Vita Chiesa

CARDINALE ANTONELLI IN VISITA A COMUNITA’ EBRAICA DI FIRENZE

Visita del cardinale arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, oggi pomeriggio, alla Comunità Ebraica. “La Chiesa Cattolica – precisa l’arcidiocesi in una nota diffusa dopo l’incontro – considera il dialogo interreligioso un grande dono del Signore per questa nostra epoca. Per i cristiani, la fede di Abramo, di Mosé e dei profeti è un bene prezioso nel quale essi riconoscono gli inizi della loro propria fede che trova la sua pienezza in Gesù Cristo. La Chiesa che è in Firenze, mentre ringrazia Dio per l’amicizia e la stima reciproca che condivide con i membri della Comunità Ebraica ormai da molto tempo, ricorda con gioia quanto afferma il paragrafo 4 della Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane ‘Nostra Aetate‘ emanata dal Concilio Vaticano II: che cioé gli ebrei sono sempre ‘carissimi a Dio’, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”. “Essa, nello spirito della ‘Nostra Aetate‘ e alla luce del patrimonio spirituale comune a cristiani ed ebrei – conclude la nota – intende “promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo”. Essa guarda con fiducia ai frutti che l’amichevole e sincero dialogo può portare”. Il cardinale è stato ricevuto dal Rabbino Capo Joseph Levi e dalla Presidente Daniela Misul “che hanno apprezzato – ha dichiarato a sua volta la comunità in una nota – la volontà della Chiesa Fiorentina, nella figura del suo Arcivescovo, di far visita alla Comunità Ebraica, primo incontro nazionale fra un Cardinale ed un Rabbino dopo la modifica alla liturgia del venerdì Santo. Il Rabbino ha ritenuto importante la volontà di ribadire, in questo momento delicato, i principi riguardanti il popolo ebraico e la sua fede, stabiliti dal Concilio Vaticano II. Il cardinale ha voluto confermare che questi sono principi irrevocabili dal punto di vista della teologia cristiana, sottolineando, inoltre, che il senso di disagio venutosi a creare nel mondo ebraico sia probabilmente attribuibile alla poca sensibilità e conoscenza della sensibilità dell’altro”. (ANSA).