Vita Chiesa

Incontro di Assisi, Papa Francesco: Chi ascolta le vittime delle guerre?

Nel pomeriggio i fedeli delle diverse religioni si sono divisi in diversi luoghi della città per pregare, ciascuno nella propria tradizione religiosa, per la pace.

«Le parole di Gesù – ha affermato Papa Francesco rivolgendosi ai responsabili di tutte le Chiese cristiane – ci interpellano, domandano accoglienza nel cuore e risposta con la vita. Nel suo ‘Ho sete’ possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace». «Tutti costoro – ha detto oggi il Papa – sono fratelli e sorelle del Crocifisso, piccoli del suo Regno, membra ferite e riarse della sua carne. Hanno sete. Ma a loro viene spesso dato, come a Gesù, l’aceto amaro del rifiuto. Chi li ascolta? Chi si preoccupa di rispondere loro? Essi incontrano troppe volte il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione». Il Papa ha chiamato quindi i cristiani  a «contemplare il mistero dell’Amore non amato e a riversare misericordia sul mondo». «Come Maria presso la croce, ci conceda il Signore di essere uniti a Lui e vicini a chi soffre – ha concluso -. Accostandoci a quanti oggi vivono da crocifissi e attingendo la forza di amare dal Crocifisso Risorto, cresceranno ancora di più l’armonia e la comunione tra noi».

«Ascolto, conversione e testimonianza profetica». Attorno a queste tre parole si è centrata la meditazione del Patriarca ecumenico Bartolomeo I alla preghiera ecumenica per la pace dei cristiani. Il Patriarca ha esortato a «sentire il grido di Dio verso l’umanità, e udire il grido del nostro prossimo». Conversione – ha poi aggiunto – è «capacità di portare il cuore e la mente a cambiare rotta, a convergere solamente su ‘Colui che è’». Infine, «siamo qui tutti insieme per offrire questa testimonianza, e perché la testimonianza dei cristiani sia profetica». Solo «allora – ha detto il Patriarca – possiamo offrire acqua viva a chi ha sete, acqua che non ha fine, acqua di pace in un mondo senza pace».

Un’invocazione per il dono della pace e la cessazione di ogni violenza e ostilità. 27 sono i Paesi che sono stati nominati nel corso della preghiera ecumenica dei cristiani nella basilica inferiore del Sacro Convento di Assisi. A ciascun nome è stata accesa una candela. Si è pregato per la Repubblica democratica del Congo; per la fine della tensione tra Corea del Nord e Corea del Sud, per la riconciliazione tra l’Etiopia e l’Eritrea, per la cessazione delle violenza in Gabon, per la pace in Messico, ferito dal narcotraffico, per la pace e la fine di ogni violenza in Siria, in Iraq, in Libia, nel Nord del Mali, nella regione del Mindanau, nelle Filippine, in Somalia, in Ucraina, nello Yemen, in Terra Santa; per la fine degli scontri nella regione del Kashmir, per la pacificazione degli armeni e gli azeri nel Nogorno-Karabach, per la cessazione del terrorismo in Pakistan, per la pace in Senegal, per la fine di ogni violenza in Sud Sudan, la pace e la fine delle tensioni in Venezuela, e «per tutte le altre terre contaminate dal virus dell’odio e del conflitto». Nelle intenzioni di preghiera, si è rivolto un pensiero anche ai sacerdoti rapiti in Terra Santa, padre Paolo Dall’Oglio, il vescovo siro-ortodosso di Aleppo, Youhanna Ibrahim, e quello greco-ortodosso di Aleppo e Iskanderun, Boulos al-Yazij.