Vita Chiesa

Le diocesi toscane apripista nella prevenzione degli abusi

Per la prima volta in Italia viene organizzato a livello locale un Corso per la prevenzione degli abusi sessuali sui minori basato su un programma del Centre for child protection della Pontificia università gregoriana. Lo si deve alla diocesi di Firenze, alla Conferenza episcopale toscana e alla Facoltà teologica dell’Italia centrale. Una ventina di sacerdoti e religiosi provenienti da varie diocesi toscane stanno partecipando alle lezioni a numero chiuso iniziate il primo dicembre alla presenza del vicerettore della Gregoriana, il gesuita padre Hans Zollner, che è anche presidente del Centre for child protection nato nel gennaio 2015 all’interno dell’Istituto di psicologia della stessa Pontificia università.

Lo scopo è quello di formare delle persone con competenze specifiche che siano riconosciute nei vari Paesi di provenienza (gli attuali studenti della Gregoriana che frequentano il Centro arrivano da quindici nazioni di quattro continenti), permettendo loro di ricoprire posizioni di responsabilità nell’ambito della protezione dei minori. Lo stesso discorso vale essenzialmente per il Corso toscano di cui è docente e responsabile il professor Stefano Lassi, medico chirurgo, psichiatra e psicoterapeuta. «Da qui – spiega Lassi – dovranno uscire dei sacerdoti in grado di aiutare i propri vescovi soprattutto nella prevenzione oltre che nella gestione degli abusi. Si tratta pertanto di un ruolo delicato e molto difficile che necessita di un percorso di formazione articolato e complesso».

Il Corso, che va sotto al titolo «Safeguarding (salvaguardia): il nostro impegno per la tutela dei minori», offre un programma formativo realizzato in parte in sede (in questo caso la Facoltà teologica) e in parte a distanza (e-learning) attraverso un’apposita piattaforma realizzata dal Centre for child protection con le indicazioni della Commissione pontificia per la tutela dei minori.

Le unità didattiche riguardano varie tematiche tra cui l’approfondimento della conoscenza dei fattori che possono aumentare o ridurre il rischio di abuso a livello individuale, familiare e sociale. Ma anche la comprensione dei segnali e degli indicatori che fanno capire se un soggetto è vittima di abusi e al tempo stesso capire le cause e le dinamiche che conducono all’abuso al fine di stabilire le misure di prevenzione.

Al termine del Corso, che andrà avanti fino a giugno prossimo con incontri più o meno quindicinali, i partecipanti saranno in grado di analizzare criticamente tutti i temi relativi alla tutela dei minori, alla prevenzione e alla gestione degli abusi. Sapranno relazionarsi adeguatamente in maniera professionale con le vittime di abuso sessuale e con le loro famiglie, ma soprattutto, come detto, sapranno operare nell’ambito della prevenzione e della tutela dei minori.

Durante le lezioni vengono anche lette numerose fonti testuali e proposti dei video. Ai partecipanti viene inoltre indicata un’ampia bibliografia a partire dalle linee guida in materia indicate dalla Congregazione per la dottrina della fede e di conseguenza dalla Conferenza episcopale italiana.

Dal prossimo anno, come ci anticipa il professor Lassi, il Corso sarà trasformato in un vero e proprio master della Facoltà teologica dell’Italia centrale sempre in collaborazione con la Pontificia università gregoriana. Firenze, inoltre, ospiterà a marzo una Conferenza europea sulla formazione umana nei Seminari.

E mentre in Toscana il percorso formativo è alle prime battute, gli studenti del Centre for child protection che sono più avanti nella formazione elogiano il metodo d’insegnamento molto interattivo ammettendo come la Chiesa abbia già fatto molto e stia facendo molto per la tutela dei minori. «La maggior parte dei casi che la Chiesa ha affrontato sono del passato, ma oggi – dice uno dei religiosi iscritti alla Gregoriana – è importante lavorare nel campo della prevenzione». «Credo che la cosa più importante che io abbia ricevuto – racconta un altro studente – sia un’ampia comprensione della sofferenza delle vittime, il loro bisogno di avere qualcuno accanto, e anche della sofferenza delle famiglie e persino di comunità intere».