Toscana

Ucraina, la lettera delle associazioni lapiriane: «La guerra è il fallimento della politica»

La condanna dell’«aggressione russa ad uno stato sovrano» in «totale e aperta violazione di tutte le norme internazionali» è netta, così come l’appoggio alle sanzioni economiche e finanziarie che sono state prese, ma i firmatari si dicono «fermamente contrari alla decisione concernente l’invio in Ucraina di materiale bellico», e preoccupati per «una sorta di ondata di bellicismo che sta montando nel nostro paese», perché i «problemi non si risolvono con la guerra; la guerra è sempre il fallimento della politica!». Come «sostenne La Pira nel caso del conflitto vietnamita», occorre con «forza operare perché si giunga quanto prima a una totale cessazione delle ostilità», aprendo la strada «ad una Conferenza internazionale per affrontare la globalità dei problemi». I firmatari ribadiscono la necessità in Europa di riprendere il «processo iniziato con la Conferenza di Helsinki del 1973» e che purtroppo si è interrotto. In questa fase è opportuno che gli stati di confine tra i due «blocchi» mantengano una posizione di neutralità «costituendo così una “zona di sicurezza”». Le associazioni “lapiriane” chiedono perciò al sindaco di Firenze, che è anche Presidente di Eurocities, di rilanciare la «diplomazia delle città», invitando «le principali città, anche russe, che si trovano in questa “zona di sicurezza” o sono ad essa adiacenti a proclamare la loro volontà di pace (“le città non vogliono morire” secondo l’espressione lapiriana)».

Questo il testo integrale della lettera aperta al Sindaco Dario Nardella

Caro Dario,

l’aggressione della Russia ad uno stato sovrano è in totale e aperta violazione di tutte le norme internazionali che hanno consentito di mantenere la pace in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Perciò condividiamo la posizione che l’amministrazione e la popolazione fiorentina hanno assunto su questo punto e appoggiamo la netta condanna che è stata espressa senza riserve dal nostro e da molti altri governi, nonché da numerosi soggetti della società civile. Ugualmente condividiamo le misure prese con le sanzioni economiche e finanziarie contro la Russia, sebbene con l’amara consapevolezza che un gran peso ricade sulla popolazione e particolarmente sui più deboli.

Siamo invece fermamente contrari alla decisione concernente l’invio in Ucraina di materiale bellico. Ricordiamo che al tempo della guerra di Corea, originata dall’aggressione alla Corea del Sud da parte della Corea del Nord, negli anni più bui della guerra fredda, l’Italia manifestò il suo appoggio ai sudcoreani con l’invio di un intero ospedale militare e del relativo personale ma senza fornire armi o munizioni. Vediamo oggi con preoccupazione una sorta di ondata di bellicismo che sta montando nel nostro paese; con posizioni che si spingono perfino a ipotizzare una “guerra santa” dell’Occidente contro la Russia.

I problemi non si risolvono con la guerra; la guerra è sempre il fallimento della politica! Siamo fermamente convinti che, nell’immediato, si debba con forza operare perché si giunga quanto prima a una totale cessazione delle ostilità. Come sostenne La Pira nel caso del conflitto vietnamita, si tratta di adottare l’interdictum del giurista romano Gaio vim fieri veto”,  che cessi cioè ogni violenza  e che si apra la strada  ad una Conferenza internazionale per affrontare la globalità dei problemi.

Constatiamo che purtroppo gli eventi di questi giorni  mostrano che la vecchia logica della contrapposizione prevale sul processo iniziato con la Conferenza di Helsinki del 1973. E pensiamo che sia un preciso dovere degli stati europei quello di promuovere una iniziativa che rimetta in moto tale processo e si opponga a tutte le “politiche di potenza”, retaggio di un’epoca storica  superata. Occorre che, almeno finché non si tornerà ad un assetto internazionale adeguato ad una accettata interdipendenza e una comune responsabilità, alcuni stati che si trovano al confine tra i due “blocchi” debbano decidere autonomamente di non ospitare sul proprio territorio basi militari straniere e di fare una scelta di neutralità, costituendo così una “zona di sicurezza”. E quindi ci sembra, in questo momento, sbagliato pensare ad includere l’Ucraina nella NATO.

Abbiamo letto che, come Presidente di Eurocities, hai giustamente promosso una iniziativa di ferma condanna dell’aggressione russa. Ma è forse venuto il momento di allargare i compiti della “diplomazia della città” che oltrepassa i confini degli stati e le politiche dei governi. Proprio Firenze, che nei giorni scorsi ha visto la firma di una importante Dichiarazione,  potrebbe invitare le principali città, anche russe, che si trovano in questa “zona di sicurezza” o sono ad essa adiacenti a proclamare la loro volontà di pace (“le città non vogliono morire” secondo l’espressione lapiriana) e a proporsi di contribuire alla costruzione di una Europa libera dalle minacce e impegnata nella edificazione di una società prospera e pacifica aperta al mondo intero.

Vogliamo sperare che la ideologia della “cortina di ferro” sia per sempre sepolta tra le anticaglie delle follie dell’umanità.

Fiduciosamente

Mario Primicerio, Fondazione La Pira

Gabriele Pecchioli, Opera per la Gioventù Giorgio La Pira

Marco Salvatori, Centro Internazionale La Pira

Maurizio Certini, Centro Internazionale La Pira

Giovanna Carocci, Associazione Fioretta Mazzei

Piero Vinci, Associazione Opera di San Procolo