‘al-Anbaa’, precisando che il provvedimento è stato deciso dal governatore locale, Osman Yusuf Kibir, che ha anche imposto il coprifuoco nella stessa zona. Gli scontri sono confermati anche da altre fonti: 45 persone, tra cui una ventina di operatori umanitari dell’organizzazione britannica ‘Save the Children’, sono state evacuate ieri con elicotteri dell’Unione Africana (Ua), dopo essersi nascosti per molte ore nella boscaglia all’esterno della cittadina di Tawilla; nella zona erano avvenuti violenti combattimenti tra ribelli e miliziani arabi ‘Janjaweed’, sostenuti dal governo di Khartoum e accusati di vessazioni e atrocità contro la popolazione nera del Sudan occidentale.

George Somerwill, un portavoce dell’Onu raggiunto al telefono al Cairo dall’‘Associated Press’, ha detto che lo scontro avrebbe avuto inizio da un diverbio locale per il controllo di alcune mandrie, in seguito al quale i ribelli dell’Esercito di liberazione del Sudan – uno dei due movimenti armati anti-governativi del Darfur – avrebbero attaccato i ‘Janjaweed’. Secondo gli osservatori dell’Ua schierati nella zona almeno sei persone sono rimaste uccise; stando ad altre fonti, decine di migliaia di civili sarebbero in fuga per sfuggire dagli attacchi di truppe regolari e dei loro alleati ‘Janjaweed’. Sommerwill ha aggiunto che anche nel Darfur meridionale vi sarebbero stati incidenti: i ribelli avrebbero attaccato il campo profughi di Kalma, vicino alla capitale regionale Nyala, che in passato era stato invece assaltato dalle milizie filo-governative e dall’esercito.

Il governatore Haji Atta Manan ha dichiarato all’agenzia di stampa statale sudanese che i combattenti avrebbero ucciso quattro persone e ferito altre cinque. Diverse fonti segnalano che gli scontri si sono intensificati anche in altre zone, nonostante l’impegno a far tacere le armi sottoscritto da governo e ribelli lo scorso 9 novembre ad Abuja, in Nigeria, e una precedente tregua dell’aprile scorso.

Secondo stime dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, la grave crisi del Darfur ha provocato un milione e mezzo di sfollati, di cui almeno 200.000 rifugiati nel confinante Ciad e decine di migliaia di vittime (anche per la mancanza di assistenza sanitaria e aiuti alimentari).Misna