Vita Chiesa

Francesco, Angelus: Convertirci alla fede nella Provvidenza. Appello per la Siria

Commentando il Vangelo che propone il racconto del miracolo dei pani, il Pontefice si è soffermato su un aspetto che sempre lo ha colpito: “Siamo sulla riva del lago di Galilea, la sera si avvicina; Gesù si preoccupa per la gente che da tante ore sta con Lui: sono migliaia, e hanno fame”. Anche i discepoli si pongono il problema, e dicono a Gesù: ‘Congeda la folla’ perché vada nei villaggi vicini per trovare da mangiare. Gesù invece dice: ‘Voi stessi date loro da mangiare’”. A questa richiesta “i discepoli rimangono sconcertati, e rispondono: ‘Non abbiamo che cinque pani e due pesci. Chiaramente “Gesù sa bene che cosa fare, ma vuole coinvolgere i suoi discepoli, vuole educarli”. Quello dei discepoli è “l’atteggiamento umano, che cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi problemi: congeda la folla, ciascuno si arrangi come può, del resto hai fatto già tanto per loro: hai predicato, hai guarito i malati…”. 

“L’atteggiamento di Gesù – ha osservato il Santo Padre – è nettamente diverso, ed è dettato dalla sua unione con il Padre e dalla compassione per la gente, quella pietà di Gesù verso tutti noi, Gesù sente i nostri problemi, sente le nostre debolezze, sente i nostri bisogni. Di fronte a quei cinque pani, Gesù pensa: ecco la provvidenza! Da questo poco, Dio può tirar fuori il necessario per tutti”. Gesù “si fida totalmente del Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile. Perciò dice ai discepoli di far sedere la gente a gruppi di cinquanta – non è casuale: questo significa che non sono più una folla, ma diventano comunità, nutrite dal pane di Dio. E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia -, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono…”. Ecco “il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità”. I discepoli “furono presi, come la folla, dall’entusiasmo del successo. Ancora una volta seguirono la logica umana e non quella di Dio, quella del servizio, dell’amore, della fede”. La festa del Corpus Domini “ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi”.

Dopo la recita dell’Angelus Francesco ha lanciato un appelli: “Sempre viva e sofferta è la mia preoccupazione per il persistere del conflitto che ormai da più di due anni infiamma la Siria e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione. Questa tormentata situazione di guerra porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona. Nel deplorare questi fatti, desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime”, ha proseguito il Pontefice. “Preghiamo sempre per la nostra amata Siria”. ha quindi ribadito il Santo Padre, tra gli applausi dei pellegrini che gremivano piazza San Pietro. “Nel mondo – ha poi ricordato Francesco – ci sono tante situazioni di conflitto, ma ci sono anche tanti segni di speranza”. In particolare il Papa ha voluto “incoraggiare i recenti passi compiuti in vari Paesi dell’America Latina verso la riconciliazione e la pace. Accompagniamoli con la nostra preghiera”.

“Questa mattina ho celebrato la Santa Messa con alcuni militari e con i parenti di alcuni caduti nelle missioni di pace che cercano di promuovere la riconciliazione e la pace in Paesi in cui si sparge ancora tanto sangue fraterno in guerre, che sono sempre una follia”, ha ricordato, al termine dell’Angelus, Papa Francesco. “Tutto si perde con la guerra – ha dichiarato con forza il Santo Padre -, tutto si guadagna con la pace. Chiedo una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari”. L’invito del Pontefice è stato accolto da un grande applauso. “Facciamo insieme adesso in silenzio, nel nostro cuore, tutti insieme, una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari. In silenzio”, ha esortato il Papa. Nei saluti a tutti i pellegrini presenti, famiglie, fedeli di tante parrocchie italiane e di altri Paesi, associazioni, movimenti, il Santo Padre ha rivolto un pensiero in particolare ai fedeli provenienti da Canada, Croazia e Bosnia ed Erzegovina, come pure al gruppo del Piccolo Cottolengo di Genova, dell’Opera Don Orione. Alla fine ha rivolto il suo consueto augurio di una “buona domenica” e un “buon pranzo”.