Vita Chiesa

Dove possiamo incontrare Gesù?

Ogni parola che esce dalla bocca del Signore è una parola eterna, sempre vera, sempre attuale, sempre vivificante, ed è particolarmente bella la Parola che viene proclamata in queste domeniche del tempo pasquale. È una parola che educa a cogliere i «segni» della presenza di quel Gesù risorto non soltanto celebrato solennemente il giorno di Pasqua, ma che ci accompagna, che accompagna tutta la nostra storia. Gesù è il buon pastore che chiama tutti per nome e che sa tutto di noi.

«Seguendo lui non si segue un ideale, nè ci si mette al servizio dell’azienda-Chiesa, non si segue un moralista, ma si aderisce ad una persona che passa per la strada della nostra vita e c’interpella» (L. Guglielmoni). Gesù vuole farsi conoscere e vuole essere conosciuto in un rapporto di reciprocità. Identificandosi con il buon pastore, rivela la sua identità, cioè la disponibilità a farsi tutto a tutti, senza risparmio, né esclusioni di sorta, fino al dono della vita, bene supremo di ogni uomo. Offrendo quella, si è offerto tutto se stessi.

Come possiamo allora capire e vedere noi, gente ancora così distratta, il Gesù vivo che anche oggi opera dentro la nostra storia? Sappiamo per esempio che agisce attraverso i sacramenti e la sua stessa Parola, ma c’è un altro modo, mi sembra, con cui possiamo vederlo: è la capacità di attrarre ancora a sé tante persone che vediamo felici di dedicargli tutta la vita, seguendolo più da vicino e amandolo con tutto il cuore. Durante la sua predicazione itinerante Gesù ha detto: «io sono la luce», «io sono la vita». Con queste parole ha voluto manifestare il suo affetto e la sua premura, perché vuole darci la sua vita per avere noi la vera vita. E allora, finche ci saranno persone giovani e di ogni età, pronti a ricevere la sua luce, la sua vita, potremo dire che Gesù non è un personaggio tramontato, non è un «morto» ma piuttosto la risposta a chi è in cerca di un senso per cui valga la pena spendere la propria esistenza. Egli è il buon pastore che ha cura delle sue pecore, che va in cerca di quella smarrita, che per essa dona la sua vita.

E mentre la nostra società tende a fare delle persone soltanto un numero, Gesù interviene per avviare un rapporto personale a tu per tu. Gesù ama indicare il bene, il positivo. Non si spaventa dei nostri limiti o del nostro peccato. Così, come un giorno chiamò gli apostoli, oggi chiama anche noi a lavorare per lui e con lui. Suor M. Piadelle contemplative domenicane di Pratovecchio