Toscana

Stipendi e pensioni in calo la crisi morde la Toscana

di Ennio Cicali

Redditi e pensioni sempre più bassi, precarietà dilagante, drammatico calo della produzione industriale, tassi di occupazione (soprattutto femminile) ai minimi, quasi l’11% dei cittadini toscani fruisce di ammortizzatori sociali, che presto saranno ridotti, o addirittura ne sono sprovvisti. Sono questi i tratti essenziali del rapporto Ires Toscana per la Cgil che fotografa la crisi sociale della regione.

Dati impressionanti: 126.000 disoccupati, 38.000 cassintegrati e circa 4.000 lavoratori con contratto di solidarietà a orario ridotto. In totale 168.000 lavoratori, su un totale di 1.564.000 occupati, il 10,75% della forza lavoro. Più di un lavoratore su 10 in Toscana vive in uno stato di disagio sociale. Cresciuta del 2% la mobilità, con la sola Prato in controtendenza, e del 26% la disoccupazione ordinaria (+10.887 persone).

Nei primi tre mesi del 2012, è calata del 12% la cassa integrazione (in febbraio e marzo ha ripreso a crescere) mantenendosi però su livelli molto elevati. La cassa in deroga, della quale il governo propone la cancellazione, interessa il 47% del totale dei cassintegrati.

Cambia radicalmente il tessuto produttivo toscano. Tra il 2008 e il 2011, l’industria ha perso 81.000 addetti a cui vanno a sommarsi altri 7.000 delle costruzioni, mentre una cifra analoga – 90 mila – li guadagna il commercio. Dei posti di lavoro creati nel 2011 (710.338!!!) il tempo indeterminato rappresenta il 12% del totale, che si  riduce al 10% per gli under 35.

L’Ires ha calcolato la progressiva erosione di stipendi e pensioni. Considerando la dinamica contrattuale e il blocco delle retribuzioni in interi settori, l’aumento dell’inflazione ( 2,8% nel 2011, 3,3% nei primi mesi del 2012) prevede una perdita di oltre 2,8 punti percentuali di reddito per i pensionati e del 2,25% tra i lavoratori dipendenti. Senza tener conto dell’impatto sui bilanci delle famiglie delle nuove tasse, locali o nazionali, come l’imposta sulla casa (Imu).

A fine 2011 la produzione industriale torna a flettere di quasi 1 punto tornando ai livelli del 2010, prima della «ripresina». Crollano tutti i settori produttivi, soprattutto elettronica e mezzi di trasporto (–5%) determinando il calo del potere di acquisto di lavoratori e pensionanti.

Esportazioni in crescita trainate dalla pelletteria (+13,2%) e metalmeccanico (+23,7), che si riduce sensibilmente se depurato dal dato dell’oro grezzo (non gioielleria lavorata e oro proveniente dal disimpegno dei beni delle famiglie). Il saldo import-export appare in miglioramento anche per effetto di un calo dei consumi interni.

Tutte le province, salvo Firenze (con un sorprendente +5,6%), sono in recessione produttiva, il  dato fiorentino traina l’area vasta centrale (intorno al +2%), ma la provincia pratese ha il peggiore risultato regionale (–6,4%). Anche le province di Livorno e Siena sono oltre il -5%. mentre, almeno per ora, la dinamica negativa è contenuta a Grosseto e Pisa (circa –1%), e un po’ peggiore(da –2%/ a –4%) nelle altre province.

Sofferenze bancarie in crescita, a dicembre 2011 erano oltre 8 miliardi in valore e 64.000 gli affidamenti in sofferenza. In calo i finanziamenti in banca tra il marzo 2009, inizio della crisi (305.750 persone) e quelli a dicembre 2011 (269.936): –12% lo stock, 35.814 le «teste». Si tratta di finanziamenti riferiti a scoperti, anticipo fatture, portafoglio ordini che interessano i piccoli importi in misura più rilevante. Nello stesso periodo crescono in valori assoluti (+40.571 soggetti) i finanziamenti operati da società finanziarie.

«I dati confermano un quadro drammatico della condizione economica dei lavoratori e dei pensionati, con un mercato del lavoro sempre più segmentato – afferma Daniele Quiriconi della segreteria regionale della Cgil – una situazione tendente ad aggravarsi con l’entrata in vigore della nuova Legge sulle pensioni e con la riforma degli ammortizzatori».