Toscana

Scuola, inizio in salita: più alunni e meno insegnanti

di Ennio Cicali

Non sarà un inizio facile quello che la scuola toscana affronta dal 15 settembre, alle novità introdotte dalla riforma si affiancano i pesanti tagli degli insegnanti e del personale tecnico-amministrativo. Cominciamo dai tagli: gli studenti, secondo i dati elaborati dai sindacati di base, sono aumentati a 455 mila contro i 451 mila 560 dell’anno scolastico 2009/2010 (per la Regione sono addirittura 458 mila). All’aumento degli studenti ha corrisposto la diminuzione degli insegnanti da 37.241 a 36.210, meno 1.031 sull’organico di diritto (le cattedre ufficiali); sarà di 1.120 posti in meno, da 38.635 a 37.515, l’organico di fatto (le cattedre reali). Al primo posto di questa classifica in negativo è Firenze (173 posti in meno), Lucca e Pisa (-123), Arezzo (-110), Grosseto (-103), Siena (-101), Livorno (-98), Pistoia (76), Massa (-65), Prato (-55). Nell’ultimo biennio in Toscana si sono persi 2.840 posti di docente e 1.448 di personale tecnico -amministrativo (Ata).

I posti di ruolo sono quest’anno saranno 30.880, contro i 31.946 del precedente anno scolastico a fronte degli oltre 8.500 precari (tanto erano nel 2009-2010) per i quali è incerta la conferma o meno della cattedra. Ci saranno classi più numerose perché diminuiscono le cattedre. Sembra, quindi, destinato ad aumentare il numero medio dei 24 alunni per classe.Il numero maggiore di iscrizioni è stato registrato nella provincia di Firenze (1.716 in più) seguita da Pistoia (+986). Le preferenze sono andate ai licei, con il 48% delle iscrizioni (erano state il 43,5 lo scorso anno). Diminuite, seppure di poco, le preferenze per gli istituti tecnici (31,1% contro il 32,9 precedente) e quelli professionali (scelti dal 20,9% contro il 23,6 dello scorso anno).

Fin qui i numeri, ma tra le cifre si nascondono i veri problemi, in qualche caso i drammi della scuola in Toscana. A farne le spese saranno soprattutto gli alunni che non avranno gli insegnanti dello scorso anno, altri si troveranno in classi numerose ove è sempre più difficile applicarsi.

È stata una vigilia movimentata, quella che ha preceduto l’inizio dell’anno scolastico con molti interrogativi a partire dalle scuole materne, salvate dall’intervento della Regione che ha stanziato 5 milioni 300 mila euro per pagare per un anno gli stipendi degli insegnanti. Un provvedimento straordinario che, secondo la Regione, darà a 2.300 bambini la possibilità di avere un asilo dove andare.

Altro motivo di contesa il tempo pieno nella scuola primaria. Stella Targetti, vicepresidente di Regione Toscana e assessore all’Istruzione, in una lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini lamentava il «vasto senso di disagio nella società toscana davanti alla riduzione del tempo pieno nelle scuole primarie». Fatto contestato da Giovanni Donzelli, vicepresidente della commissione istruzione in Regione, che ha illustrato i dati sul tempo pieno nelle scuole primarie in Toscana garantite dal Governo. «Il dato regionale aggregato – sostiene Donzelli – indica un incremento costante da quando Berlusconi è tornato al governo: nel 2007-2008 infatti erano 2.877 le classi a tempo pieno, contro le 2.932 del 2008-2009, le 3.084 del 2009/2010 e le 3.108 di quest’anno (con percentuali che sono passate dal 38,9% del primo anno al 42 % di quest’ultimo)”.

Il vero dramma è rappresentato dagli insegnanti precari  – 8.500 nello scorso anno scolastico – che difficilmente potranno essere riconfermati. «I tagli agli organici hanno determinato troppe situazioni di difficoltà a livello didattico e di organizzazione del lavoro nelle scuole della nostra regione –  afferma Maria Cristina Zini, segretario generale della Cisl Scuola Toscana –  La qualità del servizio della scuola è stata sacrificata per esigenze di cassa da parte del ministero dell’Economia. Alle difficoltà organizzative e didattiche si aggiunge il dramma di  quasi un migliaio di persone a livello regionale che vengono private del loro lavoro in un settore di vitale importanza per la crescita del Paese».

«Troppe le esperienze e le professionalità sacrificate che difficilmente avranno la possibilità di trovare una collocazione alternativa nel mondo del lavoro – conclude Zini –. Quello dei precari della scuola è un vero dramma sociale a cui è difficile dare delle risposte alla luce di una politica scolastica che impoverisce la scuola pubblica statale. Dalla scuola non si può continuare ad attingere risorse in modo indiscriminato: occorre un progetto serio che contribuisca alla qualità del sistema scolastico, alla valorizzazione delle  professionalità ed alla stabilizzazione del lavoro».

Nei prossimi giorni la Regione presenterà gli Stati generali della scuola in Toscana. «Sarà l’occasione – spiega Stella Targetti – di chiamare a raccolta tutte le energie che lavorano per una scuola di qualità e motivare tutte le forze della società toscana che, al di la di ogni schieramento ideologico, prestino la loro esperienza per costruire un percorso che porti la scuola toscana ad essere un vero agente di cambiamento». Per l’occasione chi è interessato potrà inviare entro il 10 ottobre progetti e osservazioni all’indirizzo e-mail: statigeneraliscuola@regione.toscana.it. I testi dovranno contenuti entro 1.500 parole. Saranno effettuati incontri in tutte le province toscane. Sarà anche l’occasione per conoscere, al di là delle polemiche, il vero stato della scuola in Toscana che non deve essere usata, come ha scritto Avvenire, come «terreno di scontri, di difese di rendite di posizione, di consenso politico e altre piccinerie».

Le novitàEntra in vigore con l’anno scolastico 2010-2011 la riforma dell’istruzione superiore, un provvedimento che riduce la frammentazione degli indirizzi nei licei e rilancia l’istruzione tecnica e professionale. Il settore tecnico-scientifico è al centro delle principali innovazioni.

Nella scuola primaria aumentano le classi a tempo pieno: nel prossimo anno scolastico passeranno da 36.493 a 37.275. Confermata la linea del rigore: non si potranno superare i 50 giorni di assenza, pena la bocciatura. Entro il 2010 sarà bandito un nuovo concorso per presidi che prevede 3mila nuovi posti.

Con il nuovo anno inoltre sono stati assunti 10mila nuovi docenti e 5mila unità di personale tecnico – amministrativo.

La riforma elimina la frammentazione che ha caratterizzato gli ultimi decenni della scuola italiana. Saranno incrementati gli orari di  matematica, fisica e  scienze per facilitare la componente scientifica. È potenziato lo studio delle lingue, con l’insegnamento obbligatorio di una lingua straniera nei cinque anni dei licei ed eventualmente di una seconda lingua usando la quota di autonomia. Inoltre, una materia del quinto anno sarà insegnata in inglese.

Sono due nuovi licei: il liceo musicale e coreutico e il liceo delle scienze umane. I contenuti dei licei musicali e coreutici sono stati scritti assieme a direttori e docenti di conservatorio. Dal 2010 gli indirizzi saranno solo 6.

Si punta molto sugli istituti tecnici e professionali che non saranno più  considerati una scuola di serie B, ma formeranno le figure professionali richieste dal mondo del lavoro. I  nuovi istituti tecnici e professionali consentiranno  ai giovani maggiori opportunità occupazionali e una riduzione dei tempi di transizione tra scuola, formazione e lavoro. I nuovi tecnici si divideranno in 2 settori (economico e tecnologico) e 11 indirizzi. Sono previsti più inglese, più ore di laboratorio, maggiore sinergia con il mondo del lavoro.

I nuovi istituti professionali si divideranno in 2 settori (servizi e industria e artigianato) e sei indirizzi. Sarà garantita più flessibilità nell’offerta formativa, stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro.

Sarà riformata, per la prima volta dal 1923, l’istruzione liceale: gli studenti dovranno raggiungere livelli di conoscenza obbligatoria uguali a quelli richiesti a livello internazionale. Particolare attenzione viene rivolta al ‘900 in storia, letteratura, filosofia senza per questo trascurare la conoscenza del passato. Si pone poi l’accento sull’italiano, chiedendo ai ragazzi la capacità di argomentare in forma scritta e orale e di saper leggere testi complessi: un obiettivo comune a tutte le discipline. Quanto alla matematica, le indicazioni sono state redatte tenendo conto delle indicazioni dell’Ocse. Sono state curate le relazioni con la fisica e le scienze. È fissato, per tutti gli studenti, il livello B2 di apprendimento della lingua straniera, che ci allinea agli altri Paesi europei. L’apprendimento della lingua e’ favorito anche dall’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera (dal 2012/2013 nelle classi terze dei licei linguistici; dal 2014/2015 nelle classi quinte di tutti i licei) già in corso in molti istituti superiori.

Libri, adozioni più lunghe, ma il tetto spesa salta lo stesso«Il caro libri? Nella sostanza per quanto ci riguarda non è cambiato niente. In realtà, rispetto al passato, c’è più stabilità; non c’è il ricambio di una volta perché le adozioni vengono effettuate per sei anni». A parlare è Gabriella Torrini, docente di inglese alle medie inferiori ed esponente di Diesse Firenze – Didattica e innovazione scolastica, associazione di insegnanti nella quale è referente per le didattiche delle lingue straniere e direttrice del convegno interdisciplinare nazionale «Le vie d’Europa». Il minor «tourbillon» dei libri di testo in una stessa scuola secondaria non basta però da solo a risolvere il problema: «Dal punto di vista economico, infatti – precisa la professoressa – bisogna fare i conti con gli aumenti che immancabilmente le case editrici impongono ogni anno, facendo lievitare il costo globale». Una «strategia» cui praticamente non ci si può opporre, se non con qualche escamotage: «La scuola – afferma ancora l’esponente di Diesse – ha l’obbligo di restare entro un certo budget di spesa prefissato, che vale però solo per i libri ufficialmente adottati». Se si va oltre, non resta che declassare qualche «adozione» a semplice testo «consigliato» e il conto torna di nuovo. Anche se poi i «consigliati», ammette la docente, in pratica li comprano tutti, dato che riguardano materie tutt’altro che secondarie.

Così le famiglie cercano di arrangiarsi. C’è chi cerca i libri usati, chi prova ad aspettare sconti o offerte, chi va a caccia di occasioni nella grande distribuzione (sconti dal 10 al 20%). Per l’acquisto di diari, quaderni, zaini e libri il conto finale può superare anche i 900 e a famiglia, secondo le stime di Federconsumatori e dell’Adusbef. Per quest’anno l’aumento sarà in media del 4%, ossia di 36,70 e. Ma per il Codacons si può arrivare anche ad un più 6%.

«Contro il caro libri le famiglie sono tutelate», ribadisce il ministero dell’Istruzione, che smentisce qualunque aumento (i prezzi di copertina sono stati bloccati) ed annuncia controlli sull’intero territorio nazionale. Ma nulla si può contro i rincari di vocabolari, atlanti e soprattutto dei «testi consigliati», a volte veri e propri libri di testo «mascherati».La spesa più alta riguarda i libri di testo delle scuole superiori (circa 450 e per famiglia) e i prodotti firmati. Specie per quest’ultimi, vale il consiglio di non avere fretta così da poter risparmiare fino al 20-30%. Approfittando, ad esempio, dei kit scuola (zaino, astuccio e diario) a partire da 29 e, o dell’ opportunità di ottenere degli sconti «rottamando» lo zaino dell’anno precedente.

Alla spesa iniziale, vanno aggiunti i costi da sostenere durante l’anno per i ricambi del materiale didattico (come quaderni, album da disegno, penne, matite, colori, quando non anche carta igienica e rotoloni di carta). Per il corredo, quindi, la spesa può arrivare anche a 450 e (+3%).

Secondo l’Osservatorio Codici (Centro per i diritti del cittadino) Uno zaino degli ultimi personaggi proposti da serie tv e cartoni animati come Winx, Dragon Ball, Ben 10, Il Mondo di Patty va da un minimo di 27,50 euro ai 35 euro. Ovviamente in coordinato ci sarebbero gli astucci al costo di circa 14 euro. Per le firme da Hello Kitty a Seven, Invicta e Lonsdale i prezzi oscillano dai 40 euro ai 60 euro circa ai quali occorre aggiungere il costo degli astucci (dai 16,90 euro ai 19,90 euro). A questi andrebbero in coordinato quaderni e diari: per i primi si spende circa 2 euro l’uno mentre per i secondi si parte da un minimo di 8 euro per i diari dei personaggi ai circa 17 euro per gli altri.

Per il resto del materiale, una confezione di 10 penne può costare dai 3 ai 4 e mentre una di matite circa 2,50 e. L’indagine di Codici ha riguardato prodotti di medio-alta qualità e non è del tutto impossibile trovare qualcosa di meno caro. Per le elementari e medie si ha bisogno di molte altre cose: 24 pastelli costano circa 4,50 e, 24 pennarelli sui 2 e, 24 tempere 10 e, un album da disegno costa 1,80 e, una confezione di gomme da cancellare 1,50 e poi ancora circa 3 e per gli strumenti di disegno tecnico, 8 e per un compasso, 2,50 e per una cartellina, 2,50 circa per una confezione di colla, 4,50 e per una valigetta da disegno, 2,70 e per una confezione di correttori a penna.