Vita Chiesa

Nascerà in Toscana il primo hospice che unisce cure mediche e spiritualità

Da sempre la morte è l’occasione di una riflessione sul senso della vita: pensiamo alla tradizione greca, egizia, assiro-babilonese. Noi in una manciata di anni abbiamo cancellato tutto questo. La morte dà la coscienza del limite, e questo aiuta a vivere con più forza e intensità. Un limite che è anche l’apertura a un oltre: il sole che tramonta risorgerà».

Padre Guidalberto Bormolini, monaco e antropologo, fa parte dei «Ricostruttori nella preghiera», movimento monastico nato alla fine degli anni ’70. Dal 2016 la comunità custodisce (su incarico della Diocesi pratese) il monastero di San Leonardo nella Villa del Palco, a Prato, come casa per ritiri ma anche polo culturale, ecumenico e interreligioso che si impegna a far emergere la sete di spiritualità presente in ogni persona.

Qui è nato anche il primo master non confessionale in Italia sull’accompagnamento spirituale al fine vita: «Esistono grandi scuole religiose, come quella dei Camilliani, per la formazione dei cappellani ospedalieri – spiega padre Bormolini -; noi diamo strumenti ai professionisti per la cura spirituale della persona, unendo i temi della scienza e della medicina con quelli dello spirito. I fondatori di questo corso sono tutte persone che hanno una intensa vita cristiana, ma noi vogliamo dare strumenti per dialogare con chiunque e risvegliare in tutti l’interesse verso il mistero, la trascendenza, verso ciò che è datore di senso di fronte al limite».

Adesso la comunità si è lanciata in una nuova impresa: «La grande avventura che abbiamo deciso di intraprendere, sotto una forte spinta di persone che abbiamo accudito negli anni, è quella di creare un luogo in cui l’accompagnamento spirituale sia la cura principale, pur senza diminuire tutte le cure mediche e infermieristiche».

Un hospice e una casa di accompagnamento che nasceranno sulle colline a nord di Prato, secondo lo stile dei Ricostruttori che è quello di prendere in carico un luogo abbandonato per farlo rivivere. In questo caso è il borgo di Mezzana, a Cantagallo, che – sottolinea padre Guidalberto – diventerà il primo centro in Europa  con queste caratteristiche. «C’è un’esperienza simile negli Stati Uniti, lo Zen Hospice, di impostazione buddhista; ce n’è uno in India. Questo sarebbe il primo hospice in Europa, e il primo di ispirazione cristiana, che ha la preghiera, la meditazione, il silenzio, la cura spirituale come colonna portante, senza comunque togliere le cure mediche professionali. Questo risponde ai richiami di tutte le più grandi organizzazioni scientifiche a proposito del fine vita: l’idea secondo cui la spiritualità è decisiva nella cura, un’idea ormai diffusa ma non ancora pienamente realizzata. Sarà un progetto sperimentale sotto la supervisione dell’Università di Padova, dove insegno, che vuole testare l’efficacia della dimensione spirituale sulla cura nel suo complesso».

Senza comunque rinunciare a niente di quello che riguarda le terapie mediche o psicologiche: «a maggior ragione per un cristiano, che guarda alla persona umana come unità di corpo, psiche, spirito. Una cura integrale deve tener presente di tutti questi aspetti, e ogni aspetto incide sugli altri: per questo la cura spirituale incide anche sulla dimensione fisica e psicologica, molti studi lo dimostrano».

Al progetto stanno lavorando tanti volontari, e i tempi previsti sono piuttosto rapidi: «Speriamo per la fine del 2019 di aver completato una parte di questo villaggio, quella dove ospiteremo le persone con la presa in carico precoce: perché al momento di una diagnosi infausta siano già sostenute umanamente, psicologicamente e spiritualmente. Lo stiamo realizzando con l’aiuto di tanti volontari, e soprattutto con l’aiuto di Dio».