Toscana

TERRA SANTA, MONS. TWAL (PATRIARCATO) A PRODI: ITALIA E UE PIù PRESENTI IN MEDIO ORIENTE

“Ci chiediamo se veramente c’è una volontà politica per creare le condizioni di uno Stato palestinese, oppure se ci si accontenta di gestire un conflitto ed una occupazione militare che dura da 40 anni”. E’ il quesito posto ieri da mons. Fouad Twal, arcivescovo coadiutore del Patriarcato Latino di Gerusalemme nel suo discorso di saluto al premier italiano, Romano Prodi, in questi giorni in visita ufficiale a Gerusalemme. “Ci auguriamo una pace giusta e duratura per gli abitanti di questa Terra Santa e preghiamo che sia una terra di coesistenza, di fiducia reciproca e non di violenza e di morte” ha aggiunto l’arcivescovo che si è detto vicino alle famiglie dei quattro soldati israeliani prigionieri catturati nel Libano e a Gaza e per i quali ha chiesto la liberazione ma ha anche ricordato “la presenza di più di 10.000 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Anche loro hanno famiglie che aspettano da anni il loro ritorno. Tra loro ci sono donne, giovani, 40 parlamentari e 3 ministri che non hanno mai avuto un processo. La detenzione preventiva viene praticata troppo facilmente. La recente liberazione di 250 prigionieri palestinesi merita la nostra gratitudine verso il Governo israeliano, ma siamo lontani da una giusta soluzione”. Non è mancato un riferimento a Gaza, “un albero che brucia” che “non deve farci dimenticare tutta la crisi del Medio Oriente e tutte le soluzioni sbagliate che l’uomo voleva ottenere con la sola forza militare senza nessun ricorso alla legalità internazionale”. “La nostra comunità cristiana – ha aggiunto mons. Twal – fa parte di questo scenario drammatico. E soffre e ci fa soffrire. Non vedendo ancora un futuro più chiaro opta per la soluzione più facile: emigrare”. “Chiediamo all’Italia e a tutta l’Unione europea – ha concluso – di farsi presente sullo scenario mediorientale, con un piano politico oltre il ruolo finanziario. Un piano che possa includere anche l’aiuto alle comunità cristiane che, con le loro istituzioni educative e sanitarie, sono indubbiamente un elemento di pace, di moderazione e di riconciliazione per tutta la regione”.Sir