Vita Chiesa

LUCE, SPERANZA, PACE NEL MESSAGGIO NATALIZIO DI BENEDETTO XVI

Luce, Pace, Speranza, parole tra loro intimamente legate, ricorrono con particolare frequenza nel messaggio natalizio di Benedetto XVI e sembrano segnarlo più di altri pur intensi riferimenti, da una parte ricollegandolo alla sua seconda enciclica (“Spe salvi”) ma al tempo stesso indirizzando il pensiero del Papa “soprattutto laddove rimbomba il fragore delle armi”, un laddove chiarito con un meticoloso elenco che include Darfur, Somalia, nord della Repubblica Democratica del Congo, confini dell’Eritrea e dell’Etiopia, intero Medio Oriente, e “in particolare” ‘Iraq, Libano, Terrasanta, Afghanistan e poi Pakistan, Sri Lanka, Balcani e “tante altre situazioni di crisi, spesso purtroppo dimenticate”. La parola speranza ricorre quattro volte nel primo paragrafo del messaggio e altrettante, anche in latino, la parola luce: “Cari fratelli e sorelle! “Un giorno santo è spuntato per noi”. Un giorno di grande speranza: oggi è nato il Salvatore dell’umanità! La nascita di un bambino porta normalmente una luce di speranza a quanti lo attendono trepidanti. Quando nacque Gesù nella grotta di Betlemme, una ‘grande luce’ apparve sulla terra; una grande speranza entrò nel cuore di quanti lo attendevano: ‘lux magna’, canta la liturgia di questo giorno di Natale. Non fu certo ‘grande’ alla maniera di questo mondo, perché a vederla, dapprima, furono solo Maria, Giuseppe e alcuni pastori, poi i Magi, il vecchio Simeone, la profetessa Anna: coloro che Dio aveva prescelto. Eppure, nel nascondimento e nel silenzio di quella notte santa, si è accesa per ogni uomo una luce splendida e intramontabile; è venuta nel mondo la grande speranza portatrice di felicità: ‘il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria’ (Gv 1,14)”.

Ed ecco l”incipit’ dell’enciclica: “«Spe salvi facti sumus» – nella speranza siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi (Rm 8,24). La «redenzione», la salvezza, secondo la fede cristiana, non è un semplice dato di fatto. La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino”.

Già al secondo paragrafo del messaggio natalizio, compare, accanto alla speranza e alla luce, la parola pace (che ricorre in totale 14 volte): “Dio è luce – afferma san Giovanni – e in lui non ci sono tenebre” (1 Gv 1,5). Nel Libro della Genesi leggiamo che quando ebbe origine l’universo, ‘la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso’. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu’ (Gn 1,2-3). La Parola creatrice di Dio – Dabar in ebraico, Verbum in latino, Logos in greco – è Luce, sorgente della vita. Tutto è stato fatto per mezzo del Logos e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (cfr Gv 1,3). Ecco perchè tutte le creature sono fondamentalmente buone, e recano in sé l’impronta di Dio, una scintilla della sua luce. Tuttavia, quando Gesù nacque dalla Vergine Maria, la Luce stessa è venuta nel mondo: ‘Dio da Dio, Luce da Luce’, professiamo nel Credo. In Gesù Dio ha assunto ciò che non era rimanendo ciò che era: ‘l’onnipotenza entrò in un corpo infantile e non fu sottratta al governo dell’universo’ (cfr Agostino, Serm 184, 1 sul Natale). Si è fatto uomo Colui che è il creatore dell’uomo per recare al mondo la pace. Per questo, nella notte di Natale, le schiere degli Angeli cantano: ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14)’.”

Sulla pace tornano anche i passaggi immediatamente successivi: “Oggi una splendida luce è discesa sulla terra”. La Luce di Cristo è portatrice di pace. Nella Messa della notte la liturgia eucaristica si è aperta proprio con questo canto: ‘Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo’ (Antifona d’ingresso). Anzi, solo la ‘grande’ luce apparsa in Cristo può donare agli uomini la ‘vera’ pace: ecco perchè ogni generazione è chiamata ad accoglierla, ad accogliere il Dio che a Betlemme si è fatto uno di noi. Questo è il Natale! Evento storico e mistero di amore, che da oltre duemila anni interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo. E’ il giorno santo in cui rifulge la ‘grande luce’ di Cristo portatrice di pace!”

Subito dopo Benedetto XVI aggiunge però che per riconoscere quella Luce, “per accoglierla, ci vuole fede, ci vuole umiltà. L’umiltà di Maria, che ha creduto alla parola del Signore, e ha adorato per prima, china sulla mangiatoia, il Frutto del suo grembo; l’umiltà di Giuseppe, uomo giusto, che ebbe il coraggio della fede e preferì obbedire a Dio piuttosto che tutelare la propria reputazione; l’umiltà dei pastori, dei poveri ed anonimi pastori, che accolsero l’annuncio del messaggero celeste e in fretta raggiunsero la grotta dove trovarono il bambino appena nato e, pieni di stupore, lo adorarono lodando Dio (cfr Lc 2,15-20). I piccoli, i poveri in spirito: ecco i protagonisti del Natale, ieri come oggi; i protagonisti di sempre della storia di Dio, i costruttori infaticabili del suo Regno di giustizia, di amore e di pace”.

Più avanti, Benedetto XVI aggiunge: “Nel silenzio della notte di Betlemme Gesù nacque e fu accolto da mani premurose. Ed ora, in questo nostro Natale, in cui continua a risuonare il lieto annuncio della sua nascita redentrice, chi è pronto ad aprirgli la porta del cuore? Uomini e donne di questa nostra epoca, anche a noi Cristo viene a portare la luce, anche a noi viene a donare la pace! Ma chi veglia, nella notte del dubbio e dell’incertezza, con il cuore desto e orante? Chi attende l’aurora del giorno nuovo tenendo accesa la fiammella della fede? Chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dal fascino del suo amore? Sì! È per tutti il suo messaggio di pace; è a tutti che viene ad offrire se stesso come certa speranza di salvezza”. Nell’omelia della Messa di mezzanotte, la notte scorsa il Papa si era chiesto: “Abbiamo tempo per il prossimo che ha bisogno della nostra, della mia parola, del mio affetto? Per il sofferente che ha bisogno di aiuto? Per il profugo o il rifugiato che cerca asilo? Abbiamo tempo e spazio per Dio? Può Egli entrare nella nostra vita? Trova uno spazio in noi, o abbiamo occupato tutti gli spazi del nostro pensiero, del nostro agire, della nostra vita per noi stessi?”

Nel messaggio natalizio, il Papa dice: “La luce di Cristo, che viene ad illuminare ogni essere umano, possa finalmente rifulgere, e sia consolazione per quanti si trovano nelle tenebre della miseria, dell’ingiustizia, della guerra; per coloro che vedono ancora negata la loro legittima aspirazione a una più sicura sussistenza, alla salute, all’istruzione, a un’occupazione stabile, a una partecipazione più piena alle responsabilità civili e politiche, al di fuori di ogni oppressione e al riparo da condizioni che offendono la dignità umana. Vittime dei sanguinosi conflitti armati, del terrorismo e delle violenze di ogni genere, che infliggono inaudite sofferenze a intere popolazioni, sono particolarmente le fasce più vulnerabili, i bambini, le donne, gli anziani. Mentre le tensioni etniche, religiose e politiche, l’instabilità, le rivalità, le contrapposizioni, le ingiustizie e le discriminazioni, che lacerano il tessuto interno di molti Paesi, inaspriscono i rapporti internazionali. E nel mondo va sempre più crescendo il numero dei migranti, dei rifugiati, degli sfollati anche a causa delle frequenti calamità naturali, conseguenza spesso di preoccupanti dissesti ambientali”.

Benedetto XVI conclude: “Il Bambino Gesù porti sollievo a chi è nella prova e infonda ai responsabili di governo la saggezza e il coraggio di cercare e trovare soluzioni umane, giuste e durature. Alla sete di senso e di valore che avverte il mondo oggi, alla ricerca di benessere e di pace che segna la vita di tutta l’umanità, alle attese dei poveri Cristo, vero Dio e vero Uomo, risponde con il suo Natale. Non temano gli individui e le nazioni di riconoscerlo e di accoglierlo: con Lui ‘una splendida luce’ rischiara l’orizzonte dell’umanità; con Lui si apre ‘un giorno santo’ che non conosce tramonto. Questo Natale sia veramente per tutti un giorno di gioia, di speranza e di pace!”

Misna