Vita Chiesa

Incontro abusi in Vaticano: card. Tagle, «mancanza di risposte ha lacerato la nostra gente»

«Essere costantemente in contatto con le ferite dell’umanità»: è questo, ha detto Tagle nella sua relazione – dal titolo «L’odore delle pecore. Sentire le difficoltà e guarire le ferite, centro del compito del pastore» – il compito della Chiesa di tutti i tempi. «Toccando le ferite delle persone che soffrono tocchiamo le nostre ferite e tocchiamo Cristo», la tesi del cardinale, che ha fatto notare come «le ferite di Cristo rimangono nelle ferite del nostro mondo». «Chi chiude gli occhi di fronte alle ferite, non dovrebbe essere autorizzato a dire: ‘Mio Signore e mio Dio’. Non ho diritto di proclamare la mia fede finché non prendo sul serio la sofferenza del mio vicino. Solo una fede ‘ferita’ è credibile: non possiamo dire di avere fede e chiudiamo gli occhi sulle sofferenze delle persone abusate». «Ognuno di noi ha una personale responsabilità di soccorrere le ferite nel corpo di Cristo e dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere affinché i bambini e le persone vulnerabili si sentano al sicuro nelle nostre comunità», l’appello di Tagle, secondo il quale «curare le ferite è un atto di fede», soprattutto nei confronti degli «innocenti che soffrono».

Non bisogna cedere alla tentazione «di scegliere tra la vittima e l’abusatore». È il monito del card. Luis Antonio Tagle, che ha fornito anche indicazioni su come aiutare le vittime a guarire dalle ferite degli abusi. «Vittime e abusatori: chi dobbiamo aiutare? Entrambi», l’indicazione di Tagle, agendo sia sul versante della giustizia sia su quello del perdono. Riguardo alle vittime, ha spiegato il cardinale, «dobbiamo aiutarle a manifestare le loro ferite profonde e a guarirle». Per quanto riguarda gli abusatori, invece, «è necessario applicare la giustizia, aiutarli a guardare in faccia la verità senza razionalizzazioni e, allo stesso tempo, a non trascurare il loro mondo interiore, le loro ferite». La domanda da porsi, allora, è «come possiamo amministrare la giustizia e favorire il perdono di fronte a queste ferite dell’abuso sessuale» e «come possiamo prevenire un perdono distorto in modo che non sia equiparato al lasciar scappare via l’ingiustizia, andare avanti e lasciar perdere il male».

La strada da seguire, ha concluso, Tagle, è quella di «una decisa correzione di un preciso errore», per «camminare insieme alle vittime, pazientemente e costantemente chiedendo perdono, sapendo che questo dono può guarirle ancora meglio».