Vita Chiesa

La Settimana Santa sui monti dello spirito

di Riccardo Bigi

Con la domenica delle Palme si apre la Settimana Santa, vertice dell’anno liturgico: nei tre giorni della Passione e della Resurrezione di Gesù, in particolare, si concentra il cuore della fede cristiana. Come viene vissuto questo tempo nei luoghi di spiritualità? Cosa rappresentano questi giorni per chi ha scelto di dedicare tutta la sua vita alla preghiera, alla meditazione, all’apostolato?

Sul Monte Argentario risiedono i Padri Passionisti, nel convento che fu fondato nel 1733 da San Paolo della Croce. «La Passione di Cristo – ci spiega padre Paolo – è il centro della nostra spiritualità: è dalla riflessione sulla Passione che esplode la gioia della Pasqua, che illumina e dà senso a tutta la nostra fede». I giorni del Triduo Pasquale quindi sono giorni di particolare raccoglimento, nei quali trovano spazio i vari atti penitenziali previsti dalla Regola. «Una volta – racconta padre Paolo – quando la comunità era più numerosa, c’erano più segni esteriori, i canti dei novizi, le processioni… Oggi dal punto di vista liturgico è tutto ridimensionato. Anche perché in questi giorni siamo molto impegnati fuori dal convento: diversi di noi vanno nelle parrocchie a predicare, a confessare, ad animare le missioni popolari, a guidare le Via crucis».

A Vallombrosa, nell’abbazia benedettina che sorge alle pendici del Pratomagno, quest’anno è stata fatta una scelta particolare: nei giorni del triduo pasquale, la comunità monastica si allargherà per ospitare sette giovani. «Abbiamo voluto fare un incontro a “numero chiuso” – spiega l’Abate dei Vallombrosani, dom Giuseppe Casetta – perché ci interessa cercare di agganciare i giovani inserendoli in un’esperienza di fede che possa incidere sulla loro vita quotidiana». Padre Casetta ricorda che anche il cardinale Carlo Maria Martini, quando vedeva il Duomo di Milano pieno di giovani per la «lectio» divina, confidava di essere preoccupato del fatto che in realtà questi momenti non avessero poi un riscontro nella loro vita. Per questo, dunque, il tentativo di proposte (di cui questa esperienza pasquale è solo l’inizio) rivolte a gruppi numericamente limitati, in maniera che i giovani partecipanti possano inserirsi pienamente nella vita della comunità monastica. L’esperienza durerà dal mercoledì sera fino alla veglia pasquale: nel giorno di Pasqua potranno decidere se prolungare ancora la loro pemanenza o rientrare alle proprie famiglie. Ogni giorno ci saranno incontro biblico-liturgici, oltre alle normali liturgie del triduo pasquale. Una curiosità: i sette giovani che per primi hanno risposto all’invito (di cui sono venuti a conoscenza, probabilmente, da internet) vengono tutti da fuori della Toscana, e uno solo di loro aveva già frequentato l’abbazia di Vallombrosa.

La sera del Venerdì Santo, alle 21, i monaci daranno vita anche a un’altra interessante novità, aperta a chiunque voglia partecipare: un percorso nella foresta, lungo il sentiero del «Paradisino», alla luce delle fiaccole per ricordare il cammino di Gesù sulla via della croce.

Dai Passionisti, ai Benedettini, ai Francescani: al santuario della Verna, in Casentino, i frati ci ricordano che sono stati proprio i seguaci di San Francesco ad «inventare» fin dal medioevo la pratica della Via Crucis. E fu un francescano, San Leonardo da Porto Maurizio, uno dei maggiori propagatori di questa forma di devozione, che la diffuse anche in Toscana a partire dal convento dell’Incontro, sulle colline fiorentine. Alla Verna, una piccola via crucis viene celebrata (seppure in modo sobrio e semplice) tutti i venerdì. Ma nei giorni della Settimana Santa il ricordo degli avvenimenti storici legati alla Passione e alla morte di Gesù si pone in modo particolare al centro della preghiera e della meditazione dei frati. Alla Verna poi, luogo in cui San Francesco ricevette le stimmate, non può mancare una sottolineatura particolare per le sofferenze di Gesù sulla croce. Anche se, sottolineano i frati, alla fine lo sguardo è sempre rivolto alla Resurrezione, che apre il cuore a quella «perfetta letizia» tanto cara a Francesco.