Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA GENERALE: CHI VA VERSO DIO NON SI ALLONTANA DAGLI UOMINI

“Auspico che la vostra visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo consolidi la vostra fede in Cristo e il legame con la Chiesa, che nasce dalla loro testimonianza di vita e dal loro martirio”. Lo ha detto il Papa, salutando e benedicendo nella Basilica vaticana i fedeli che non hanno trovato posto nell’Aula Paolo VI, dove si svolgerà la seconda parte dell’udienza generale di oggi, alla presenza di oltre 11mila persone. Dopo aver dato il suo “cordiale benvenuto” ai fedeli presenti in basilica, Benedetto XVI li ha affidati alla “materna intercessione della Vergine Maria”, assicurando la sua “fervida preghiera per voi, per i vostri familiari e per tutte le vostre intenzioni”.

“Chi va verso Dio, non si allontana dagli uomini, ma si rende ad essi veramente vicino”. Con queste parole Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale di oggi, interamente dedicata alla figura di Sant’Atanasio di Alessandria, “autentico protagonista della tradizione cristiana”, definito da San Gregorio Nazianzieno “colonna della Chiesa”, “modello di ortodossia tanto in Oriente quanto in Occidente”, ha detto il Papa ricordando come la statua di Sant’Atanasio sia stata collocata da GianLorenzo Bernini tra i quattro protettori della Chiesa orientale, insieme a Sant’Ambrogio, San Giovanni Crisostomo e Sant’Agostino, nella zona che nella Basilica vaticana circonda la cattedra di San Pietro. “Sant’Atanasio è uno dei padri della Chiesa antica più importanti e venerati”, ha affermato il Santo Padre citando il suo “apporto” come “teologo dell’incarnazione” e come “il più importante e più tenace avversario dell’eresia cristiana”, quando da giovane ecclesiastico ha partecipato insieme al suo vescovo al Concilio di Nicea, “il primo Concilio della Chiesa a carattere ecumenico voluto nel 325 dall’imperatore Costantino per assicurare l’unità della Chiesa”.

“Dio è accessibile” e tramite l’incarnazione di Cristo “possiamo dire che Dio è veramente divenuto Dio con noi”. Per il Papa, è questo il messaggio di fondo del Trattato sull’incarnazione del Verbo, l’opera più famosa di Sant’Atanasio di Alessandria, nato nel 300, diventato vescovo nel 328 e morto il 3 maggio del 373. I padri niceni, ha ricordato Benedetto XVI citando la partecipazione di Sant’Atanasio al Concilio di Nicea, si trovarono di fronte “al grave problema originato qualche anno prima” dall’eresia ariana, che “minacciava l’autentica fede in Cristo, dichiarando che il lògos non era vero Dio, ma un essere medio tra Dio e l’uomo; così il vero Dio rimarrebbe inaccessibile per noi”. A Nicea, invece, è stato “fissato il simbolo della nostra fede, completato poi dal Concilio di Costantinopoli, e rimasto nella tradizione delle diverse confessioni cristiane e nella liturgia come credo niceo-costantinopolitano”. L’”intransigenza” e la “tenacia” di Sant’Atanasio nel contrastare l‘arianesimo provocò una “dura opposizione contro di lui”, sfociata nell’esilio, usato per “sostenere in Occidente la fede nicena”, di fronte alle “divisioni dolorose nella Chiesa” dovute alla “crisi ariana”.

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